Presentazione


Presentazione

Questo spazio è dedicato agli appunti, alle briciole di recensione irrazionali, che colgo, da lettore appassionato e spesso rapsodico, nei miei viaggi verso la lentezza e la riflessione. Briciole di recensione irrazionali dunque.

Briciole perché sono brevi, a-sistemiche, frammentarie, come un certo spirito moderno pretende. Non sono delle vere recensioni. Queste hanno uno schema e una forma ben precisa, mentre i miei sono più che altro appunti colti sul momento, associazioni d’idee, giudizi dettati dalle impressioni di un istante, da una predisposizione d'animo subitaneo, da un fischio di treno... E perciò li definisco irrazionali. Perché sfuggono da un qualsiasi schema predefinito, perché sono intermittenti, perché nella scelta di un libro, per via di una congenita voracità, spesso non seguo linee e percorsi definiti dalle letture precedenti, ma mi lascio trasportare dagli ammiccamenti o dalle smorfie di sfida che un libro sulla mensola della libreria mi lancia.

È un modo insomma di coltivare, di giocare, di prendere vanamente in giro la memoria, per conservare, catalogare e archiviare frammenti di ricordi e suggestioni che un giorno, magari, potranno farmi sorridere e, perché no, commuovere.

26 set 2012

Notti sull'altura - Giuseppe Bonaviri (Romanzo - 1971)


"La cantilena continuava, alterna, e s'alzava nei fianchi della valle, e già non ci sembrava estranea variazione della notte, anzi, per i mutevoli mantelli piovosi tuttora visibili verso la piana di Càtana, ci dava maggior voglia nel considerare l'infinitesimo strato di polvere lunare calante dall'alto, e a sua volta a molti uomini della squadra sembrava che i vicini burroni non fossero più tali, ma un miscuglio di titanio, di berillio e di iridio che sciogliendosi in diverse tonalità triplicavano le vibrazioni della luce".

La storia ha inizio quando, morto suo padre, Zephir, lo stesso narratore, dopo un viaggio in aereo in compagnia di Aramea, che dentro un taschino del cappotto teneva un bambino (sic.), giunge dal fratello e al suo paese d'origine. E da questa morte iniziano a presentarsi strani segnali, arcani da capire, e la storia comincia a ingarbugliarsi. Si cerca un uccello magico, un tanatouccello portatore di morte, una chimera che svolazza per i cieli della Sicilia. Diversi uomini, alcuni persino non inventati, dotti, astrologi, scienziati, astronomi, avviano battute di caccia per mesi e mesi, sfiorando l’uccello più volte ma senza mai catturarlo. Tutti questi personaggi hanno qualcosa di magico. Parlano con la Luna (che con i suoi influssi è una protagonista della storia), leggono messaggi dai tronchi, dai vegetali, dalle pietre, viaggiano tra pianeti e la Via Lattea; cercano di essere un tutt'uno con la natura, dibattono e ricercano sogni metafisici vani come le speculazioni sulla vita e sulla morte...
Ci troviamo di fonte a un romanzo di nomi di favola, di luoghi colorati - alcuni notturni altri luminosi come in alcune storie da 'Mille e una notte' -, di avventure e cacce, di viaggi che partendo dalla morte ricercano un effimero senso alla vita, di ricerca del padre. È un racconto magico, una favola antica, in una Sicilia incantata e miracolosa, dove il cuore dell’isola è ombelico dell'universo dietro i cui nomi, che sembrano d'altri tempi, si celano amici, parenti e arabeggianti luoghi siciliani cari allo scrittore di Mineo.
Lo stile baroccheggiante insaporisce la storia e la rende ancora più misteriosa e fiabesca però rallenta la fluidità della lettura. È una storia lunga, verbosa; un libro aggrovigliato, di certo non facile.

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