Presentazione


Presentazione

Questo spazio è dedicato agli appunti, alle briciole di recensione irrazionali, che colgo, da lettore appassionato e spesso rapsodico, nei miei viaggi verso la lentezza e la riflessione. Briciole di recensione irrazionali dunque.

Briciole perché sono brevi, a-sistemiche, frammentarie, come un certo spirito moderno pretende. Non sono delle vere recensioni. Queste hanno uno schema e una forma ben precisa, mentre i miei sono più che altro appunti colti sul momento, associazioni d’idee, giudizi dettati dalle impressioni di un istante, da una predisposizione d'animo subitaneo, da un fischio di treno... E perciò li definisco irrazionali. Perché sfuggono da un qualsiasi schema predefinito, perché sono intermittenti, perché nella scelta di un libro, per via di una congenita voracità, spesso non seguo linee e percorsi definiti dalle letture precedenti, ma mi lascio trasportare dagli ammiccamenti o dalle smorfie di sfida che un libro sulla mensola della libreria mi lancia.

È un modo insomma di coltivare, di giocare, di prendere vanamente in giro la memoria, per conservare, catalogare e archiviare frammenti di ricordi e suggestioni che un giorno, magari, potranno farmi sorridere e, perché no, commuovere.

28 dic 2023

La Grande Guerra sul Fronte Dolomitico - Antonella Fornari (Saggio - 2014)

"Il Comando Italiano riteneva piuttosto improbabile che gli Austriaci si sarebbero spinti fin lassù a causa delle difficoltà e dell'asprezza del terreno. Fu un gravissimo errore di valutazione perché il 30 giugno 1915, la guida tirolese Joseph Innerkofler, superato il Vallon della Sentinella (Andertertal), non solo valicò il passo in tutta tranquillità, ma pernottò in Vallon Popera potendo così osservare come le nostre truppe si stessero organizzando. IL 4 luglio 1915, poi, Vinzenz Goller, con una pattuglia volante, salì ad occuparlo stabilmente cosicché, quando gli Italiani - del tutto ignari - partirono all'alba per la solita ricognizione, furono accolti da una scarica di fucilate".


Recuperare le memorie di singoli uomini, di singole cime, di singoli passi è un esercizio amorevole e allo stesso tempo doveroso. Ci dà l'idea più cruda e toccante, partendo dal particolare, di cosa sia stata la Grande guerra in generale. Il fronte Dolomitico è il vero protagonista di questa storia. È storia, anche, di uomini coraggiosi, di battaglie cruenti, di cime impervie, di freddi inconcepibili; di nomi che sono diventati miti, come Cime di Lavaredo, Torri di Falzarego, Passo della Sentinella, Sasso del Mistero. Qui, sulle cime così alte, bellissime e impervie, si è combattuta una guerra sanguinosa, assurda, inimmaginabili. 

Raccontate con un po' di retorica, i racconti sono accompagnati da bellissime foto dall'alto contenuto storico e morale.

2 dic 2023

Taccuino per stenografia - Emil Mihai Cioran (Saggio 1937-1938)

"che io anneghi nel mio stesso annichilamento - fragranza"

"sentire i propri passi in altri secoli -"

"Pascal ma soprattutto Nietzsche - sembrano giornalisti dell'eternità"

"Se fossi stato Dio, avrei fatto tutto di me, tranne che un uomo - Quanto sarebbe stato grande Gesù, se fosse stato un po' più misantropo!"


Scritto in romeno durante i primi anni francesi, questo quadernetto di appunti, ma anche di lampi di genio, è stato concepito da Cioran per uso privato. Una palestra di scrittura, un diario, una confessione in cui il romeno si sfoga e cerca di dare forma a un pensiero tragico e nichilista. Nel suo carattere estemporaneo e nel suo confronto con l'eternità sta la particolarità di questo volumetto. I tormenti dell'uomo Cioran, le sue disperazioni sono riversati in queste pagine di lotta contro il mondo, ma anche contro se stesso e, non poteva essere altrimenti, contro Dio. Unico fine: trovare sollievo, trovare una qualche forma di liberazione e di autenticità. 

Il libretto è impreziosito dal testo a fronte, da una breve introduzione di Eugène van Itterbeek e una postfazione di Antonio Di Gennaro. 

Il saggio di Antonio Di Gennaro, in particolare, verte sul rapporto contraddittorio che Cioran ha avuto con Parigi, città affascinante ma triste, luminosa e malinconica, e allo stesso tempo agonizzante. La bicicletta, quindi, diventa il mezzo che gli ha permesso letteralmente di non suicidarsi. Un metodo per sopravvivere dunque, per mortificare corpo e pensieri e per per sfuggire alle incombenze della vita. Un uomo senza patria insomma, un nomade che trova il suo rifugio e il suo antidoto alla vita nella notte della scrittura e, più specificamente, nella lingua francese.

Archivio blog