Presentazione


Presentazione

Questo spazio è dedicato agli appunti, alle briciole di recensione irrazionali, che colgo, da lettore appassionato e spesso rapsodico, nei miei viaggi verso la lentezza e la riflessione. Briciole di recensione irrazionali dunque.

Briciole perché sono brevi, a-sistemiche, frammentarie, come un certo spirito moderno pretende. Non sono delle vere recensioni. Queste hanno uno schema e una forma ben precisa, mentre i miei sono più che altro appunti colti sul momento, associazioni d’idee, giudizi dettati dalle impressioni di un istante, da una predisposizione d'animo subitaneo, da un fischio di treno... E perciò li definisco irrazionali. Perché sfuggono da un qualsiasi schema predefinito, perché sono intermittenti, perché nella scelta di un libro, per via di una congenita voracità, spesso non seguo linee e percorsi definiti dalle letture precedenti, ma mi lascio trasportare dagli ammiccamenti o dalle smorfie di sfida che un libro sulla mensola della libreria mi lancia.

È un modo insomma di coltivare, di giocare, di prendere vanamente in giro la memoria, per conservare, catalogare e archiviare frammenti di ricordi e suggestioni che un giorno, magari, potranno farmi sorridere e, perché no, commuovere.

29 set 2010

Sidereus Nuncius - Galileo Galilei (Saggio - 1610)

"[...] perché ora, non più abbiamo un solo Pianeta rotante intorno ad un altro, mentre ambedue percorrono una grande orbita intorno al Sole, bensì quattro Stelle l'esperienza sensibile ci mostra erranti intorno a Giove, a somiglianza della Luna intorno alla Terra, mentre tutte insieme con Giove, nello spazio di 12 anni, tracciano un gran giro intorno al Sole"

Quando nei miei anni da liceale fui costretto da un'insegnante a leggere un libro, scelsi nella piccola biblioteca della scuola, e il mio assoluto delirio per l'astronomia non poteva non consigliarmi altrimenti, un libricino che non ho più potuto dimenticare. Lessi di uno scienziato famosissimo che conoscevo di fama, che aveva rivolto per primo un piccolissimo cannocchiale in cielo. Me lo immaginavo con la barba bianca (come nel celebre ritratto di Justus Sustermans), curioso, pago, mentre nelle fredde notti di un lontanissimo inverno dei primi del seicento, con una candela accesa, fogli di carta e penne d'oca, meravigliato ma non sorpreso, capiva di trovarsi innanzi a una delle più grandi scoperte che mai uomo avesse fatto.
In quegl'anni, adolescente astrofilo, pieno di idee, di speranze e di fuoco, senza conoscere il metodo osservativo dell'astronomo pisano né il suo diario che presto sarebbe diventato una pietra miliare della storia della scienza e della cultura tutta, nelle mie notti folli ed ebbre, annotavo diligentemente le mie osservazioni. Un piccolo galileiano mi sentivo...
Ma quel libro (se non ricordo male era stato edito da Einaudi nel 1976) dovetti restituirlo. Anni dopo, sfogata e travasata la passione per l'astronomia negli oceani delle lettere e della filosofia, sentì il bisogno di rileggere quel piccolo diario, di rivedere i disegni della Luna che tuttora conservano il senso di stupore che lo scienziato deve aver provato, per assaggiarvi il sapore dell'ingenuità e del curioso incanto. Stampai il libro da un sito web, lo rilessi e l'amore che nutrivo verso le pagine galileiane sconfinò. Decisi di comprarlo, di rileggerlo nella veste di un libro.
Mi ci sono voluti anni per trovarlo. E adesso, quasi fortuitamente, ho il mio 'Sidereus Nuncius’ tra le mani, il libro annunciatore di nuove e sconvolgenti verità. E nuove scoperte e ulteriori modi di vedere il mondo partorì la pagina galileiana. Basta ricordare che, per merito delle prime osservazioni con un cannocchiale, l’ipotesi copernicana divenne descrizione reale e non mera ipotesi, che la Terra e l’uomo persero definitivamente la propria centralità nel cosmo, e che s’inaugurò una nuova epoca di osservazioni astronomiche.
Prima di chiudere devo lodare in questa edizione la ricca e ben fatta introduzione di Andrea Battistini.

Un libro affascinante oltre che rivoluzionario.

27 set 2010

Don Gesualdo - AA.VV. (Saggio - 2010)

"Si trattava di furti molto innocui, in sostanza, molto innocenti, qualche grappolo d'uva nei vigneti, ma bastava questo a insegnarci il peccato. Perché in fondo l'infanzia vuole imparare, a un certo punto, che cos'è il peccato"

Libretto che correda il docufilm di Franco Battiato ‘Auguri don Gesualdo’ (mediocre e a tratti avvilente in quanto a trascuratezza registica e contenutistica), a parte due brevi interventi di Mario Sgalambro e del professor Antonio Di Grado, riporta la trascrizione degli intervistati nel video. E se, come scritto, il docufilm mostra delle dure mancanze di contenuto, traspare maggiormente il carattere approssimativo dell'opera. In verità gli interventi in sé non sono banali, anzi alcuni sono anche interessanti, sentiti, vivi nei propri ricordi, eppure hanno un che di patetico e melenso che mi lascia perplesso. Trascriverli poi, che senso ha? Un pezzo però si distingue su tutti: quello introduttivo del professor Di Grado. Coltissimo, divertente nelle sue numerose citazioni e criptocitazioni, gioca con il lettore con quel pizzico di malizia con il quale lo stesso Bufalino amava divertirsi.
Alla fine del volume si possono sfogliare molte foto (di autori vari) che ritraggono il professore di Comiso. È sempre commovente rivederle, e rivederlo nel suo viso di vecchio siciliano, nella sua magrezza da intellettuale onnivoro solo di libri, ma la carta su cui sono state stampate è riciclata e i dettagli scompaiono, il piacere subitaneo si smorza e muta in disillusione; ma dalle premesse non potevamo aspettarci di meglio...

Se Bufalino non è tra i vostri scrittori preferiti, se la sua opera non vi ha in qualche modo segnato dentro, se pure vi piace ma non sconvolge, se vi fidate del consiglio di uno che del comisano vive di una sana e insana passione, non spendete i vostri venti euro.

22 set 2010

La signora delle camelie - Alexandre Dumas (figlio) (Romanzo - 1848)

"Non s'erano mai visti a Margherita altri fiori che le camelie; così dalla signora Barjon, la sua fioraia, avevano finito col soprannominarla la 'signora delle camelie', e il soprannome le rimase"

In parte autobiografico, sembra, almeno nelle premesse, un romanzo realista. Sin dalle prime pagine, infatti, sono descritte le abitudini e gli atteggiamenti esibizionisti di un'alta borghesia che stava iniziando una discesa verso i fondali della miseria morale e intellettuale. Margherita Gautier, una cortigiana libertina, che s’innamora di Armando Duval (e per lui sarebbe stata disposta a sciogliersi dalla matassa di una vita di lusso sì ma anche di brutture e malcontento), è additata dalla società borghese con quell'indice accusatorio e viziato tipico delle società ipocrite. Fino alla fine, anche quando, per patetica generosità, decide di sacrificarsi e di ritornare alla finta vita da cortigiana…
Affresco di un periodo storico ormai lontano, nelle pieghe del mantello della Storia si celano termiti sopravvissute, che nel loro rigurgito si rivelano in fondo attuali.
Scritto in prima persona da un narratore che, scevro da pregiudizi, conosce Armando e si fa raccontare l’esasperante storia con Margherita, la vicenda possiede un'intensa e passionale forza da ottocentesco romanzo d'amore, ma rimane un che di reazionario che puzza, un olezzo di decadente romanticismo, specialmente nei dialoghi, che raccapriccia e fa prudere il naso. E se il racconto si sviluppa soprattutto nei continui dialoghi tra i diversi personaggi, in effetti sono poche le pagine descrittive, si può capire quanto il prurito sia fastidioso...
Interessanti le influenze goticheggianti che spiccano per fascinazione e incanto nell’intimo quanto macabro desiderio di Armando di rivedere Margherita da morta e già in putrefazione. La descrizione quasi foschiana della malattia di Margherita, oltretutto, mi fa pensare ancora di più a questo legame con il gotico e il decadentismo.
Un romanzo per certi versi moderno, seducente magari, ma ormai sono stanco di simili storie d'amore.

19 set 2010

La rivoluzione copernicana - Thomas S. Kuhn (Saggio - 1957)

"Che conosciamo o meno le loro teorie, siamo intellettualmente gli eredi di uomini come Copernico e Darwin. I processi fondamentali del nostro pensiero hanno da loro ricevuto nuova forma, proprio come il pensiero dei nostri figli e nipoti sarà stato riplasmato dall'opera di Einstein e di Freud"

Il saggio dello storico e filosofo della scienza statunitense evidenzia diversi aspetti della rivoluzione copernicana che non sono scontati. Pone l’accento particolarmente su come la rivoluzione di Copernico, la detronizzazione della Terra (e quindi dell'uomo) nell'economia dell'universo, abbia avuto un’importanza così grande da abbracciare non solo l'astronomia, ma anche e soprattutto aspetti scientifici e filosofici. Una rivoluzione che ha portato il pensiero occidentale a compiere quel balzo verso una più ampia conoscenza e coscienza di sé. E altresì evidenzia come tale rivolta culturale non abbia di colpo soppiantato la vecchia visione del mondo. Il processo di assimilazione, di accettazione della teoria copernicana, difatti, è stato lunghissimo e disseminato di problemi. Eppure è solo grazie a questi quesiti che grandi pensatori e scienziati hanno determinato il cambiamento e la rottura di uno schema, di un paradigma, approssimativo e imperfetto, per giungere a una più particolareggiata e reale teoria del cosmo. Kuhn sottolinea inoltre come le cause dei cambiamenti scientifici siano quasi esclusivamente interne a una ristretta comunità di scienziati, i pochi in grado di capire e di sapere studiare nei dettagli le diverse e non facili complicazioni che ogni teoria deve affrontare. Ecco uno dei motivi per cui la resistenza, nei secoli, della teoria geocentrica sia restata fortissima. Tale resistenza, ancora vigorosa dopo l’ascesa della teoria eliocentrica, è spiegata da Kuhn con quei meccanismi psicologici, che ci indurrebbero a diffidare delle novità teoriche, e con quel bisogno di sicurezza, quel profondo sospiro di sollievo che facciamo innanzi ai miracoli dell’ignoranza.
Nella parte centrale del volume, l'autore riporta lunghi passi tratti dal sovversivo 'De Rivolutionibus orbium coelestium' di Copernico, e nel farlo mostra quanto l'astronomo polacco fosse comunque legato alla tradizione, al quadro della scienza aristotelica. Un modo per continuare a sostenere che da subito non c’è stata alcuna vera e propria spaccatura tra le due grandi teorie tolemaica e copernicana.

È soprattutto un libro di storia della scienza, in particolare dell'astronomia, che scorre perfino per chi di queste materie sa ben poco.

1 set 2010

Vita di Chopin - Franz Liszt (Biografia - 1851)

"I suoi 'Preludi', i suoi 'Studi', i suoi 'Notturni', soprattutto, i suoi 'Scherzi', perfino le sue 'Sonate' e i suoi 'Concerti' - le sue composizioni più brevi, come pure le più considerevoli - spirano uno stesso genere di sensibilità, espressa in gradi diversi, modificata e variata in mille modi, sempre una ed omogenea"

Libro noiosissimo, che si abbandona a pagine e pagine di superflue e vetuste considerazioni sull'arte e sulla sua interpretazione, che si abbandona a ridondanti descrizioni sulla Polonia, sul suo carattere e sulle sue usanze, con una sintassi ampollosa, stracolma di incisi e affettata oltre ogni limite di sopportazione, per quasi tre quarti sembra scordarsi di Chopin. I primi capitoli, infatti, quasi dimenticano il geniale pianista polacco. Chopin è solo una figura sullo sfondo, opaco, indefinito; un'ombra. Poi però, dopo oltre la metà del libro, anche tra piccole imprecisioni, Liszt si rammenta del compositore amico e la lettura diventa meno lagnosa. Tuttavia lo stile non si ammorbidisce e il racconto si mantiene su toni che non hanno nulla di preciso e determinato. Le descrizioni sono aleatorie, effimere e, anche se Chopin è il paesaggio da dipingere, il quadro è appena abbozzato, senza luce. Non si raccontano nei dettagli aneddoti, quasi nessuna curiosità biografica, sparutissime le chicche; solo lunghissime e verbosissime disquisizioni sull'arte e sul carattere dei contemporanei. Attraverso le pagine dedicate a Chopin, si intravede, come in una pozzanghera, il profilo, differente ma al contempo ugualmente geniale, di Liszt, rivale ma estimatore dell'amico pianista.
I richiami colti, tipicamente di spirito ottocentesco, che riempiono il libro, l'esagerato e mieloso romanticismo, l'uso ossessivo di similitudini e di retorica irritano a dismisura il lettore impaziente che vuole conoscere di più e si aspetta di leggere altro su un pianista amato. Se si purgassero le facezie stilistiche e di contenuto, il libro si ridurrebbe a poche pagine. I demeriti del libro, però, si devono spartire tra Liszt e Carolyne Sayn Wittgenstein, scrittrice e compagna del musicista ungherese che tanto, a quanto pare, ha scritto e riveduto.

Che cosa resta di Chopin in un libro a lui dedicato: un uomo dolce, malaticcio, misantropo, poetico, preciso, solitario, aristocratico nei modi, timido, geniale; ma ciò si sapeva già...

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