Presentazione


Presentazione

Questo spazio è dedicato agli appunti, alle briciole di recensione irrazionali, che colgo, da lettore appassionato e spesso rapsodico, nei miei viaggi verso la lentezza e la riflessione. Briciole di recensione irrazionali dunque.

Briciole perché sono brevi, a-sistemiche, frammentarie, come un certo spirito moderno pretende. Non sono delle vere recensioni. Queste hanno uno schema e una forma ben precisa, mentre i miei sono più che altro appunti colti sul momento, associazioni d’idee, giudizi dettati dalle impressioni di un istante, da una predisposizione d'animo subitaneo, da un fischio di treno... E perciò li definisco irrazionali. Perché sfuggono da un qualsiasi schema predefinito, perché sono intermittenti, perché nella scelta di un libro, per via di una congenita voracità, spesso non seguo linee e percorsi definiti dalle letture precedenti, ma mi lascio trasportare dagli ammiccamenti o dalle smorfie di sfida che un libro sulla mensola della libreria mi lancia.

È un modo insomma di coltivare, di giocare, di prendere vanamente in giro la memoria, per conservare, catalogare e archiviare frammenti di ricordi e suggestioni che un giorno, magari, potranno farmi sorridere e, perché no, commuovere.

31 dic 2020

Saggezza - Michel Onfray (Saggio - 2019)

"Il fatto di non mettere al mondo dei figli non rientra nel campo dell'egoismo o dell'individualismo, ma, al contrario, in quello dell'altruismo, perché si tratta di evitare di infliggere dolore e sofferenze ad altre persone, salvaguardandole in maniera un po' radicale dalla negatività del mondo ed evitando, visto che è possibile, che ad essa debbano essere esposte; basta far funzionare la propria ragione e la propria intelligenza".


Ultimo capitolo della trilogia Breve enciclopedia del mondo, dopo Cosmo e Decadenza Onfray descrive adesso un modello propositivo a cui ispirarsi, e nel farlo guarda al passato, alla storia romana, alla sua grandezza, alla sua saggezza appunto. Maestri di vita, i Romani, diversi dai metafisici Greci, hanno guardato alla vita e alla carne con praticità, guardando alla terra e non al cielo o ai dietro mondi o agli ultra mondi. Sono esempi fatti di sangue, di corpo, di muscoli. Diviso in tre parti, la prima è dedicata al sé e a come vivere una vita degna di essere vissuta, senza paura della morte, ma accettandola per quella che è: una notte, un sonno senza sogni, la decomposizione di atomi che si ricompongono in altri composti. La seconda parte è dedicata agli altri, a una morale altruistica. L'ultima sezione, invece, è dedicata al mondo, all'ecologia, alla responsabilità verso la natura. Onfray sostiene, quindi, che bisogna avere cura di noi, di ciò che amiamo, della natura e affrontare così il dolore della vita, la vecchiaia, il tempo, la morte; un modo per saper vivere e quindi saper morire. Sapere è dovere, com'è doveroso amare i propri amici ed è doveroso saper morire. Plinio il Vecchio, che è vissuto ai piedi del Vesuvio, è esempio di vita filosofica, capace di vivere di curiosità, di affrontare serenamente l'eruzione del Vesuvio, di aiutare gli altri, di morire. Sono esempi anche Quintiliano e la sua arte del pensare, della retorica; Plinio il Giovane e il suo otium epicureo, Muzio Scevola e la sua stoica sopportazione del dolore e poi ancora, tra gli altri, Catone, Attilio Regolo, Lucrezio, Lucrezia, il greco romano per adozione Plutarco. Perché avere cura di noi significa anche avere cura degli altri e il primo passo da compiere, il primo atto d'amore, sarebbe, prima di tutto, non mettere al mondo dei figli. Solo chi non pensa seriamente può pensare che la procreazione sia un dono. Ma significa anche amare veramente, come Tiberio Gracco amò sua moglie. Significa amicizia vera, come quella di Volumnio e Lucullo.

Una specie di controstoria della storia romana, dunque, in cui trovano spazio degno di memoria uomini e donne dignitosi di essere ricordati; magari figure minori, ma almeno coerenti e giuste (a differenza dei vari Cicerone e Seneca che dell'incoerenza e dell'ingiustizia sono stati alti maestri).

È, insomma, l'esaltazione della filosofia stoica, la filosofia della sopportazione, ma nelle vesti più sobrie e pragmatiche del carattere romano. In questa accezione, risultano toccanti i fugaci ricordi che Onfray dedica a suo padre, il contadino che guardava alla terra, che viveva di semplicità e che ricorre in tutta la trilogia. Un uomo saggio, coraggioso, quel coraggio romano, precristiano e annientato dal nichilismo cristiano; in breve, un libro per costruire una nuova idea di società, per un post cristianesimo che possa nascere dalle sue stesse ceneri.

26 dic 2020

Una visita a Beethoven - Louis Philippe Joseph Girod de Vienney (Saggio - 1843)

"Provate a immaginare quanto di più sporco e in disordine ci possa essere: pozze d'acqua sul pavimento; un vecchissimo pianoforte a coda su cui la polvere si contendeva pezzi di musica manoscritta e stampata. Sotto (non invento niente) un vaso da notte pieno. Di fianco, un tavolino in noce, abbinato al fatto che ciò che portava fosse spesso rovesciato; un mazzo di penne incrostate d'inchiostro a confronto delle quali le proverbiali penne degli alberghi avrebbero fatto un'ottima figura; e ancora della musica. Le sedie, quasi tutte di paglia, erano ricoperte di piatti con i resti della cena della sera prima, di abiti, ecc. Balzac o Dickens saprebbero continuare questa descrizione per almeno altre due pagine e altrettante ne impiegherebbero per descrivervi l'aspetto e il vestito dell'illustre compositore; ma poiché io non sono né Balzac né Dickens, mi fermo qui: ero in casa di Beethoven".


Il barone Vienney, poi divenuto barone di Trémont sotto Napoleone, amante della musica, mecenate e fine cultore delle belle arti, ebbe modo di incontrare Beethoven più volte a Vienna. Ebbe anche la fortuna di conoscere i più grandi musicisti romantici come Chopin, Liszt, Cherubini, Berlioz, eppure l’affetto che lo legò al compositore tedesco rimase indelebile, e le sue parole lo dimostrano. Nel 1809, con l'occupazione di Vienna da parte delle truppe napoleoniche, avvenne il primo incontro tra i due. Un incontro non programmato, ma cercato dal barone francese che, stranamente, fu accolto amichevolmente dal burbero Beethoven. Sin da subito il genio della musica ebbe una forte curiosità nei confronti di Vienney, tanto che i due si videro altre volte, divennero amici e progettarono persino un viaggio, poi mai concluso, a Parigi.

Le pagine sono cariche di ammirazione; il ritratto che emerge è emozionante; tuttavia il resoconto del barone è celebre soprattutto per la descrizione del disordine in casa di Beethoven, per quel vaso da notte non vuotato, dimenticato sotto il pianoforte, il giorno della sua prima visita. Vienney ci lascia anche una descrizione dell'aspetto e dell'umore (lo sappiamo: un orso) di Beethoven, ma ci lascia anche l’emozione e la sua forte fierezza dopo l'incontro con il genio della musica.

Il ricordo si conclude con una breve biografia di Beethoven che nulla aggiunge a quanto si sappia, ma che dimostra ancora una volta quanta riverenza ci sia nelle parole del diplomatico francese nei confronti del sublime compositore.

Insomma, una piccola chicca per i cultori della straordinaria musica di Beethoven.

9 dic 2020

Come Proust può cambiarvi la vita - Alain de Botton (Saggio – 1997)

"È ormai evidente che la gravità delle disgrazie di Proust non può che confermare la validità delle sue idee. Difatti, è proprio l'enormità della sua sofferenza che noi dovremmo prendere come prova nella sua acutezza. È quando sentiamo che l'amante di Proust morì in un incidente aereo al largo della costa di Antibes, che Stendhal sopportò una serie di strazianti passioni non corrisposte e che Nietzsche era reietto dalla società e deriso dagli scolaretti che possiamo essere certi di aver scoperto delle valide autorità intellettuali".


La tesi di fondo di questo intelligente e piacevolissimo saggio è che Proust sia un modello, un archetipo in grado di esaltare gli aspetti di felicità che si trovano nascosti nelle oscure pieghe della sofferenza e dell'abitudine. Dalla sofferenza, infatti, il gigante scrittore francese ha tratto quasi paradossalmente dei vantaggi (ricerca di sé, del senso di una vita che si esprime tra due nulla, dell'amicizia, dell'amore...) e attraverso un'analisi particolareggiata e profondamente sensibile del suo dolore fisico ed esistenziale ne è venuta fuori un'opera sublime e assoluta: la Recherche. In effetti questo sommo capolavoro ci indica prepotentemente, tra le altre cose, quali siano le cause che si celano nella perdita del tempo. Quanto tempo perdiamo nella nostra vita? Quanto spazio diamo alla routine, rassicurante sì, ma spesso capace di abbruttirci e mummificarci?

Per mezzo di un attento sebbene complesso e complicato profilo psicologico di Proust, sofferente di una sofferenza fisica e caratteriale che lo ha reso saggio e che l’ha aperto all'intelligenza e all'immaginazione, riusciamo a comprendere quanto universale siano le sue debolezze e le sue problematiche. Il dolore gli ha permesso di comprendere la realtà, la stessa realtà che quotidianamente si dipana nelle nostre vite. L'arte coinvolge la nostra esistenza e i romanzi che leggiamo sono connessi con la vita e le nostre esperienze personali. Inoltre hanno il vantaggio che il loro racconto sia descritto meglio di quanto noi non abbiamo fatto dentro la nostra mente e ci conducono così a intuire in modo più raffinato chi siamo.

Con il tipico humor inglese, sottile e a tratti illuminante, attraverso Proust e le sue parole l’autore ci lascia una lettura davvero acuta, piacevole e riflessiva.

4 dic 2020

La domenica di Bouvines - Georges Duby (Saggio – 1973)

"Qui stanno per essere troncati di colpo, fra mezzogiorno e le cinque del pomeriggio, i nodi più stretti degli intrighi politici che, da qualche tempo, s'intessono in Europa. Rancori e cupidigie di capi di bande, passioni personali, affari di famiglia, ripudi, adulteri, affronti mal digeriti, promesse non mantenute, amicizie tradite, sete di arraffare, di superare gli altri, di mettersi un rivale ai piedi per la soddisfazione di rialzarlo con aria bonacciona, sono i veri moventi di questi conflitti. I quali per l'interesse di una stirpe, di una casa, di un patrimonio, aizzano gli uni contro gli altri uomini iracondi e scaltri, avidi e munifici, che, fin dall'infanzia, da quando sono usciti dal mondo delle donne, si affrontano ovunque in continua competizione. Bouvines è veramente prima di tutto un duello fra gelosi, venuti lì per il piacere di azzuffarsi".


Il 27 luglio 1214, una domenica, il giorno del Signore, la tregua di Dio da non macchiare con il sangue della guerra, si è combattuta una delle più importanti battaglie della storia medievale, e non solo. Nella piana di Bouvines, tra Lille e Tornai, circa 15000 uomini, tra fanti e cavalieri, si scontrarono quella domenica. Da un lato le truppe del valoroso re di Francia Filippo Augusto, dall’altro quelle dell'imperatore germanico Ottone di Brunswick, al cui seguito troviamo lo spregiudicato e capriccioso re di Inghilterra Giovanni Senzaterra. Ma c'è anche Papa Innocenzo III nascosto nelle pieghe della battaglia, in aperto conflitto politico con l'imperatore già scomunicato e al fianco di Filippo. Dallo scontro tra il bene e il male, come dipinto dalle cronache dell’epoca, ne uscì vittorioso il francese e la sua idea di monarchia nazionale. Quella battaglia, quindi, è un piccolo mondo storico che, sezionato con l'acume e lo stile di Duby, diventa paradigma di un'epoca e di una società. Il Basso medioevo è rievocato magistralmente in tutti i suoi aspetti: sociali, economici, militari, e in quel sottofondo si staglia la battaglia intesa come liturgia, con i suoi riti, con le sue regole, con la sua riflessione sulla guerra, sui soldati, sul denaro, sulle armi.

Duby, che cerca una corrispondenza tra il fatto in sé e il suo significato, si serve come fonte della cronaca di Guglielmo il Bretone, testimone oculare al seguito di Filippo, di cui riporta l'intero testo. Ovviamente le parole di Guglielmo sono di parte; dal lato francese, infatti, leggiamo di cavalieri leali e valorosi, dal lato tedesco, invece, di soldati, soprattutto i fanti, diabolici, sovversivi dell'ordine sociale voluto da Dio.

La scrittura e la dimensione artistica del saggio conferiscono al lavoro dello storico un’universalità che si traduce in resistenza, in un classico della letteratura che ogni amante della storia dovrebbe leggere.

1 dic 2020

Furto di filosofia, furto di democrazia - Dario Antiseri (Saggio - 2019)

"E un sistema formativo che proibisca a un giovane lo studio della filosofia è un sistema che defrauda questo giovane delle cose più importanti prodotte nella storia dell'uomo. Si è più poveri senza formazione scientifica o senza gli strumenti per la fruizione delle opere d'arte; si è più poveri e si rischia seriamente di essere meno cittadini senza la consapevolezza critica che uno studio serio della storia delle idee filosofiche è in grado di offrire".


In questo piccolo opuscolo si tesse l’elogio della filosofia e del suo studio nelle scuole, auspicabilmente in tutte le scuole superiori. Lo sappiamo, ne siamo sicuri, la filosofia dà consapevolezza, dà senso critico e civico, ci permette di leggere il mondo che ci circonda e non permettere il suo studio equivale a un furto formativo. Questa, in sintesi, è la condivisibilissima tesi dell’autore. Se il primo capitolo, il più interessante e da leggere a tutti gli studenti di filosofia, è dedicato al perché bisogna studiare filosofia, e anche al perché le inevitabili, irriducibili teorie filosofiche possono in alcuni casi essere devastanti per la vita di una società, nel secondo capitolo sono trascritte due interviste che Reale (su cui l'autore ci lascia un sentito ricordo) ha fatto a Gadamer in cui si racconta dell’influenza che il filosofo tedesco ha avuto di Platone e della sua dimensione religiosa. Capitolo dunque che inserisce Gadamer dentro quel filone ontologico che da Platone, passando per Leibnitz e per Hegel arriva fino ad Heidegger. Nel terzo, Agassi, allievo di Popper, e Antiseri discutono di scienza, della sua storia, della sua relazione con la metafisica. Infine nel quarto capitolo, sempre Antiseri dialoga ancora con Reale sulla storia della filosofia (in particolare facendo riferimento al loro manuale scolastico) come storia dei problemi, delle teorie e delle dispute tra filosofi, di Platone totalitario e dell'importanza della fede.

Certo, alcune idee metafisiche e religiose che qua e là costellano i vari capitoli fanno storcere il naso; resta, tuttavia, il significato più bello sul senso della filosofia.

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