Presentazione


Presentazione

Questo spazio è dedicato agli appunti, alle briciole di recensione irrazionali, che colgo, da lettore appassionato e spesso rapsodico, nei miei viaggi verso la lentezza e la riflessione. Briciole di recensione irrazionali dunque.

Briciole perché sono brevi, a-sistemiche, frammentarie, come un certo spirito moderno pretende. Non sono delle vere recensioni. Queste hanno uno schema e una forma ben precisa, mentre i miei sono più che altro appunti colti sul momento, associazioni d’idee, giudizi dettati dalle impressioni di un istante, da una predisposizione d'animo subitaneo, da un fischio di treno... E perciò li definisco irrazionali. Perché sfuggono da un qualsiasi schema predefinito, perché sono intermittenti, perché nella scelta di un libro, per via di una congenita voracità, spesso non seguo linee e percorsi definiti dalle letture precedenti, ma mi lascio trasportare dagli ammiccamenti o dalle smorfie di sfida che un libro sulla mensola della libreria mi lancia.

È un modo insomma di coltivare, di giocare, di prendere vanamente in giro la memoria, per conservare, catalogare e archiviare frammenti di ricordi e suggestioni che un giorno, magari, potranno farmi sorridere e, perché no, commuovere.

23 nov 2014

Diario di un parroco di campagna - Georges Bernanos (Romanzo - 1936)

"Certo, dovunque l'uomo è nemico di se stesso, il suo segreto e subdolo nemico. Il male sparso non importa dove quasi sicuramente germoglia. Mentre il più piccolo seme di bene ha bisogno, per non essere soffocato, di circostanze straordinarie, di una prodigiosa fortuna".

Bernanos, scrittore cattolico e tradizionalista, ci lascia un romanzo intriso di religiosità. L'io narrante, il parroco di Ambricourt, piccolo e annoiato paesino francese, attraverso le pagine di un diario, annota le sue riflessioni sulla noia, sulla chiesa, sulla religione, sulla semplicità, sulla sua malattia, su se stesso.
Il giovane curato, pieno di dubbi sulle sue capacità di uomo di chiesa, si confronta con la stantia tradizione della chiesa, con i suoi uomini di fede più attenti a comandare e a imporre le loro idee che a insegnare ad amare e a gioire. Il diario, un colloquio con Dio nelle intenzioni, descrive la quotidianità, gli incontri, i piccoli problemi (si leggono insomma continui piagnistei). Nella vita di tutti i giorni, la relazione con una nobile e ricca famiglia del paese e le continue lettere con un amico di seminario sono gli eventi che più preoccupano il giovane prete. In questo confronto con il paesino e soprattutto con una dolorosa malattia (un cancro allo stomaco) e con la povertà, il giovane prete trova la propria dimensione interiore e si perde nella solitudine, nel suo essere unico. Eppure, nella solitudine, Dio alla fine gli è accanto. Un Dio, però, che non è quello professato dalla severità degli anziani preti teologi, ma più intimo, più personale. E non è solo un caso che quando la malattia ha corrotto inesorabilmente il corpo, il giovane curato affida l'anima alle preghiere del suo amico prete spretato.
Il parroco, con la sua semplicità e le sue preoccupazioni, è il simbolo della fede autentica, capace di assorbire senza le speculazioni della ragione tutto il dolore, tutti i dubbi e le angosce con l'amore e il suo slancio sconfinato.
Nonostante la precarietà della vita, la molteplicità dei punti di vista, il bene e il male che osserva ogni giorno, colpisce ancora oggi l'ostinazione con la quale il giovane parroco professa la verità, la sua, ritenendola assoluta. È vero, qualcosa nelle sue idee è sfumato, non tutto è così netto come leggiamo invece nelle parole dei suoi interlocutori più anziani e superbi. L'analisi è senza dubbio profonda, attenta, sviluppata con uno stile arguto e accattivante nella sua semplicità. Ma è un libro lento, meditativo, lamentoso; che dire, sufficientemente noioso, che puzza un po’ di muffa.

Archivio blog