Presentazione


Presentazione

Questo spazio è dedicato agli appunti, alle briciole di recensione irrazionali, che colgo, da lettore appassionato e spesso rapsodico, nei miei viaggi verso la lentezza e la riflessione. Briciole di recensione irrazionali dunque.

Briciole perché sono brevi, a-sistemiche, frammentarie, come un certo spirito moderno pretende. Non sono delle vere recensioni. Queste hanno uno schema e una forma ben precisa, mentre i miei sono più che altro appunti colti sul momento, associazioni d’idee, giudizi dettati dalle impressioni di un istante, da una predisposizione d'animo subitaneo, da un fischio di treno... E perciò li definisco irrazionali. Perché sfuggono da un qualsiasi schema predefinito, perché sono intermittenti, perché nella scelta di un libro, per via di una congenita voracità, spesso non seguo linee e percorsi definiti dalle letture precedenti, ma mi lascio trasportare dagli ammiccamenti o dalle smorfie di sfida che un libro sulla mensola della libreria mi lancia.

È un modo insomma di coltivare, di giocare, di prendere vanamente in giro la memoria, per conservare, catalogare e archiviare frammenti di ricordi e suggestioni che un giorno, magari, potranno farmi sorridere e, perché no, commuovere.

14 lug 2023

Benedette guerre - Alessandro Barbero (Saggio - 2009)

"Questa immensa avidità di potere e di guadagno, questo desiderio di conquistare prendere arraffare massacrare, mettendosi però in gioco fisicamente, rischiando la pelle e con la certezza che si sta facendo una cosa benedetta da Dio e che se si muore ne sarà valsa comunque la pena, è l'essenza del fenomeno delle Crociate".


"Crociate e jihad" (come da sottotitolo) rappresentano lo scontro epocale tra due civiltà che erano intrecciate e con radici culturali simili. Ma per comprendere meglio quei movimenti militari (e culturali) così violenti che sono state le crociate, è necessario considerare che l'Europa era in forte espansione demografica ed economica e che la Chiesa di Roma era talmente forte da imporre la sua volontà a re e imperatori.

Con una scrittura senza troppe sofisticherie, agile e non accademico, Barbero non descrive cronologicamente le vicende storiche. Si sofferma maggiormente sugli aspetti culturali, sulle microstorie, per circoscrivere, efficacemente, lo sviluppo dell'idea di guerra nel cristianesimo. Se in origine la guerra era ripudiata, lentamente si trovano eccezioni fino ad arrivare alla definizione di guerra benedetta da Dio durante i secoli delle Crociate. In questa terribile evoluzione concettuale e fattuale si innesta anche l'idea della guerra giusta contro gli ebrei e gli eretici, si formano associazioni di combattenti come i templari e l'intolleranza dilaga in tutta l'Europa (e non solo). Allo stesso tempo è illuminante anche come si sia trasformato il termine jihad in guerra santa, all'interno della cultura islamica e in particolare  in quella turca.

L'ultimo capitolo, forse il più interessante, è dedicato al senso di prospettiva. È raccontato, infatti, come le Crociate (e gli Occidentali) siano viste dai bizantini e dai musulmani. E si nota quanto difficile sia la convivenza fra i tre grandi imperi che si affacciano sul Mediterraneo. Tutti vedono gli altri come diversi, barbari, inferiori e non stupisce che tale percezione sia motivo di guerre lunghissime, di orrori che si sono protratti per secoli.

Guerre che hanno bisogno di essere lette oggi, in un mondo in cui l'incontro spesso diventa scontro. Un libro, insomma, per capire il medioevo, ma anche il presente.

13 lug 2023

Tolleranza - Maria Laura Lanzillo (Saggio - 2001)

"Dal XIX secolo la riflessione si concentra perciò sul diritto alla libertà religiosa e al riconoscimento del pluralismo sociale, concezioni che sia si ricollegano ad esigenze etiche sia si pongono come limite all'onnipotenza dello Stato e che segnano l'intrecciarsi della vicenda della tolleranza con la moderna storia dell'affermazione dei diritti dell'uomo, determinando conseguentemente il compimento della lotta per la tolleranza"


Dopo l'affermazione muscolare dell'intollerante compelle intrare dei primi secoli della cristianità, con l'Umanesimo dialogante di Cusano, con il pluralismo di Pico della Mirandola e, soprattutto, a seguito della Riforma protestante l'idea della tolleranza diventa rivoluzionaria. Se, però, i riformati rivendicano di essere riconosciuti, allo stesso tempo, con la condanna a morte di Serveto da parte di Calvino, si macchiano di intolleranza e la soluzione del problema si fa politica. I riformati radicali, infatti, pretendono non solo di essere considerati liberi, ma anche che lo Stato e la chiesa siano separati. Si discute, quindi, dei valori della diversità e dell'errore e anche del sistema di rappresentanza. E mentre in Europa infuriano le sanguinosissime guerre di religione, il pensiero filosofico di Bodin si porta avanti nel riconoscimento che la verità unica in campo religioso è solo un mito e che la questione è soltanto di coscienza.

Nella storia della tolleranza e della sua lotta per affermarsi (ripercorsa per sottolineare come sia stata un segnale della crisi politica e sociale da cui si struttura e nasce l'epoca moderna), specialmente dal Seicento in poi, la tolleranza è rivendicata non solo come via di affermazione statuale, ma anche come sentiero che deve portare al riconoscimento dei diritti privati dell'individuo e del cittadino. Questione che diventa centrale nel pensiero del grande Bayle (unico ad ammettere gli atei nel tavolo della discussione), dell'antipapista Locke, dello scettico e antideista Hume e del non sempre coerente Voltaire.

Dalla Rivoluzione francese in poi, la riflessione si sposta sulla libertà religiosa e sul riconoscimento del pluralismo delle opinioni. E se in epoca moderna, dunque, il problema è teologico-politico, dal XIX secolo, con l'affermazione della società civile e delle rivendicazioni democratiche, non si discute più di tolleranza, ma di libertà e di diritti riconosciuti. Nel XX secolo, invece, con la crisi dello Stato costituzionale e della cittadinanza, la tolleranza e la libertà non sono più solo di natura religiosa, ma anche e soprattutto razziale e sessuale. Fino ad arrivare ad autori come Adorno e Marcuse che vedranno nella tolleranza uno strumento repressivo utilizzato dalla borghesia...

Nell'epoca della globalizzazione, conclude l'autrice, la teoria sulla tolleranza si incrocia con quella sulla giustizia. E nelle democrazie dove è in crisi la rappresentanza politica, dove il conflitto non è più religioso ma culturale, si avverte ancora una volta un bisogno di riconoscimento e di tolleranza.

Un manuale veloce, non difficile; per avere un'idea generale di un argomento che ancora oggi non ha esaurito la sua carica riflessiva. 

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