"Crociate e jihad" (come da sottotitolo) rappresentano lo scontro epocale tra due civiltà che erano intrecciate e con radici culturali simili. Ma per comprendere meglio quei movimenti militari (e culturali) così violenti che sono state le crociate, è necessario considerare che l'Europa era in forte espansione demografica ed economica e che la Chiesa di Roma era talmente forte da imporre la sua volontà a re e imperatori.
Con una scrittura senza troppe sofisticherie, agile e non accademico, Barbero non descrive cronologicamente le vicende storiche. Si sofferma maggiormente sugli aspetti culturali, sulle microstorie, per circoscrivere, efficacemente, lo sviluppo dell'idea di guerra nel cristianesimo. Se in origine la guerra era ripudiata, lentamente si trovano eccezioni fino ad arrivare alla definizione di guerra benedetta da Dio durante i secoli delle Crociate. In questa terribile evoluzione concettuale e fattuale si innesta anche l'idea della guerra giusta contro gli ebrei e gli eretici, si formano associazioni di combattenti come i templari e l'intolleranza dilaga in tutta l'Europa (e non solo). Allo stesso tempo è illuminante anche come si sia trasformato il termine jihad in guerra santa, all'interno della cultura islamica e in particolare in quella turca.
L'ultimo capitolo, forse il più interessante, è dedicato al senso di prospettiva. È raccontato, infatti, come le Crociate (e gli Occidentali) siano viste dai bizantini e dai musulmani. E si nota quanto difficile sia la convivenza fra i tre grandi imperi che si affacciano sul Mediterraneo. Tutti vedono gli altri come diversi, barbari, inferiori e non stupisce che tale percezione sia motivo di guerre lunghissime, di orrori che si sono protratti per secoli.
Guerre che hanno bisogno di essere lette oggi, in un mondo in cui l'incontro spesso diventa scontro. Un libro, insomma, per capire il medioevo, ma anche il presente.
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