Presentazione


Presentazione

Questo spazio è dedicato agli appunti, alle briciole di recensione irrazionali, che colgo, da lettore appassionato e spesso rapsodico, nei miei viaggi verso la lentezza e la riflessione. Briciole di recensione irrazionali dunque.

Briciole perché sono brevi, a-sistemiche, frammentarie, come un certo spirito moderno pretende. Non sono delle vere recensioni. Queste hanno uno schema e una forma ben precisa, mentre i miei sono più che altro appunti colti sul momento, associazioni d’idee, giudizi dettati dalle impressioni di un istante, da una predisposizione d'animo subitaneo, da un fischio di treno... E perciò li definisco irrazionali. Perché sfuggono da un qualsiasi schema predefinito, perché sono intermittenti, perché nella scelta di un libro, per via di una congenita voracità, spesso non seguo linee e percorsi definiti dalle letture precedenti, ma mi lascio trasportare dagli ammiccamenti o dalle smorfie di sfida che un libro sulla mensola della libreria mi lancia.

È un modo insomma di coltivare, di giocare, di prendere vanamente in giro la memoria, per conservare, catalogare e archiviare frammenti di ricordi e suggestioni che un giorno, magari, potranno farmi sorridere e, perché no, commuovere.

22 giu 2023

Un altro Proust - Giacomo Debenedetti (Saggio - 1952)

"Nell'antro da incantatore, tra i vapori dei suffumigi contro l'asma, fa rinascere, come quelle figure della lanterna magica che l'avevano affascinato nell'infanzia, tutti gli eventi e gli spettacoli, le figure umane e naturali, che gli erano passati accanto, senza che egli avesse coscienza di cavarne nulla, così come gli pareva, standoli a guardare, di non avere fatto nulla della sua propria vita".


Nel 1952, lo stesso anno in cui fu pubblicato per la prima volta l'incompiuto Jean Saunteil, il grande scrittore, saggista e critico letterario trasmise "Radiorecita su Marcel Proust", un'operetta recitata da una Donna, dal Pubblico e da un Critico. In questo volume, introdotto elegantemente ed efficacemente da Eleonora Marangoni, è trascritto il testo integrale di quella recita sul grande scrittore francese. 

Sotto forma di dialogo, l'autore cerca di definire alcune tesi critiche su Proust, introducendole con varie notizie di ordine generale. È un dialogo, insomma, tra le varie tesi della critica intellettuale (la Donna è Il critico che controbatte il Critico e complica il discorso) e ciò che pensa (o penserebbe) un pubblico che ha solo impressioni estemporanee sulla Recherche. Contro la critica eccessivamente intellettualistica, contro le generalizzazioni semplicistiche di chi critico non è, contro le etichette snervanti che spesso nella storia si fissano, l'esperimento di Debenedetti cerca di fare ordine. L'esperimento radiofonico, quindi, si fa riflessione sul lavoro del critico, oscillante sempre tra il desiderio di essere letto e l'impegno ad essere tecnico e metodico. Ma ciò che emerge con grande forza è, per la prima volta in Italia, la tesi, ormai acclarata, secondo cui il Jean Saunteil sia un laboratorio, incompiuto ma necessario, per arrivare alla Recherche.

12 giu 2023

Al ballo con Marcel Proust - Principessa Marthe Bibesco (Saggio - 1928)

"Fu attraverso le lettere che riuscii per la prima volta a conoscere la geografia della loro amicizia: era come un piccolo paese. In quel tempo Marcel Proust abitava coi suoi genitori al numero 45 della rue de Courcelles, i Bibesco al numero 69; li separavano appena poche case; non c'era nemmeno bisogno di attraversare la strada, di dire: - Se passate davanti alla mia porta... Tutte le sere, tornando dal ballo, dal teatro, o da una cena in città, si era sicuri di trovare Marcel Proust a casa; bastava salire la scala, suonare due volte, e l'incantesimo incominciava. - Era il fuoco d'artificio nella miniera di smeraldi; sapeva tutto, dirà poi Antoine, e il suo spirito illuminava i suoi tesori".


Uno degli amori di Marcel, uno grande, è stato Antoine, fratello di Emmanuel, cugini del marito della principessa Bibesco e vicini di casa dei Proust. Fra i tre e Marcel si instaura una storia d'amicizia in cui Marthe entra, come una cometa, all'interno di un sistema solare dove Marcel è il sole e gli altri della compagnia sono i pianeti che gli orbitano intorno. Un sistema planetario, una storia che si interseca con quella di Bertrand de Salignac Fénelon. Antoine, infatti, lentamente è sostituito da quest'ultimo e anzi ne diventa il confidente del nuovo amore proustiano. E nel racconto di queste orbite ellittiche e non sempre complanari, c'è tutta la profonda e universalmente riconosciuta sensibilità dell'animo di Proust.

La principessa (la stessa dipinta magistralmente da Boldini, sensibile e capace di cogliere in Proust il genio e di sviscerare nella Recherche quegli elementi che risalgono alla loro amicizia), utilizzando le lettere di Antoine in suo possesso, si fa cantrice di una storia vissuta ma che diventa anche un pretesto per essere un saggio sulla poetica proustiana e, sullo sfondo, uno spaccato di quella società aristocratica che sono stati gli anni Venti parigini del secolo scorso. Un libro di ricordi e testimonianze eterogenei, tra le primissime raccolte appena dopo la morte di Proust.

Il ballo, titolo e scena che inaugura il libro, diventa simbolo di un legame, di un sodalizio idiosincratico. Al ballo, infatti, la principessa snobbò Proust dopo che quest'ultimo le aveva inviato una lettera in cui criticava, amabilmente e sottilmente, il resoconto appena pubblicato del viaggio in Persia della principessa. E dallo sforzo di capire chi era davvero quell'uomo, con l'aspetto insolito e con indosso sempre il suo cappotto, nasce questo libro.

Nelle lettere riprodotte, si legge la gelosia morbosa di Proust e il desiderio di imprigionare Antoine nel suo mondo di dominio psicologico. Ci sono anche le effusioni, le allusioni ambigue, i litigi e le ripicche. Tutti materiali e temi che si ritroveranno magistralmente raccontanti nella Recherche

Toccanti e strazianti le lettere che Proust invia in Romania ad Antoine dopo la morte della madre di quest'ultimo, la vera principessa Bibesco. Così come sono bellissime le lettere mandate alla principessa dopo la morte di Emmanuel e della sorella di lei, che moriranno vicini nel tempo e che saranno motivo di straziante dolore per Proust. Missive che per la principessa sono un pretesto per tratteggiare il carattere dello scrittore. Acuto, esasperante, ipersensibile, Marcel Proust ha peculiarità che non lasciano spazio alla logica classica. E per questo motivo la principessa nel suo libro non sente il bisogno di seguire un ordine cronologico. C'è nelle sue pagine, tuttavia, un filo logico che lega impressioni e intuizioni al temperamento dell'amico. E persino l'accusa di snobismo, che molti gli rimproverano, crolla di fronte alle verità riportate nelle sue confidenze... 

Con la preziosa introduzione di Alberto Beretta Anguissola e nonostante la non sempre attendibilità del documento, resta la testimonianza preziosa e, credo, sentita di una donna che ha avuto modo di toccare con mano il genio inarrivabile di Marcel Proust.

4 giu 2023

Sociologia dei media - Claudio Riva, Giovanni Ciofalo, Piergiorgio Degli Esposti, Renato Stella (Saggio - 2022)

"Alla fine, è la società nel suo insieme a essere dipendente dai media, tanto o più di quanto non lo siano i singoli cittadini che la compongono. Si badi: non solo perché i mezzi di comunicazione informano (sarebbe in questo caso solo un effetto a breve termine), ma perché intrattengono, svagano, offrono modelli di comportamento, veicolano valori, orientano rispetto ad azioni da compiere o a cose a cui pensare".


Manuale molto interessante, ben scritto e organizzato, affronta un tema quanto mai importante oggi: il ruolo dei media (vecchi e nuovi) nella nostra società sempre più contaminata dalla rivoluzione digitale. 

Dopo aver illustrato la storia sociale dei media e della nascita dei mezzi di comunicazione di massa, sono trattate le principali teorie sulla relazione tra media e società e sulla conseguente e attuale platform society (la società delle piattaforme digitali che sì sono motore di progresso economico e tecnologico, ma anche della diffusione del lavoro occasionale e della mancata distinzione tra pubblico e privato). Così, tra apocalittici e integrati, tra effetti a breve e a lungo termine si studia il potere dei media da cui tutti, singoli e società, siamo dipendenti.

La seconda parte è, invece, dedicata agli strumenti e ai contenuti delle industrie creative (che superano quella culturale), alla società digitale e alle teorie connesse, alla comunicazione (anche quella politica che a seguito dell'evoluzione dei media è diventata pop) e agli effetti del digitale sull'economia (dalla pubblicità classica agli influencer). Un capitolo a sé è l'ultimo, dedicato al mondo del Web e al processo di digitalizzazione del mondo e a come tutto ciò ci abbia spinto alla quarta rivoluzione industriale e alla realtà ibrida.

Sebbene sia un manuale pensato per l'università, si legge senza pesantezze terminologiche o concettuali. In effetti è uno strumento utile per capire il mondo che ci circonda e per codificare con maggiore chiarezza le esperienze che viviamo quotidianamente. 

2 giu 2023

Proust era un neuroscienziato - Jonah Lehner (Saggio - 2007)

"Anche se la madeleine non venisse mai mangiata, Combray continuerebbe a essere lì, perduta nel tempo. E solo quando il pasticcino viene inzuppato nel tè, quando la memoria viene richiamata in superficie, che la CPEB ritorna alla vita. Il gusto del dolcetto scatena un flusso di nuovi trasmettitori verso i neuroni che rappresentano Combray e, se si raggiunge il punto di svolta, la CPEB attiva infetta i dendriti vicini. Da questo fremito molecolare nasce il ricordo".

 

Nelle buone intenzioni del libro, le neuroscienze sono messe in relazione con l'arte e la letteratura, cercando di definire, in ambito teoretico, i limiti della scienza e affermando quanto quest'ultima non sia l'unica disciplina in grado di darci risposte dimostrabili. Poeti, scrittori, pittori, musicisti, infatti, hanno descritto funzioni della mente che solo nel XXI secolo saranno scoperte dalla linguistica, dalla chimica, dalle neuroscienze. Con una penna abbastanza chiara e divulgativa, l'autore cerca di spiegare concetti non facili. Trova una sintesi nella tesi secondo cui le due culture, quella scientifica e quella umanistica, debbano collaborare. Arte e scienza devono andare a braccetto perché noi siamo fatti di sogni e atomi, e qualsiasi descrizione della mente umana deve sintetizzare le due culture. Esperimento e calcolo insieme alla poesia e all'immaginazione dunque.

Ecco allora Walt Whitman che pensava, contro Cartesio e vicino al trascendentalismo di Emerson, che mente e corpo siano inseparabili. Le neuroscienze oggi affermano che, in effetti, le emozioni sono generate dal corpo. La scrittrice George Eliot aveva intuito che il cervello si adatta alle circostanze, che non è una pura macchina, così come la biologia molecolare spiega quanta indeterminatezza sia provocata dal DNA (c'è ancora spazio, quindi, per la libertà). L'inventore del brodo di vitello August Escoffier, che con il glutammato aveva trovato un gusto in più (l'umami), avrebbe scoperto il ruolo dell'individualità del nostro vissuto. L'idea di memoria legata ai sensi di Marcel Proust è stata dimostrata da uno studio neuropsicologico del 2002. Secondo tale studio, i sensi del gusto e dell'olfatto sono in collegamento diretto con l'ippocampo, quella parte del cervello che ha un ruolo decisivo nella formazione della memoria. Per Cézanne, così come per la scienza, le impressioni sensoriali esigono un passaggio in più, un'interpretazione, uno sguardo che crea ciò che vediamo. Stravinsky, invece, con le dissonanti note della Sagra della primavera aveva colto che il senso dell'udito è in evoluzione, ed era convinto, come per le neuroscienze, che il cervello avrebbe corretto gli errori delle dissonanze e che con il tempo quei suoni sarebbero stati apprezzati. Gertrude Stein, anticipando Chomsky, aveva intuito dai suoi esperimenti di scrittura automatica che linguaggio umano ha una struttura e quest'ultima è costruita nel cervello. Virginia Woolf, infine, pensava, a ragione, che l'io non sia univoco, ma un flusso di coscienza composta da frammenti.

Tutti esempi per cui arte e scienza devono integrarsi, cercando di bilanciarsi, di tenere in equilibrio le scoperte del riduzionismo scientifico e quelle dell'arte sull'esperienza umana.

Il testo, però, non sempre guarda con attento occhio filosofico. Ci sono termini usati dall'autore che si sovrappongono nei loro significati, ma che invece andrebbero specificati, come per esempio libertà, indeterminismo, coscienza, mente, pensiero. Sono presenti quelli che in filosofia si definiscono idola, ovvero quei pregiudizi che dipendono dal nostro bisogno di avere risposte veloci a problemi difficili. L'autore tira le somme molto in fretta, anziché aspettare e sospendere il giudizio, al solo fine di dimostrare che la nostra fallibilità (come se non si sapesse già) dipenda da tutto ciò che non si può ridurre (a favore di una visione olistica).

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