Presentazione


Presentazione

Questo spazio è dedicato agli appunti, alle briciole di recensione irrazionali, che colgo, da lettore appassionato e spesso rapsodico, nei miei viaggi verso la lentezza e la riflessione. Briciole di recensione irrazionali dunque.

Briciole perché sono brevi, a-sistemiche, frammentarie, come un certo spirito moderno pretende. Non sono delle vere recensioni. Queste hanno uno schema e una forma ben precisa, mentre i miei sono più che altro appunti colti sul momento, associazioni d’idee, giudizi dettati dalle impressioni di un istante, da una predisposizione d'animo subitaneo, da un fischio di treno... E perciò li definisco irrazionali. Perché sfuggono da un qualsiasi schema predefinito, perché sono intermittenti, perché nella scelta di un libro, per via di una congenita voracità, spesso non seguo linee e percorsi definiti dalle letture precedenti, ma mi lascio trasportare dagli ammiccamenti o dalle smorfie di sfida che un libro sulla mensola della libreria mi lancia.

È un modo insomma di coltivare, di giocare, di prendere vanamente in giro la memoria, per conservare, catalogare e archiviare frammenti di ricordi e suggestioni che un giorno, magari, potranno farmi sorridere e, perché no, commuovere.

19 lug 2020

Leggendo Lucrezio - Albert Einstein (Saggio - 1924)

"L'obiettivo principale che Lucrezio si propone col suo poema è di liberare l'uomo dalla paura che suscitano religione e superstizione e che ci rende schiavi; una paura alimentata e sfruttata dai sacerdoti per i propri interessi".

In questa concisa ed essenziale prefazione al De rerum natura di Lucrezio, Einstein non è morbido nei confronti del poeta e filosofo romano. Certo, Lucrezio non ha la conoscenza della fisica moderna, ma il premio Nobel per la fisica non può non rivolgere al poeta dure critiche verso una visione del mondo ormai superata. Eppure, nonostante l'apparente tono severo, si nota un certo grado di rispetto verso un poeta che ha cercato di liberare l'uomo dalle paure prodotte dall'ignoranza.
Il volumetto è corredato da un breve saggio di Ugolini sul rapporto tra Einstein e Lucrezio e anche su Einstein e Diels, il grande filologo dei presocratici che aveva curato la traduzione del poema di Lucrezio.

18 lug 2020

La memoria rende liberi - Enrico Mentana, Liliana Segre (Saggio - 2015)

"Arrivati ad Auschwitz, vedemmo i prigionieri che erano in lager già da un po' raccogliere le nostre cose e accatastare i bagagli, mentre i soldati ci ispezionavano. Fummo separati, uomini e donne, e io nei miei tredici anni spauriti, non conoscendo nessuna lingua straniera, senza capire dove mi trovavo e che cosa mi stava succedendo, io, senza saperlo, lasciai per sempre la mano del mio papà".


Nel 1938, con l'approvazione delle fasciste leggi razziali, l'Italia si è macchiata di un crimine vergognoso agli occhi della storia e dell'umanità. Liliana Segre, orfana di madre, ha nel padre, nel suo amore smisurato, tutta la dimensione della famiglia. Ha allora otto anni e da quel momento, senza alcun senso ma solo perché di origine ebraica, inizia una violenta discesa verso l'inferno che la porterà, insieme alla sua famiglia, ad Auschwitz-Birkenau. Da quel lager, alla fine della guerra, tornerà sola, in un'Italia distrutta da ricostruire. Il racconto, però, non si limita al ricordo dell'incredibile esperienza di Auschwitz, ma si sofferma anche sulla terribile marcia della morte, sul ritorno alla indigeribile banalità della vita borghese, sulla scoperta rivoluzionaria dell'amore e il matrimonio con Alfredo, sulla nascita dei figli, sulla depressione che ha spinto una non più giovane Liliana a testimoniare la sua esperienza di sopravvissuta e il suo stupore di fronte al male che gli uomini riescono a fare ai suoi simili; si sofferma, infine, sulla sua personale ricerca di senso verso una crudeltà che non può averne. 
Il giornalista Mentana raccoglie i ricordi della vita interrotta di una bambina nella Shoah, come recita il sottotitolo, in un libro lineare, semplice, diretto che ancora una volta ci obbliga a riflettere sulla nostra identità, sulla natura ambivalente dell'uomo, capace di amore e di odio anche senza un perché.

12 lug 2020

Il d'Holbach dell'ultimo Leopardi: tra materialismo e pessimismo - Paola Villani (Saggio 1996)

"È, quest'ultima [Il Buon senso], l'opera del Barone che sicuramente Leopardi lesse, e dalla quale trasse numerosi spunti. La principale prova holbachiana per la confutazione di ogni deismo o teismo è l'esistenza del male nel mondo: la creatura più perfetta di questo ipotizzato Dio, cioè l'uomo, è soggetto ad ogni sorta di imperfezione, e soprattutto non votato alla felicità, come invece dovrebbe accadere a colui per il quale tutto è stato creato".


Tra il 1823 il 1824 Leopardi approda a una seconda fase filosofica. Dopo quella illuministica, il poeta si spinge sempre più radicalmente nelle istanze del materialismo, soprattutto in quello di matrice holbachiana. Il rapporto tra Paul Henry Thiry d'Holbach, il grande filosofo materialista, e Giacomo Leopardi, il gigante poeta e pessimista cosmico, è noto sebbene poco esaltato dalla critica. Questo attento e puntuale lavoro accademico, però, cerca di rimediare e mette in luce i molteplici punti di contatto nel loro pensiero. 
Atei entrambi, per il Barone e il Poeta la felicità si identifica con il piacere e da questo assunto la natura e la società sono analizzate sotto la lente del materialismo. Nello studio non troviamo solo le affinità tra i due, ma anche sostanziali differenze. Il materialismo meccanicistico gnoseologico, per esempio, porterà Leopardi (non in contraddizione con lo spirito romantico della sua poesia che si nutre della visione settecentesca), a differenza di d'Holbach, a una visione morale radicalmente pessimista. L'uomo fisico, l'uomo naturale, l'uomo biologico è impossibilitato a vivere felice ed è condannato a non essere mai pienamente soddisfatto, perché non esistono piaceri che durano all'infinito. In d'Holbach, invece, almeno nella sua prima fase filosofica, la conoscenza contro le illusioni e le superstizioni dà libertà e l'uomo che scopre la realtà giunge consequenzialmente alla felicità. Quello leopardiano, invece, si prepara alla morte come liberazione da ogni male e infelicità.
L'esito del pessimismo e della mancanza di speranza potrebbe portare a considerare il suicidio come inevitabile, come conseguenza razionale. Ma, d'accordo, i due pensatori sostengono che il suicidio sia un atto contro natura. Non ci resta quindi che condannare le menzogne e prepararsi alla morte e all'avvento del nulla. L'autrice dunque non può non spendere alcuni richiami alle ovvie conseguenze politiche: anti assolutisti, Leopardi e d'Holbach si fanno fautori di un rinnovamento etico sociale che possa portare gli uomini a vivere una vita di consapevolezza; una coscienza che ancora tarda ad arrivare.
Un lavoro accademico notevole, imprescindibile se si vuole studiare Leopardi nel suo rapporto con il pensiero materialistico settecentesco.

7 lug 2020

La filosofia non è una barba - Matteo Saudino (Saggio - 2020)

"Tutti gli sguardi si concentrarono sul volto di Diogene, il quale restava impassibile, stringendo i denti, immobile come una statua di marmo. Anche la folla pareva trattenere il respiro. Dopo alcuni interminabili minuti, il corpo del filosofo si accasciò a terra privo di vita. Con una forza di volontà disumana era riuscito a trattenere il respiro fino a morire, lasciando tutti i suoi detrattori ancora una volta a bocca aperta. Per un'ultima volta che nessuno avrebbe mai dimenticato".


A proposito della condivisibile tesi secondo cui tra biografia e pensiero esiste un legame molto stretto e la morte spesso ne è una prova, in questo volume sono raccontate le memorabili morti di filosofi del calibro di Talete, Pitagora, Eraclito, Empedocle, Democrito, Socrate, Diogene di Sinope, Pomponazzi, More, Bruno, Cartesio, Fichte, Schopenhauer, Kierkegaard e Nietzsche. Lo schema del libro è semplice: si inizia con il racconto aneddotico della morte del filosofo e dopo si spiega il suo pensiero, cercando di giustificarne la morte stessa. È il modo migliore per dimostrare che nella morte, nel modo di morire, c'è in fondo tutta l'essenza della filosofia seguita in vita.
Chiaro, consequenziale, curioso, senza note né riferimenti bibliografici, è un libro per tutti, soprattutto per chi si vuole approcciare alla filosofia in modo leggero e semplice.

Archivio blog