Presentazione


Presentazione

Questo spazio è dedicato agli appunti, alle briciole di recensione irrazionali, che colgo, da lettore appassionato e spesso rapsodico, nei miei viaggi verso la lentezza e la riflessione. Briciole di recensione irrazionali dunque.

Briciole perché sono brevi, a-sistemiche, frammentarie, come un certo spirito moderno pretende. Non sono delle vere recensioni. Queste hanno uno schema e una forma ben precisa, mentre i miei sono più che altro appunti colti sul momento, associazioni d’idee, giudizi dettati dalle impressioni di un istante, da una predisposizione d'animo subitaneo, da un fischio di treno... E perciò li definisco irrazionali. Perché sfuggono da un qualsiasi schema predefinito, perché sono intermittenti, perché nella scelta di un libro, per via di una congenita voracità, spesso non seguo linee e percorsi definiti dalle letture precedenti, ma mi lascio trasportare dagli ammiccamenti o dalle smorfie di sfida che un libro sulla mensola della libreria mi lancia.

È un modo insomma di coltivare, di giocare, di prendere vanamente in giro la memoria, per conservare, catalogare e archiviare frammenti di ricordi e suggestioni che un giorno, magari, potranno farmi sorridere e, perché no, commuovere.

11 gen 2023

Classifica: i più belli e il più deludente del 2022

Se gli scorsi anni, lentamente ma inesorabilmente, Proust diventava un'ossessione, il 2022 è stato l'anno della conferma di una malattia, la proustite, che non accenna a placarsi, ma anzi diventa sempre più piacevolmente velenosa. Proust e la Recherche sono diventati una categoria esistenziale, una cifra del cuore, un metro della mente, e tale malattia si concretizza in letture e studi che, nel mio stile, spesso sono rapsodiche. Se si aggiunge, poi, che l'anno appena passato è stato il centenario della morte dell'immenso scrittore francese, si spiega anche il nuovo viaggio a Parigi alla ricerca delle sue orme.

Ecco quindi che, tra studi e ossessioni, serenità e stabilità, l'anno appena trascorso è da ricordare inoltre per alcuni importanti viaggi: Parigi, come si scriveva; l'Austria e Tarquinia, per ascoltare e vedere posti nuovi; Matera, il Trentino e Firenze per rivedere bellezze che non dovrebbero mai affievolire. Ci sono stati pure i faticosi studi accademici che hanno contribuito a rendere l'anno appena finito, un anno da conservare e custodire nella memoria.

Ma è il momento del solito elenco di libri da ricordare:


1. L'angelo della notte - Giovanni Macchia

2. La colomba pugnalata - Pietro Citati 

3. Viva Gioconda! - Salvatore Fiume

4. La neve e il sangue - Giulia Cacciatore 

5. Le piccole speranze - Annalisa Trabacchi


I primi due sono dei classici della sterminata bibliografia proustiana, biografie psicologiche e raffinate scritture che ci proiettano dolcemente all'interno dell'Universo-Proust. Il romanzo di Fiume è stato una rivelazione; delicato, nostalgico, poetico, in grado di far vedere con gli occhi di un bambino una Sicilia che non c'è più. Il saggio della Cacciatore, che racconta avvenimenti biografici inediti su Bufalino che solleticano l'immaginazione, invece, apre nuove possibilità interpretative sull'opera del comisano e, in particolare, su Diceria dell'untore. È a pieno titolo nella cinquina dei libri più belli dell'anno, il primo romanzo della mia amica Annalisa: ironico, piacevolmente scorrevole, coraggioso. 

Una nota di demerito, invece, va assegnata a Le meraviglie del mondo di Lorraine Daston e Katharine Park. Sebbene il tema sia di straordinario fascino, la loro scrittura e la loro scelta architettonica rendono il volume noioso e pedante.

Bene, prima di riprendere in mano il prossimo libro, un buon proposito per il 2023: continuare a dedicarmi alla mia malattia, alla malìa che mi è stata lanciata...

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