L'angelo della notte è lo stesso Marcel Proust che come un gufo vive di notte, recluso e solitario nella sua stanza insonorizzata e che riesce a vedere chiaramente il pericolo della morte che incombe dietro l'angolo. Un angelo alleato con la volontà e il pensiero (altri angeli sterminatori). Paradossalmente, però, Proust, che in vita è stato accusato di essere privo di volontà, ha scritto un'opera che è il risultato più straordinario, caparbio e disperato della volontà stessa, di quell'angelo che gli stringeva una mano mentre con l'altra sul suo letto cambiava la storia della letteratura.
Scritto con una penna raffinata, il volume racconta la biografia (e la psicologia) dell'immenso scrittore parigino attraverso le sue opere. E così da I piaceri e i giorni, i racconti della morte, dell'innocenza e dell'adolescenza a Jean Santeuil, dove la stessa innocenza è lontana e i turbamenti che nascono dal conflitto psicologico di Proust nei confronti dell'omosessualità diventano meno estremi, passando dall'epistolario, si possono trovare dei grimaldelli per comprendere meglio la sua opera ultima, il suo capolavoro. Si arriva, quindi, alla Recherche, l'opera sublime di un malato che sa cos'è la morte. Ed è qui che si assiste a una trasformazione: l'amore (anche quello omosessuale, anche quello lontano nel tempo) diventa gelosia, diventa morbosa conoscenza, ricerca di verità e pure i peccati del passato devono essere conosciuti. Dunque, la malattia e la morte sono onnipresenti nella sua opera. Basti pensare a quanto la morte della madre segni un momento decisivo per Proust. Ma anche il tema dell'omosessualità è motivo di malattia. Il giovane Proust, infatti, che lotta contro la sua natura omosessuale è Andromeda, incatenato a uno scoglio in attesa che lo raggiunga la morte. Eppure, improvvisamente, arriva l'improbabile salvezza di Perseo, sotto le spoglie dell'Arte, che si innamora perdutamente di Andromeda-Proust. Così, come Noè nella sua Arca, Proust si è rinchiuso volontariamente nella sua camera-Arca. E allo stesso modo di una nuova Shahrazàd ha trovato la vita e la forza di lottare nell'Arte.
Non mancano altri superbi spunti di riflessione. La vicinanza del parigino al sofferente e malato Dostoevskij (il sadismo e il tema del parricidio presenti in entrambi, sebbene in Proust non sgorga alcuna goccia di sangue); la solitudine del peccatore come nei tragici greci; l'anticipatore di alcune intuizioni poi sviluppate da Freud; la vicinanza a Vermeer e le suggestioni della sua pittura. Curiosa e da approfondire, infine, l'ipotesi sull'ultima polmonite che porterà Proust alla morte, da imputare a un'uscita notturna e a una lunga attesa al freddo per incontrare un domestico a cui era particolarmente affezionato.
Libro necessario, da avere ad ogni costo nella libreria di un proustiano!
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