Presentazione


Presentazione

Questo spazio è dedicato agli appunti, alle briciole di recensione irrazionali, che colgo, da lettore appassionato e spesso rapsodico, nei miei viaggi verso la lentezza e la riflessione. Briciole di recensione irrazionali dunque.

Briciole perché sono brevi, a-sistemiche, frammentarie, come un certo spirito moderno pretende. Non sono delle vere recensioni. Queste hanno uno schema e una forma ben precisa, mentre i miei sono più che altro appunti colti sul momento, associazioni d’idee, giudizi dettati dalle impressioni di un istante, da una predisposizione d'animo subitaneo, da un fischio di treno... E perciò li definisco irrazionali. Perché sfuggono da un qualsiasi schema predefinito, perché sono intermittenti, perché nella scelta di un libro, per via di una congenita voracità, spesso non seguo linee e percorsi definiti dalle letture precedenti, ma mi lascio trasportare dagli ammiccamenti o dalle smorfie di sfida che un libro sulla mensola della libreria mi lancia.

È un modo insomma di coltivare, di giocare, di prendere vanamente in giro la memoria, per conservare, catalogare e archiviare frammenti di ricordi e suggestioni che un giorno, magari, potranno farmi sorridere e, perché no, commuovere.

29 nov 2020

Dio e il nulla - (AA. VV. - Saggio 2019)

"Secondo Cioran, infatti, sarebbe stato meglio non essere mai stati, non essere mai nati e pertanto non aver mai conosciuto la disavventura, il disonore e la vergogna di essere stati gettati nel mondo, nella vita e nella storia. Questa è la colpa di Dio (qualora un Dio esistesse, qualora vi fosse un Dio): aver creato un mondo osceno, corrotto, obbrobrioso (il peggiore dei mondi possibili), impregnato di male e in cui l'uomo è vittima sacrificale, un martire innocente immolato sulla croce del Tempo".

A cura di Antonio Di Gennaro e Pasquale Giustiniani, questa raccolta di saggi, frutto di un convegno tenutosi a Napoli nel 2017 e cofinanziato anche dalla CEI, è dedicata alla "religiosità atea", come da sottotitolo, di Emil Mihai Cioran. Sappiamo che la dimensione religiosa è costante e centrale nella riflessione di Cioran. Agli antipodi rispetto al dio dei dogmi delle varie confessioni religiose, Cioran è uno scettico, un tragico, un monaco sui generis che ha lottato per tutta la vita contro un Dio funesto, maledetto, infimo. Il pensatore rumeno, lo sappiamo, è un credente, nel senso che crede nel nulla. Paradossalmente mistico, inquieto nella sua religiosità senza religione, accecato dal vuoto, è un filosofo vicino alla teologia negativa del mistico Meister Eckhart, in cui Dio e il nulla coincidono. Ossimorico, un teologo ateo, preda del male di vivere e dalla consapevolezza di essere caduto nel tempo e nella Storia, vorrebbe che Dio esistesse per insultarlo e accusarlo di aver creato il mondo e quindi il male. È la disperazione, il dolore, che lo porta a pregare un Dio non esistente, un Dio che non può consolare e che almeno dovrebbe ammettere il suo errore: la creazione.

28 nov 2020

Il vento attraversa le nostre anime - Lorenza Foschini (Saggio - 2019)

"Lontani da occhi indiscreti, dalle famiglie, dall'invadenza di Madame Lemaire, dalle mondanità di Parigi, Marcel e Reynaldo vivono il loro amore senza timore di dare scandalo, sotto lo sguardo ingenuo e benevolo degli abitanti del villaggio, dei contadini, degli ospiti della piccola pensione".


È il 1884 quando fiorisce ed esplode l’intensa storia d’amore tra Reynaldo Hahn e Marcel Proust. Una storia omosessuale che, sebbene clandestina, è sotto gli occhi di tutti e da tutti in qualche modo accettata. All'epoca Hahn è un ventenne prodigio musicista, ma già malinconico e pessimista. Proust, invece, di anni ne ha 23 ed è un assiduo frequentatore di salotti parigini. Sono giovani, ma già vestono le loro anime di inquietudine e di un’estrema sensibilità. I due sono appassionati, felici. Tuttavia, presto, la loro felicità si sgretola in momenti di assillante gelosia da parte di Marcel; gli stessi scatti che poi saranno raccontati nella Recherche, soprattutto nel capitolo dedicato all'amore travagliato di Swann e di Odette. E non è un caso che la storia tra i due giovani amanti, sul cui sfondo riecheggia la Parigi della Belle Époque e la divertente amicizia tra Proust e Lucien Daudet, si esaurirà nel giro di due anni. È un amore che però non si interrompe brutalmente, ma si trasforma, muta e diventa vera amicizia; fraterna amicizia interrotta solo dalla prematura morte di Proust.

Il racconto di questo appassionante legame, che si legge come un romanzo, è stato possibile grazie alla ricostruzione che l’autrice ha fatto del carteggio dei due ragazzi (almeno per la parte sopravvissuta alla censura delle famiglie) e per mezzo di una rilettura della Recherche. Emerge limpidamente la passione dell'autrice per il genio di Proust e questo volume, in qualche modo, ne rappresenta un suo sentito (e apprezzabilissimo) omaggio.

15 nov 2020

Favola del castello senza tempo - Gesualdo Bufalino (Racconto - 1998 prima edizione)

 

"Atropo è il mio nome, il mio reame sono le contrade della Notte. Onnipotente fino a ieri e terribile all'intero universo. Poiché dalla mia bocca spandevo un respiro micidiale e avevo mani maiuscole, da soffocare ogni respiro altrui. Sovrana dovunque, ma da un solo luogo respinta come lebbrosa, ch'è il Castello Senza Tempo..."


Vera e propria favola per bambini, in questa bellissima e preziosa edizione illustrata da Lucia Scuderi, Bufalino ci regala un unicum nella sua produzione. Unicum, però, che non smentisce la sua poetica, ma anzi ne marchia ancor di più la cifra stilistica. Simbolica, onirica, colta (e quindi post moderna nella possibilità di essere letta sia da un bambino - accompagnato da un adulto -, sia da un adulto stesso), il lettore incallito di Bufalino non farà fatica a ritrovare echi e atmosfere delle opere precedenti, specialmente di Diceria.

Il protagonista è Dino; lo stesso Bufalino, come spesso lo scrittore si firmava. Dino è un ragazzo coraggioso che durante una passeggiata si imbatte in una farfalla con una strana macchia sul dorso dalla forma di un teschio umano. È la falena Acherontia Atropus, il cui nome deriva da Acheronte, uno dei fiumi che porta le anime nell'aldilà, e deriva anche da Atropo, la Moira che ha il compito di recidere il filo della vita filato da Loto e fissato da Lachesi che ne stabiliva le sorti. La farfalla, dopo essere stata catturata, invita il giovane protagonista ad aiutarla e a seguirla fino a un castello i cui abitanti sono vittime di un maleficio. È il castello senza tempo, il palazzo degli immortali per cui Atropo (la morte), trasformata in farfalla da un gigantesco guardiano immortale a difesa della dimora, non può far nulla. Sono i suoi stessi abitanti, condannati da un Dio solo ed eterno, che bramano la morte. Dino quindi, grazie al suo coraggio e alla sua innocenza (virtù che si perdono con l'età...), raggiunto il castello e ingannato il guardiano con tre parole magiche suggeritegli dalla farfalla, riuscirà a sciogliere il maleficio. Riesce infatti ad addentrarsi nelle stanze e nei giardini del palazzo dove troverà i condannati che vogliono che il tempo li trafigga. E così la farfalla Atropo può entrare e liberare gli immortali del castello e consegnarli alla vecchiaia e quindi alla morte.

Saramaghiano antelitteram, questa favola ritorna a riflettere ancora una volta sul tema assoluto e fondamentale della morte come liberazione. La processione del tempo è inesorabile, così come il suo esito, e non accettare la morte equivale a vivere una vita di paura e immobilismo. L'immortalità dunque, le lancette dell'orologio ferme, non è senso, non è vivere. È persino peggiore della vecchiaia e della morte stessa, eventi inesorabili che però almeno danno significato in quel gioco dei contrari tanto amato dai Greci. Una vita che nella sua luce, fatalmente e irremovibilmente, deve lasciare spazio all'ombra, al lutto.

Bellissima poi l'ultima pagina della favola dedicata a Dino e alla sua avventura...

12 nov 2020

Il coccodrillo di Aristotele - Michel Onfray (Saggio - 2019)

"Si dice che abbia inventato la soggettività moderna: e cosa ha fatto invece l'amico di La Boétie? Lo si considera il padre del razionalismo moderno; ma come ci si può fidare di un uomo che crede nella ragione e allo stesso tempo in Dio? Di un uomo che dubita di tutto tranne che della religione del proprio re e della propria balia e che per questo motivo risparmia i propri colpi al cattolicesimo? Di un uomo che ritiene che comprendere cosa significa Dio quando ne parliamo è già una prova della sua esistenza (la cosiddetta prova delle idee innate, idee che solo lui può averci messo in testa) e non invece una prova dell'esistenza di gente che ci inculca credenze come quella?"


Trentatré tele, una più bella dell'altra, per altrettanti filosofi che raccontano nei particolari la loro visione del mondo. In un'immagine il pittore riesce a condensare il più possibile una visione filosofica. Ecco allora un oggetto, un dettaglio, un simbolo che aprono scenari interpretativi, che mirano al significato, al senso dell'opera. È l'analogon della fenomenologia, il particolare che riassume tutto il senso dell'opera. Una specie di sineddoche pittorica insomma. Dipingendo un'idea, la pittura si può permettere efficacemente di riassumere tutto un sistema filosofico. Onfray, con la sua cultura e la sua passione, ci accompagna in un viaggio tra capolavori artistici che ci illuminano con colori e figure sul pensiero di straordinari filosofi, da Pitagora fino a Derrida.

Naturalmente in questo libro di estetica e di storia della filosofia emerge tutto lo spirito polemico ed ironico di Onfray verso quei pensatori colpevoli di essersi allontanati dalla verità della materia. Quindi ci troviamo di fronte a scontri epocali come per esempio tra Democrito e Platone, tra Epicuro e Agostino, tra Montaigne e Cartesio, tra Proudhon e Marx.

Un volume di facile lettura, divertente, per la riflessione e anche per il piacere degli occhi.

1 nov 2020

Il libro della musica classica - A.A. V.V. (Saggio - 2019)

 

"Possedeva molti violini, fra i quali alcuni del liutaio cremonese forse più noto e più evoluto sotto l'aspetto tecnico di quel periodo: Antonio Stradivari. Una malattia cronica, che oggi si ritiene fosse la sindrome di Marfan, rese il violinista longilineo e macilento. Molti contemporanei sostenevano che, in cambio del suo talento, avesse stretto un patto con il diavolo"


In modo cronologico, dal 1000 all'epoca contemporanea, si dipanano i vari elementi della musica occidentale che hanno dato origine ai vari generi musicali. Ovviamente sono descritti sommariamente le vicende biografiche di quei compositori che con le loro opere hanno rivoluzionato la storia della musica. Ci sono alcuni approfondimenti su brani epocali che mostrano come sia progredita la composizione fino ai giorni nostri. Ricco di schede, non mancano i contesti storici e culturali (le pagine che più ho apprezzato) in cui questa evoluzione si è prodotta.

Insomma, un bel modo di ripassare la storia della musica e, perché no, per riscoprire e scoprire alcune importanti chicche. Grazie!

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