Presentazione


Presentazione

Questo spazio è dedicato agli appunti, alle briciole di recensione irrazionali, che colgo, da lettore appassionato e spesso rapsodico, nei miei viaggi verso la lentezza e la riflessione. Briciole di recensione irrazionali dunque.

Briciole perché sono brevi, a-sistemiche, frammentarie, come un certo spirito moderno pretende. Non sono delle vere recensioni. Queste hanno uno schema e una forma ben precisa, mentre i miei sono più che altro appunti colti sul momento, associazioni d’idee, giudizi dettati dalle impressioni di un istante, da una predisposizione d'animo subitaneo, da un fischio di treno... E perciò li definisco irrazionali. Perché sfuggono da un qualsiasi schema predefinito, perché sono intermittenti, perché nella scelta di un libro, per via di una congenita voracità, spesso non seguo linee e percorsi definiti dalle letture precedenti, ma mi lascio trasportare dagli ammiccamenti o dalle smorfie di sfida che un libro sulla mensola della libreria mi lancia.

È un modo insomma di coltivare, di giocare, di prendere vanamente in giro la memoria, per conservare, catalogare e archiviare frammenti di ricordi e suggestioni che un giorno, magari, potranno farmi sorridere e, perché no, commuovere.

15 feb 2023

Contro Sainte-Beuve - Marcel Proust (Saggio - 1909)

"Ho trascorso molte estati della mia vita in una casa di campagna. Di tanto in tanto, pensavo a quelle estati; ma non esattamente a [loro]. Nella mia mente potevano confondersi per sempre con l'oblio. Se sono sorte dalle ceneri del passato è perché, come tutte le risurrezioni, un puro caso le ha risvegliate. L'altra sera ero rincasato intirizzito per via della neve, e non riuscivo a riscaldarmi: ero andato in camera a leggere, alla luce fioca di una lampada, e la mia vecchia cuoca si offrì di prepararmi una tazza di tè, abitudine che non ho mai avuto. Il caso fece sì che accompagnasse il tè ad alcune fette di pane abbrustolito. Inzuppai il pane nella tazza di tè, e, nel momento in cui lo portai alla bocca, lo sentii ammorbidirsi e impregnarsi del gusto del tè contro il palato. Provai un forte turbamento, sentii odore di gerani, di aranci, una sensazione di luce straordinaria, di appagamento, di felicità". 


Introdotto da un bel saggio di Clarac, il testo incompiuto di critica letteraria ed estetica, che sfocia in confessione intima e in racconto, e che filologicamente si deve accostare ai Pastiches e ai Settantacinque fogli, segna un momento di straordinaria importanza nell'opera di Proust. Il libro, infatti, precede la Recherche e ne è, in qualche modo, un'introduzione, un impianto teorico entro cui costruirne le meraviglie. Fra il trattato filosofico (che, intelligentemente, vuole dimostrare quanto l'intelligenza benché fondamentale sia di grado inferiore rispetto alla pascaliana ragione del cuore) e il racconto letterario e autobiografico, questo insieme di appunti è già la versione in nuce della Recherche. Sono presenti, infatti, temi, immagini e riflessioni che si troveranno in tutto il capolavoro proustiano. 

Sainte-Beuve, il critico letterario per eccellenza, un mostro sacro e intoccabile, appare agli occhi di Proust sopravvalutato. Cieco e incapace di cogliere la grandezza letteraria di artisti come Stendhal, Nerval, Baudelaire, vede nella biografia di un artista la conditio sine qua non per comprenderne l'opera. Associando, quindi, il valore dell'uomo al valore dell'opera, Sainte-Beuve dimostra miopia e poco acume. Proust, contro il superficiale metodo positivista, sente la necessità di confutare tale tesi per dimostrare che i capolavori hanno la loro genesi da io diversi e più profondi di quelli che si manifestano nella quotidianità. Come c'è differenza tra la magia onirica di Sylvie di Nerval e la sua pazzia, o come tra la simpatia e i bei modi di Baudelaire (tra l'altro amico di Sainte-Beuve e poeta prediletto di Proust) e i suoi versi velenosi notturni dionisiaci, oppure come tra la volgarità di Balzac e l'assenza di stile che lo caratterizzano e lo rendono unico e che Sainte-Beuve non aveva capito. Esempi che dimostrano quanto le loro opere, nate nel silenzio da un io riflessivo e sognante, siano lontane dal loro diverso io quotidiano e riconosciuto dagli altri (Freud è dietro l'angolo...). È in questa distinzione che la scrittura diventa vitale, l'universo entro cui trovare il senso dell'esistenza, per dare forma viva ai ricordi che andrebbero inesorabilmente perduti.

Intelligenti, partorite da una mente raffinatamente sensibile, le pagine dedicate a Baudelaire. Ne analizza molti versi, cogliendone i colori e le emozioni che nessuno è stato in grado di eguagliare (e che il critico Sainte-Beuve non è riuscito neanche a intuire). 


È divertente notare come la Recherche, opera in parte autobiografica, sia letta dagli studiosi e dai lettori innamorati cercando nella biografia di Proust tutti gli eventi che si ricollegano all'opera...

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