Presentazione


Presentazione

Questo spazio è dedicato agli appunti, alle briciole di recensione irrazionali, che colgo, da lettore appassionato e spesso rapsodico, nei miei viaggi verso la lentezza e la riflessione. Briciole di recensione irrazionali dunque.

Briciole perché sono brevi, a-sistemiche, frammentarie, come un certo spirito moderno pretende. Non sono delle vere recensioni. Queste hanno uno schema e una forma ben precisa, mentre i miei sono più che altro appunti colti sul momento, associazioni d’idee, giudizi dettati dalle impressioni di un istante, da una predisposizione d'animo subitaneo, da un fischio di treno... E perciò li definisco irrazionali. Perché sfuggono da un qualsiasi schema predefinito, perché sono intermittenti, perché nella scelta di un libro, per via di una congenita voracità, spesso non seguo linee e percorsi definiti dalle letture precedenti, ma mi lascio trasportare dagli ammiccamenti o dalle smorfie di sfida che un libro sulla mensola della libreria mi lancia.

È un modo insomma di coltivare, di giocare, di prendere vanamente in giro la memoria, per conservare, catalogare e archiviare frammenti di ricordi e suggestioni che un giorno, magari, potranno farmi sorridere e, perché no, commuovere.

5 feb 2024

Ermeneutica di Proust - Maurizio Ferraris (Saggio – 1987)

"Le serie amorose o i gruppi biologici e sociologici sono in fin dei conti meccanismi particolari di una più generale visione legislativa che porta gli individui, i gruppi, le classi, le stirpi e le nazioni a ripetere pochi gesti e a incarnare passioni, pregiudizi e ideali sempre identici, per quanto successivi e contraddittori per opera delle metamorfosi e delle instabilità che dissolvono sia gli uomini, sia le nazioni e l'umanità".


Nel tentativo di cogliere il significato più profondo che la Recherche ha oggi, in questa raccolta di saggi il filosofo italiano si cimenta nella descrizione di un’opera-mondo dal significato filosofico. Ferraris confessa di aver letto e riletto sette volte il capolavoro di Proust in circa dieci anni e da questa esperienza si sono manifestate delle considerazioni che saranno trascritte in queste pagine. Loro assunto di base è che Proust, nella Recherche, è sì romanziere, ma è anche filosofo. I saggi, che rimandano spesso a considerazioni platoniche e quindi vicine a Deleuze, si concentrano sulle interazioni psicologiche dei personaggi, sul significato dei loro nomi, sulle armonie interne al romanzo, sulle lunghe catene che si intrecciano anche con i cahier e gli scritti precedenti (che sono solo un lungo esercizio preparatorio alla Recherche).

Ferraris argutamente si concentra sul significato della fuga per Proust, sia essa di persone (vedi Albertine, la fuggitiva per eccellenza) sia di sentimenti o di idee. Una fuga che si evidenzia nella ricerca dell'identità dei personaggi che diventano elenchi di attributi, ma che non si riesce mai a mostrarne. Sostanze che si trasformano; metamorfosi che sono la sostanza stessa dei personaggi, dei luoghi, dei gruppi sociali del romanzo. 

La Recherche come romanzo, ma anche come trattato filosofico.

Peccato per il continuo riferimento a Platone e a Deleuze…


9 gen 2024

Classifica: i più belli e i più deludenti del 2023

Pochi, purtroppo, i libri letti lo scorso anno. Solo una ventina. Un po' per pigrizia, un po' perché una nuova fiamma si è accesa, il tempo per la lettura è stato spesso sacrificato. Nonostante ciò, l'anno appena trascorso è stato culturalmente stimolante. Come un braciere che conserva il calore ed è capace di riaccendersi, l'astronomia, più esattamente l'astrofotografia, è tornata a bruciare dietro la mia fronte. Così è iniziata una nuova avventura, una nuova sfida, fatta di studi, ricerche, alti muri da scavalcare.

Il 2023 è stato anche un anno di studi accademici, di qualche bella soddisfazione intellettuale. È stato l'anno di un pezzo di Costa Azzurra, di Barcellona, di Aosta, del Belgio e della sua splendida Bruges, della nostra serenità davanti a un bicchiere di Kir, dell'Olanda e dei suoi incantevoli Vermeer (su tutti La Lattaia, La Ragazza con il turbante e La veduta di Delft, "il quadro più bello del mondo" secondo Proust, l'ispiratore di parte del viaggio), dell'inaspettata Amsterdam, del Trentino, del ritorno in Germania. È stato un divertente e inaspettato anno di sport (soprattutto di calcio), di nuove amicizie.

Insomma un anno in cui ho dovuto sacrificare parte del tempo per la lettura, sapendo, tuttavia, che i miei libri sono lì, che mi stuzzicano, che mi aspettano...


Ma ecco il mio solito elenco di libri da ricordare:

1. Dalla parte di Proust - Stefano Brugnolo

2. Al ballo con Marcel Proust - Principessa Marthe Bibesco

3. Sociologia dei media - Claudio Riva, Giovanni Ciofalo, Piergiorgio Degli Esposti, Renato Stella 


Il 2023 è stato l'anno, ancora una volta, dedicato a Marcel Proust, alla mia ricerca dello scrittore parigino dentro e fuori di me. E il volume di Brugnolo è stato illuminante perché si colloca in una sfera antiplatonica e antideleuziana che condivido pienamente. Un saggio che rende onore alla capacità dell'immenso romanziere di essere anche un grande pensatore in grado di intuire e descrivere quei lati oscuri e quasi impenetrabili della nostra mente. L'elegante libro della Bibesco resta una testimonianza preziosa e sentita che riconosce la profonda sensibilità dell'uomo Proust. Il terzo classificato, invece, è un manuale ben scritto e chiaro che è strumento necessario per comprendere un mondo contemporaneo sempre più contaminato dalla rivoluzione digitale.

All'interno della galassia Proust, devo annoverare tra i libri meno interessanti dello scorso anno le sue mediocri Poesie e il saggio di Lehner, Proust era un neuroscienziato, che ho trovato poco attento alla filosofia e incapace di sospendere il giudizio di fronte ai pochi dati che possediamo.

Un accenno doveroso, sebbene fugace, alle compagnie di Bufalino e di Cioran che, inesorabilmente e necessariamente, fanno parte della mia crescita emotiva e intellettuale.

28 dic 2023

La Grande Guerra sul Fronte Dolomitico - Antonella Fornari (Saggio - 2014)

"Il Comando Italiano riteneva piuttosto improbabile che gli Austriaci si sarebbero spinti fin lassù a causa delle difficoltà e dell'asprezza del terreno. Fu un gravissimo errore di valutazione perché il 30 giugno 1915, la guida tirolese Joseph Innerkofler, superato il Vallon della Sentinella (Andertertal), non solo valicò il passo in tutta tranquillità, ma pernottò in Vallon Popera potendo così osservare come le nostre truppe si stessero organizzando. IL 4 luglio 1915, poi, Vinzenz Goller, con una pattuglia volante, salì ad occuparlo stabilmente cosicché, quando gli Italiani - del tutto ignari - partirono all'alba per la solita ricognizione, furono accolti da una scarica di fucilate".


Recuperare le memorie di singoli uomini, di singole cime, di singoli passi è un esercizio amorevole e allo stesso tempo doveroso. Ci dà l'idea più cruda e toccante, partendo dal particolare, di cosa sia stata la Grande guerra in generale. Il fronte Dolomitico è il vero protagonista di questa storia. È storia, anche, di uomini coraggiosi, di battaglie cruenti, di cime impervie, di freddi inconcepibili; di nomi che sono diventati miti, come Cime di Lavaredo, Torri di Falzarego, Passo della Sentinella, Sasso del Mistero. Qui, sulle cime così alte, bellissime e impervie, si è combattuta una guerra sanguinosa, assurda, inimmaginabili. 

Raccontate con un po' di retorica, i racconti sono accompagnati da bellissime foto dall'alto contenuto storico e morale.

2 dic 2023

Taccuino per stenografia - Emil Mihai Cioran (Saggio 1937-1938)

"che io anneghi nel mio stesso annichilamento - fragranza"

"sentire i propri passi in altri secoli -"

"Pascal ma soprattutto Nietzsche - sembrano giornalisti dell'eternità"

"Se fossi stato Dio, avrei fatto tutto di me, tranne che un uomo - Quanto sarebbe stato grande Gesù, se fosse stato un po' più misantropo!"


Scritto in romeno durante i primi anni francesi, questo quadernetto di appunti, ma anche di lampi di genio, è stato concepito da Cioran per uso privato. Una palestra di scrittura, un diario, una confessione in cui il romeno si sfoga e cerca di dare forma a un pensiero tragico e nichilista. Nel suo carattere estemporaneo e nel suo confronto con l'eternità sta la particolarità di questo volumetto. I tormenti dell'uomo Cioran, le sue disperazioni sono riversati in queste pagine di lotta contro il mondo, ma anche contro se stesso e, non poteva essere altrimenti, contro Dio. Unico fine: trovare sollievo, trovare una qualche forma di liberazione e di autenticità. 

Il libretto è impreziosito dal testo a fronte, da una breve introduzione di Eugène van Itterbeek e una postfazione di Antonio Di Gennaro. 

Il saggio di Antonio Di Gennaro, in particolare, verte sul rapporto contraddittorio che Cioran ha avuto con Parigi, città affascinante ma triste, luminosa e malinconica, e allo stesso tempo agonizzante. La bicicletta, quindi, diventa il mezzo che gli ha permesso letteralmente di non suicidarsi. Un metodo per sopravvivere dunque, per mortificare corpo e pensieri e per per sfuggire alle incombenze della vita. Un uomo senza patria insomma, un nomade che trova il suo rifugio e il suo antidoto alla vita nella notte della scrittura e, più specificamente, nella lingua francese.

26 ott 2023

Un incontro con Proust - Jacques Benoist-Méchin (Saggio - 1957)

"Com'era lontano il nobile cavaliere che mi ero preparato a vedere da questo mago assiro dalle palpebre cascanti, e che ora si rivolgeva a me con una voce soffocata! Ma ecco, all'improvviso, scoprii i suoi occhi: due occhi di velluto, scuri, profondi e penetranti (due occhi proprio da nictalopo, come diceva Marthe Bibesco). Luminosi, vellutati, splendenti intelligenza, essi sono restati impressi nella mia memoria come mi guardassero ancora. Ne rimasi incantato, e compresi all'istante che quell'ombra moribonda che mi teneva la mano non era quella di un malato qualsiasi, ma tutto quel che restava di un uomo che aveva deliberatamente sacrificato la propria vita alla sua opera e che da questa si era lasciato letteralmente divorare".


Benoist-Méchin, ancora ventenne, lettore appassionato dei primi volumi della Recherche, gli unici pubblicati mentre Proust era in vita, nonostante il periodo postbellico incontra il critico tedesco Curtius (che aveva appena pubblicato un volume sugli scrittori francesi più importanti, senza citare Proust) e gli chiede di tradurre in tedesco alcune delle meravigliose pagine proustiane. Così il francese si propone di mediare tra i due e decide di scrivere a Proust. Quest'ultimo con la delicatezza e la dolcezza che gli appartengono dà il benestare all'operazione. Vuole, però, che il giovane Benoist-Méchin gli mandi un suo ritratto, perché interessato a studiarne i tratti al fine di trovare quella della madre del giovane che aveva conosciuto poco prima. 

Dopo un cordiale scambio epistolare, nell'estate del 1922 all'hotel Ritz di Parigi, il futuro storico francese incontra Proust, ormai prossimo alla morte. Nel volumetto sono raccolte tutte le impressioni che Benoist-Méchin ha avuto prima e durante quell'incontro. Dallo scambio di opinioni che i due avranno, emerge un Proust affaticato, distrutto dal suo sforzo quasi sovrumano di ritrovare il tempo perduto, ma attento alla sua aspirazione ultima: riuscire a contemplare la vita terrena, recuperando il suo passato e allo stesso tempo arrivare alla memoria di tutti i passati in una visione universale e di comunione. 

Il volume è corredato da un commovente apparato fotografico; una perla.


24 ott 2023

Poesie - Marcel Proust (Poesia - 1888/1922)

"Il tempo tutto cancella come le onde i giochi costruiti dai bimbi sulla sabbia spianata,

così precise e vaghe dimenticheremo parole dietro le quali ognuno sentiva l'infinito".

(Da "Contemplo spesso il cielo della mia memoria")


Le poesie scoperte nel 1979, ritrovate nelle lettere e dedicate agli amici intimi di Proust, sono state pubblicate negli anni Ottanta del secolo scorso. Quelle che ritraggono pittori e musicisti, anch'esse raccolte ne volume, invece erano già state pubblicate nella raccolta giovanile I piaceri e i giorni. Sono dei giochi, delle distrazioni che lo scrittore si è concesso. Eppure, nonostante le occasioni siano spesso ludiche, come nell'intera produzione proustiana rappresentano un universo in espansione che confluisce nei temi della Recherche. Poesie di occasione senza pretesa di serietà, sono scritte per perdere del tempo, sono in qualche modo preludi che anticipano la Recherche. In alcuni casi sono anche occasioni sociali per Proust, un altro modo per stare vicino a quel mondo quella mondanità che nei suoi ultimi anni aveva abbandonato, per dedicarsi alla scrittura totale del suo capolavoro.

Le poesie in sé sono abbastanza mediocri, e leggendole si capisce il motivo per cui Proust non si è speso per la loro pubblicazione. 


23 ott 2023

Dalla parte di Proust - Stefano Brugnolo (Saggio - 2022)

"Per molti aspetti Proust è stato un grande pensatore. Uso a bella posta questa parola, che ad alcuni farà storcere il naso. Quando si è letta la Recherche la sensazione è quella di vedere il mondo da un'altra prospettiva, con altri occhi o occhiali. Cambia la visione, ma non nel senso della Weltanschauung, bensì in quello che punta a privilegiare il vedere (o il percepire o il sentire) rispetto al sapere (inteso come insieme di nozioni acquisite e date per scontate). Per poter apprezzare il pensiero di Proust occorre dunque liberarsi dall'idea che l'unica forma di pensiero valido sia quello proposizionale, concettuale, che procede per argomentazioni e dimostrazioni logiche"


La Recherche, si sa, può apparire, nella sua monumentalità, un romanzo difficile. E non è una percezione sbagliata in fin dei conti. Eppure questo romanzo assoluto, poliedrico e totale è disponibile a dialogare con tutti e a destare forti emozioni e riflessioni. Proust è un autore moderno, da subito un classico e quindi uno scrittore contemporaneo, attuale, in grado di dirci qualcosa di nuovo anche oggi. Una narrativa, quella proustiana, carica di verità teoretiche. Nel senso che lo scrittore, partendo da osservazioni sensoriali e particolari (gesti, espressioni facciali e verbali, situazioni), riesce a sviluppare e a recuperare leggi universali. Narrativa, saggistica, immaginazione, intelligenza analitica, metafora convergono nell'opera proustiana e tutti i personaggi, l'autore stesso e ovviamente il lettore sono costretti a misurarsi con le proprie intime verità, che solitamente tendono a nascondersi e a mistificarsi. Un romanzo alla ricerca della verità, dunque. Uno scrittore che è al contempo un filosofo, che studia i processi selettivi della memoria fluida, una memoria metamorfica che trova, però, una salvezza solo nell'arte, nella letteratura, nel romanzo che ha appena finito di scrivere. È questo il tema della percezione della memoria del tempo. 

Brugnolo riflette anche sulla capacità straordinaria di Proust di teorizzare la letteratura, che trova nella Recherche uno sviluppo organico e minuzioso del Contro Sainte-Beuve. Il suo metodo analogico-metaforico, che secondo l'autore ricorda il metodo mitico di Joyce, è utilizzato sempre e solo per cercare la verità, sia essa parziale, sia essa totale. Capacità interpretative che lo avvicinano alle intuizioni che Freud ha avuto nei suoi studi sul sogno e sulla psicoanalisi. 

In un capitolo è studiato, inoltre, il rapporto che l'autore della Recherche ha con la storia e la società. Un interessante confronto tra le tesi sostenute da Charlus (personaggio tra i più interessanti dell'intero romanzo) e quelle di Schmitt e della sua idea politica di destra secondo cui essa sta tutta nella distinzione tra amico e nemico. Confronto azzardato a primo sguardo, ma che invece cela germi di verità. Rapporti di società che si semplificano nelle pagine, per esempio, dedicate al caso Dreyfus, tanto discusso nei salotti dell'alta borghesia. 

Nel saggio c'è spazio per alcune considerazioni su lettori e critici di Proust, come Orlando (il maestro dell'autore del volume), Curtius, Ginzburg, Lavagetto, Sartre. Per concludere con un confronto tra Mallarmé e lo stesso Proust sul ruolo della letteratura (dopo la morte di Dio e di tutti i valori) come alternativa della religione. La letteratura, dunque, non intesa come arte per l'arte, bensì come la sola in grado di dare senso alla vita. 

L'ultimo capitolo riguarda i temi dello snobismo, della gelosia, dell'omosessualità, dell'ebraismo trattati con la profondità analitica di Proust e accompagnati genialmente dalle sue toccate comiche. Proust come sociologo quindi, che interpretando il suo tempo dei salotti alto-borghesi e aristocratici ne ha profetizzato il nostro.

L'impressione (positiva) è che il critico legga il capolavoro proustiano in una chiave di lettura deplatonizzante, lontana da quella di Deleuze, più legata a principi empirici, anti-metafisici e immanenti. Sullo sfondo, invece, aleggia Freud. Non tanto come lettura psicanalitica della Recherche, quanto di una coppia, Proust-Freud, che per vie diverse e con metodi diversi è stata in grado di intuire e descrivere quei lati oscuri e quasi impenetrabili della nostra mente.

Gli argomenti sono analizzati con lo sguardo dell'accademico, ma anche con la pazienza e la semplicità del divulgatore. Uno dei migliori saggi dedicati a Proust in questi ultimi anni.

13 set 2023

Kitchen - Banana Yoshimoto (Romanzo - 1988)

"Mentre mi avvolgevo nella coperta, mi venne da ridere al pensiero che anche stasera avrei dormito accanto alla cucina. Ma adesso non mi sentivo sola. Forse era questo che aspettavo. Forse non avevo aspettato e desiderato altro che un letto dove poter dimenticare per un po' le cose già accadute e quelle che ancora dovevano accadere. Una persona accanto può far sentire ancora più soli. Ma una persona che dorme sotto lo stesso tetto, e in più la cucina, le piante, la tranquillità... era il massimo. Sì, qui è il massimo".


Mikage, quando perde la nonna, si trova nella totale solitudine e si rintana nella cucina di casa, dove vive, meglio, vegeta. La cucina diventa un'ossessione; il luogo dove ritrovare un senso. Un suo compagno di università, Yuichi, insieme alla madre, Eriko (in realtà il padre di lui che dopo la morte della moglie ha deciso di diventare una donna), invitano Mikage a vivere nella loro bella casa. Anche qui la ragazza, smarrita, trova rifugio in cucina, e inizia a vivere. Le cucine sono, quindi, luoghi onirici, dov'è possibile fantasticare, dov'è possibile trovare l'anima e il colore della famiglia. Una famiglia, come quella in cui si ritrova, che può essere anche inventata. Abbastanza rapidamente, infatti, Mikage riconosce nel padre-madre di Yuichi una madre. Mentre la vita procede in quell'ambiente ovattato e Mikage trova un appartamento in cui vivere e continuare a ritrovare se stessa, viene a sapere che Eriko è stato assassinato. Inizia così la seconda parte del racconto, la più interessante e delicata. Yuichi e Mikage, non più sotto lo stesso tetto, si ritrovano nella solitudine e nella forza che esprimono per allontanarla. E inevitabilmente si trovano vicini. 

È un romanzo sulla solitudine adolescenziale; un esercizio di lettura. 

Al romanzo breve è affiancato un altro racconto lungo: Moonlight Shadow. Più elegante nella scrittura e delicato nelle emozioni, anche qui il tema della morte e della solitudine è centrale. I protagonisti sono Satsuki e Hitoshi, due fidanzati ai tempi del liceo. Hitoshi muore in un incidente stradale e, tempestosamente, la sofferenza di Satsuki è lacerante. Eppure l'amicizia con una strana ragazza incontrata per caso, Urara, e l'ossessione per la corsa la aiutano a sopravvivere. Un giorno, però, le due ragazze si incontrano su un ponte e assistono al fenomeno Tanabata, la festa delle stelle innamorate. E Satsuki vede Hitoshi che la saluta. La ragazza con le lacrime agli occhi intuisce che è giunto il momento di vivere e che il tempo va avanti, come il fiume sotto il ponte, e che occorre reagire al dolore.


5 set 2023

Stanza 43 - Mario Lavagetto (Saggio - 1991)

"La prima persona, insomma, appare indispensabile a Proust per esprimere la crisi della conoscenza; ma la necessità di trascenderla, di frantumare ogni pregiudiziale e acquisita identità tra il narratore e il personaggio, è iscritta nelle epifanie cadenzate che, alla fine della Recherche, preparano l'atto inaugurale della scrittura. L'aporia, a prima vista granitica, viene superata empiricamente attraverso l'infrazione dei codici di riferimento. Opera di confine, la Recherche presenta i caratteri di un ibrido, dove la fiducia, apparentemente illimitata, nel romanzo riscatta la sfiducia preliminare nella possibilità di conoscere il mondo: il narratore sale sulle spalle del personaggio e vede quello che al suo partner sembra irreparabilmente interdetto".


La ricerca appassionata di Lavagetto per l'errore lo porta a raccogliere piccoli indizi nella Recherche, all'apparenza insignificanti. Il critico scopre così "Un lapsus di Marcel Proust" (come da sottotitolo) nell'episodio in cui il Narratore si trova nella stanza del Barone di Charlus; la 43, appunto. Qui il Narratore-Marcel, senza volerlo, freudianamente mette in scena la sua omosessualità. Proust, nelle sue lettere e nelle interviste, dichiara che tra l'autore e il personaggio-narratore non c'è nessuna coincidenza. Eppure sono diversi i segni, le briciole in cui Proust si lascia sfuggire l'identificazione tra se stesso e il personaggio che dice Je della Recherche. Celebre l'episodio in cui Albertine lo chiama "Mon Marcel".

Ma il tema dell'omosessualità, tanto presente e centrale nel capolavoro proustiano, non può, secondo le parole dello stesso Proust (che ha sempre allontanato ferocemente le accuse di omosessualità), essere affibbiato al narratore. Quest'ultimo, infatti, è eterosessuale. Tuttavia, in questa apparente contraddizione, si nasconde la vera natura del parigino. È evidente nella celebre scena del bordello maschile di Jupien, nel Tempo ritrovato. Quella in cui in una notte di bombardamenti il narratore si rifugia e la stanza numero 43 gli viene assegnata per rifocillarsi. Qui sente dei lamenti al piano superiore e li insegue fino ad arrivare ad un occhio di bue dal quale può vedere l'interno della camera 14 bis. Nella stanza Charlus è incatenato a un letto di legno ed è frustato da Maurice. Dopo un po', quest'ultimo poco brutale per il Barone, è sostituito, melodrammaticamente e sadicamente, da un macellaio... Mentre il narratore si incammina verso casa, mentre ricorda la scena appena vista, pensa che Jupien aveva sostituito il letto di legno con uno di ferro più adatto per le catene nella stanza 43 (e non nella 14bis), quella del Narratore! Il personaggio che dice Je è quindi Proust stesso, l'omosessuale. Quell'io che racconta, quell'io che si illumina e ritrova il tempo perduto in fin dei conti, e nonostante Proust, è Marcel Proust. 

Nei piccoli dettagli disseminati nella Recherche, quindi, l'identità del Narratore-protagonista si fa sempre più chiara. E se all'inizio della pubblicazione del primo volume, Proust categoricamente affermava che non c'è nessuna coincidenza tra l'autore e il narratore, nel tempo e nel romanzo le due figure si assorbono.

Altro aspetto psicologico interessante è lo stratagemma utilizzato dall'io (non onnisciente) del romanzo di osservare e descrivere da fuori l'omosessualità. Il protagonista, infatti, spia gli avvenimenti. Più volte nel romanzo, dalla scena lesbica del Montjouvan alla stanza 43 di Charlus, il narratore vede furtivamente e fortuitamente altri personaggi cadere nel vizio dell'omosessualità. Pretesto che lo porta ad ammirare e sviscerare dettagli che solo chissà cosa sia l'omosessualità può descrivere. L'io-spettatore è sempre clandestino, spettatore-spia suo malgrado di scene che lo segneranno emotivamente e gli lasceranno inconsciamente una cicatrice dolorante per tutto il romanzo.

Il lavoro di Lavagetto è impressionante e minuzioso; attento alle fonti, sviscera nella psicologia del protagonista l'alter Ego dell'autore. E alla fine non possiamo non concordare con lui.

4 set 2023

Fa bene o fa male? - Dario Bressanini (Saggio - 2023)

"Il poter associare con un rapporto esplicito di causa ed effetto una malattia con quello che facciamo, e in particolare con quello che mangiamo, per molte persone è rassicurante. Spiega anche il grande successo di guru e guresse in rete che ti dicono cosa mangiare e cosa evitare assolutamente con le più svariate teorie. Di solito sono tutte prescrizioni che vanno molto al di là delle regole della sana nutrizione e, sebbene non abbiano fondamento scientifico, hanno molto successo perché ti danno l'illusione di avere il controllo su quello che ti può accadere".


Il "Manuale di autodifesa alimentare" di Bressanini, scritto tra l'altro con l'intenzione di contrastare quel senso di terrore diffuso spesso nel Web da stregoni vari, si muove in una nuova battaglia contro la disinformazione scientifica. Fra tali stregoni e terroristi dell'alimentazione spesso, purtroppo, troviamo medici o premi Nobel che si fanno portavoce di studi (o pseudo tali) che affermerebbero verità incontrovertibili. Nella scienza, però, scettica per definizione, non esiste il principio di autorità. E analizzando con metodo e attenzione tali studi si scopre che sono superficiali e falsi, se non addirittura falsati. Contro bufale, miti, pregiudizi, convinzioni e false credenze, il noto scienziato e divulgatore, cerca di consegnare al lettore alcuni strumenti utili per non cadervi vittima. Tra complessità della realtà e desiderio di risposte veloci non può esserci una relazione proficua. Ci vuole pazienza, una di quelle virtù che mancano al genere umano. Bisogna leggere, fare ricerca, saper fare ricerca, seguire un metodo articolato e non semplice come quello scientifico. L'impazienza, quindi, (ma anche la scarsa conoscenza scientifica, o un periodo di fragilità di fronte una malattia) diventa una forte motivazione psicologica che spinge molti a credere a tali miti. 

Il ruolo del caso e della prevenzione nella formazione dei tumori, lo zucchero, il sale rosa dell'Himalaya, l'integrale, le clorofille, l'acqua del rubinetto, gli integratori sono tutti argomenti trattati con metodo (scientifico) e dovizia con lo scopo di smantellare tutte quelle insopportabili bufale che circolano in rete. Utile la scheda che alla fine di ogni capitolo elenca i principi trattati.

Ironico, con esempi anche esilaranti, lo stile è tipico del divulgatore e scienziato che conosciamo dai social. Se lo si segue in quei canali il libro non dice quasi nulla di nuovo, ma è un testo scritto, da consultare con attenzione e, allo stesso tempo, riassuntivo. 

Insomma una gentile, ironica, lezione di scetticismo. Grazie!

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