Quando si crea un'opera d'arte, sia essa una composizione musicale, un dipinto, una poesia, una qualsiasi forma di produzione artistica insomma, l’autore è invaso da una luce estatica? È preda di intuizioni frenetiche che gli calano dall'alto? Oppure lo stesso autore è mosso da un'intenzione, da un articolato pensiero che è figlio di riflessione, di tecnica, di selezione e di analisi?
Il grande scrittore americano, interessato a capire i movimenti della mente umana, quei meccanismi che la strutturano e la identificano, è convinto che l'opera d'arte, in particolare quella poetica, sia una necessità che nasce dal lavoro della mente e dalla tecnica di scrittura. Con il suo spirito polemico (e tendenzialmente sarcastico), contro una certa visione realistica, in questo saggio si diverte a screditare gli scrittori che per vanità si definiscono vittime di intuizioni e di ispirazioni che non dipendono da loro stessi. Nel definire la sua teoria, Poe analizza il momento di processo creativo, la scelta della storia, dei protagonisti della teatralità; descrive il suo modo di scrivere partendo da un effetto per poi edificarlo e svilupparlo con originalità (stilistica e narrativa). L'originalità, come si scriveva, non risiede nell’ispirazione del momento, ma è sinonimo di lavoro, di ponderazione, di calcolo. Un esempio? Il Corvo, la sua opera più celebre, ricostruita passo dopo passo come se fosse una dimostrazione matematica.
Il saggio risulta prezioso (e delizioso) anche perché Poe sintetizza le sue teorie sulla composizione letteraria: le opere poetiche, se vogliono essere efficaci devono essere brevi; si scrivono con metodo e analisi, non in preda ai fumi delle frenesie spontanee; le opere si scrivono quando si ha chiaro in mente il finale e soprattutto si sa quale effetto vuole provocare nel lettore.
Una confessione non soltanto intelligente, ma anche onesta di un autore che in tutta la sua straordinaria opera ha messo al centro il tema della verità, della bellezza e della passione in tutte le sue forme, da quelle più logiche a quelle più esistenziali ed emozionali. Un saggio che, al di là della sua dimensione letteraria, dovrebbe essere adeguatamente studiato dai tanti fantomatici artistici contemporanei che producono pasticci solo sotto la dettatura dell'ispirazione.
Nota a margine. Durante la lettura del saggio, mi è venuto in mente Bufalino, il suo noto apprezzamento per Poe, le riflessioni e i resoconti sulla sua scrittura espressi in diversi saggi articoli e conferenze...
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