Presentazione


Presentazione

Questo spazio è dedicato agli appunti, alle briciole di recensione irrazionali, che colgo, da lettore appassionato e spesso rapsodico, nei miei viaggi verso la lentezza e la riflessione. Briciole di recensione irrazionali dunque.

Briciole perché sono brevi, a-sistemiche, frammentarie, come un certo spirito moderno pretende. Non sono delle vere recensioni. Queste hanno uno schema e una forma ben precisa, mentre i miei sono più che altro appunti colti sul momento, associazioni d’idee, giudizi dettati dalle impressioni di un istante, da una predisposizione d'animo subitaneo, da un fischio di treno... E perciò li definisco irrazionali. Perché sfuggono da un qualsiasi schema predefinito, perché sono intermittenti, perché nella scelta di un libro, per via di una congenita voracità, spesso non seguo linee e percorsi definiti dalle letture precedenti, ma mi lascio trasportare dagli ammiccamenti o dalle smorfie di sfida che un libro sulla mensola della libreria mi lancia.

È un modo insomma di coltivare, di giocare, di prendere vanamente in giro la memoria, per conservare, catalogare e archiviare frammenti di ricordi e suggestioni che un giorno, magari, potranno farmi sorridere e, perché no, commuovere.

23 set 2024

Saggio sui dati immediati della coscienza (Henri Bergson - Saggio 1889)

"Respiro l'odore di una rosa, e subito confusi ricordi d'infanzia mi ritornano alla memoria. A dire il vero, questi ricordi non sono affatto stati evocati dal profumo della rosa: li respiro nell'odore stesso, che per me è tutto ciò. Altri lo sentiranno diversamente. - Direte che si tratta sempre dello stesso odore associato però a idee diverse. - Esprimetevi pure così, sono d'accordo; ma non scordate che, per farlo, avete prima eliminato le diverse impressioni che la rosa suscita in ognuno di noi, e ciò che esse hanno di personale; non ne avete conservato che l'aspetto oggettivo, ciò che, nell'odore della rosa, appartiene al dominio comune, e, per così dire, allo spazio. Del resto, è solo a questa condizione che si è potuto dare un nome alla rosa e al suo profumo".


Diviso in tre capitoli, i primi due sono, a detta del filosofo, di introduzione al terzo, quello rivolto al tema della libertà. Per noi, però, è il secondo il capitolo più interessante, quello dedicato al tempo come durata che si differenzia dallo spazializzato (tra le pagine più famose del filosofo francese). Andiamo per ordine. Contro il positivismo che voleva ridurre il funzionamento della psiche alle leggi della fisica, il primo capitolo è sugli stati di coscienza e sulla differenza qualitativa dell'intensità percettiva di stato di coscienza. Bergson, infatti, contesta i risultati degli esperimenti fisici e psicologici che i positivisti avevano compiuto per dimostrare che tutto era riducibile a fattori scientifici. Il francese, invece, insiste sulla qualità delle percezioni, sulla loro intensità nella nostra coscienza.

Il secondo capitolo, il più famoso e originale, è dedicato all'idea di tempo come durata. Il tempo per il filosofo, infatti, si può distinguere in tempo spazializzato, quantitativo e simultaneo (quello della scienza), e in durata (quella qualitativa della coscienza). Una trascrizione filosofica, con le dovute differenze, di quelle che saranno le intermittenze del cuore di Proust.

Il terzo capitolo, sul tema della libertà, è il risultato consequenziale dei primi due. Qui, viste le premesse, la libertà si contrappone alla causalità, il dinamismo della volontà contro il meccanicismo e il determinismo. L'attività dell'io per Bergson non può essere paragonata a quella di una qualsiasi forza fisica; il determinismo fisico, non può essere ridotto a determinismo psicologico.

Secondo il filosofo francese gli errori relativi alla questione della libertà nascono dalla confusione tra i termini di successione e simultaneità, di durata ed estensione, e ancora una volta di qualità e quantità. Non è un caso che nell’intero saggio Bergson insista continuamente su tale differenza, argomento spesso travisato specialmente dai positivisti. 

Un saggio accademico, ormai parte della storia della filosofia occidentale, un po’ vetusto forse; da correlare però alle pagine proustiane sul tempo perduto e ritrovato.

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