Presentazione


Presentazione

Questo spazio è dedicato agli appunti, alle briciole di recensione irrazionali, che colgo, da lettore appassionato e spesso rapsodico, nei miei viaggi verso la lentezza e la riflessione. Briciole di recensione irrazionali dunque.

Briciole perché sono brevi, a-sistemiche, frammentarie, come un certo spirito moderno pretende. Non sono delle vere recensioni. Queste hanno uno schema e una forma ben precisa, mentre i miei sono più che altro appunti colti sul momento, associazioni d’idee, giudizi dettati dalle impressioni di un istante, da una predisposizione d'animo subitaneo, da un fischio di treno... E perciò li definisco irrazionali. Perché sfuggono da un qualsiasi schema predefinito, perché sono intermittenti, perché nella scelta di un libro, per via di una congenita voracità, spesso non seguo linee e percorsi definiti dalle letture precedenti, ma mi lascio trasportare dagli ammiccamenti o dalle smorfie di sfida che un libro sulla mensola della libreria mi lancia.

È un modo insomma di coltivare, di giocare, di prendere vanamente in giro la memoria, per conservare, catalogare e archiviare frammenti di ricordi e suggestioni che un giorno, magari, potranno farmi sorridere e, perché no, commuovere.

20 mar 2024

Il dottor Zivago - Boris Pasternak (Romanzo - 1957)

"Il dolore rendeva più acuta la sua sensibilità e gli faceva percepire le cose con tanto maggiore vivezza. Quello che lo circondava, perfino l'aria, acquistava un carattere di rara eccezionalità. Nella sera invernale, quasi simile a una commossa presenza, spirava un infinito cordoglio. Era come se fino a ora mai fosse imbrunito così, come se il tramonto fosse sceso per la prima volta quel giorno, a consolazione di un uomo abbandonato, piombato nella solitudine; come se i boschi tutto intorno, sui colli, volgendo le spalle all'ultimo orizzonte, non costituissero solo un limite del panorama, ma vi si fossero disposti uscendo dalla terra per esprimere la loro partecipazione".


Con un incedere non sempre lineare, a tratti frammentato, il romanzo racconta delle difficoltà e degli amori di Jurij Andreevic Zivago, mentre infuria la terrificante guerra civile in Russia tra l'Armata rossa e quella bianca. Jurij, medico e poeta, di buona famiglia, ha una vita regolare. Moglie, figlio, rispettabilità, nonostante la condizione non felice della Russia prerivoluzionaria, sembra avere tutto. Ma quando scoppia la guerra, Zivago affronta il molteplice caos della vita ed è costretto a partire. Tra infinite difficoltà, però, incontra Lara, una crocerossina dal passato infelice, della quale platonicamente si invaghisce. Interrotta la guerra, Zivago rientra a Mosca, dove la rivoluzione è appena scoppiata. Divenuto povero, con la moglie Tonia e il piccolo figlio scappano sugli Urali. Qui, casualmente, il medico incontra Lara e stavolta l'amore esplode in modo passionale, anche se fugace. Catturato dai partigiani, Zivago pensa alla famiglia ed è lacerato dai sensi di colpa. Molto tempo dopo riesce a scappare dalla prigionia e ritorna nel paesino sugli Urali. Ma la moglie e i figli (nel frattempo Tonia aveva avuto una secondo bambino) sono costretti alla fuga e dopo l'espulsione dall'Unione Sovietica si sono trasferiti a Parigi. Persa la famiglia, tuttavia, ritrova Lara e Jurij vive il periodo più felice della sua vita e riprende persino a scrivere poesie. La felicità, si sa, dura poco. Raggiunti da Komarovski, uno spregevole avvocato che aveva abusato di Lara molto anni prima, sono avvertiti che stanno per essere arrestati. Lara e Jurij si separano ancora una volta (in pagine memorabili) e il medico, tornato a Mosca, vive di espedienti, mentre le sue poesie iniziano a circolare quasi semiclandestinamente. Qui conosce Marina che si innamora di lui e ritrova i suoi amici. Ricomincia così una nuova vita, quasi normale. Incontra persino il fratellastro Evgraf, ora generale della vittoriosa Armata rossa che si offre di aiutarlo. E quando tutto sembrava volgere per il meglio, Zivago è stroncato da un infarto. Ai funerali partecipa anche Lara che, insieme a Evgraf, decide di pubblicare tutti gli scritti di Zivago. Tuttavia ciò non avverrà perché Lara arrestata per strada sparisce, forse, condotta in un campo di concentramento. Qualche anno dopo, nel 1943, due amici di Zivago incontrano una lavandaia, Tanja, che racconta loro la sua storia di orfana. I due uomini capiscono che Tanja è la figlia di Zivago e Lara... 

Zivago, medico e poeta, scienziato e artista, spezzato in due dall'amore per la moglie Tonia e l'infermiera Lara, è il simbolo dell'illusione, di un progresso della storia che non c'è. Tra pessimismo e desolazione, non c'è spazio per una durevole normalità; tutto è destinato al declino, alla fine. La protagonista assoluta, in quest'ottica e più in generale, sembra essere la storia, sofferta, di un popolo che ha subito la Grande guerra, la guerra civile e, dopo, le miserie dell'Unione sovietica. Persino la rivoluzione del 1917, che segna una cesura netta tra la Russia arretrata dell'Ottocento e il regime sovietico, è letta nella sua dimensione fallimentare. Nella vanità di un paese come la Russia manca il valore per la vittoria. Ogni cosa bella muore. Sin dalle prime pagine si respira un alito di putrescenza. Gli uomini, le rivoluzioni, gli amori, le illusioni, tutto è destinato a morire. Al fallimento  solo qualche preghiera e l'arte possono provare a illuminare un'oscura speranza di sopravvivenza, possono svelare un frammento di se stessi e del destino. Nel romanzo trovano luogo la religione (forse tanta) e la filosofia, testimoni sofferenti degli eventi della storia e del destino. 

Con un velo di nostalgia che copre l'intera storia, Pasternak descrive con una penna deliziosa e amorevole la natura. Descrizioni paesaggistiche che sono paesaggi dell'anima, come le poesie scritte da Zivago che integrano e corredano il romanzo (descrizioni, a dire il vero, per nulla esaltanti).

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