Con un incedere non sempre lineare, a tratti frammentato, il romanzo racconta delle difficoltà e degli amori di Jurij Andreevic Zivago, mentre infuria la terrificante guerra civile in Russia tra l'Armata rossa e quella bianca. Jurij, medico e poeta, di buona famiglia, ha una vita regolare. Moglie, figlio, rispettabilità, nonostante la condizione non felice della Russia prerivoluzionaria, sembra avere tutto. Ma quando scoppia la guerra, Zivago affronta il molteplice caos della vita ed è costretto a partire. Tra infinite difficoltà, però, incontra Lara, una crocerossina dal passato infelice, della quale platonicamente si invaghisce. Interrotta la guerra, Zivago rientra a Mosca, dove la rivoluzione è appena scoppiata. Divenuto povero, con la moglie Tonia e il piccolo figlio scappano sugli Urali. Qui, casualmente, il medico incontra Lara e stavolta l'amore esplode in modo passionale, anche se fugace. Catturato dai partigiani, Zivago pensa alla famiglia ed è lacerato dai sensi di colpa. Molto tempo dopo riesce a scappare dalla prigionia e ritorna nel paesino sugli Urali. Ma la moglie e i figli (nel frattempo Tonia aveva avuto una secondo bambino) sono costretti alla fuga e dopo l'espulsione dall'Unione Sovietica si sono trasferiti a Parigi. Persa la famiglia, tuttavia, ritrova Lara e Jurij vive il periodo più felice della sua vita e riprende persino a scrivere poesie. La felicità, si sa, dura poco. Raggiunti da Komarovski, uno spregevole avvocato che aveva abusato di Lara molto anni prima, sono avvertiti che stanno per essere arrestati. Lara e Jurij si separano ancora una volta (in pagine memorabili) e il medico, tornato a Mosca, vive di espedienti, mentre le sue poesie iniziano a circolare quasi semiclandestinamente. Qui conosce Marina che si innamora di lui e ritrova i suoi amici. Ricomincia così una nuova vita, quasi normale. Incontra persino il fratellastro Evgraf, ora generale della vittoriosa Armata rossa che si offre di aiutarlo. E quando tutto sembrava volgere per il meglio, Zivago è stroncato da un infarto. Ai funerali partecipa anche Lara che, insieme a Evgraf, decide di pubblicare tutti gli scritti di Zivago. Tuttavia ciò non avverrà perché Lara arrestata per strada sparisce, forse, condotta in un campo di concentramento. Qualche anno dopo, nel 1943, due amici di Zivago incontrano una lavandaia, Tanja, che racconta loro la sua storia di orfana. I due uomini capiscono che Tanja è la figlia di Zivago e Lara...
Zivago, medico e poeta, scienziato e artista, spezzato in due dall'amore per la moglie Tonia e l'infermiera Lara, è il simbolo dell'illusione, di un progresso della storia che non c'è. Tra pessimismo e desolazione, non c'è spazio per una durevole normalità; tutto è destinato al declino, alla fine. La protagonista assoluta, in quest'ottica e più in generale, sembra essere la storia, sofferta, di un popolo che ha subito la Grande guerra, la guerra civile e, dopo, le miserie dell'Unione sovietica. Persino la rivoluzione del 1917, che segna una cesura netta tra la Russia arretrata dell'Ottocento e il regime sovietico, è letta nella sua dimensione fallimentare. Nella vanità di un paese come la Russia manca il valore per la vittoria. Ogni cosa bella muore. Sin dalle prime pagine si respira un alito di putrescenza. Gli uomini, le rivoluzioni, gli amori, le illusioni, tutto è destinato a morire. Al fallimento solo qualche preghiera e l'arte possono provare a illuminare un'oscura speranza di sopravvivenza, possono svelare un frammento di se stessi e del destino. Nel romanzo trovano luogo la religione (forse tanta) e la filosofia, testimoni sofferenti degli eventi della storia e del destino.
Con un velo di nostalgia che copre l'intera storia, Pasternak descrive con una penna deliziosa e amorevole la natura. Descrizioni paesaggistiche che sono paesaggi dell'anima, come le poesie scritte da Zivago che integrano e corredano il romanzo (descrizioni, a dire il vero, per nulla esaltanti).
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