Nel tentativo di cogliere il significato più profondo che la Recherche ha oggi, in questa raccolta di saggi il filosofo italiano si cimenta nella descrizione di un’opera-mondo dal significato filosofico. Ferraris confessa di aver letto e riletto sette volte il capolavoro di Proust in circa dieci anni e da questa esperienza si sono manifestate delle considerazioni che saranno trascritte in queste pagine. Loro assunto di base è che Proust, nella Recherche, è sì romanziere, ma è anche filosofo. I saggi, che rimandano spesso a considerazioni platoniche e quindi vicine a Deleuze, si concentrano sulle interazioni psicologiche dei personaggi, sul significato dei loro nomi, sulle armonie interne al romanzo, sulle lunghe catene che si intrecciano anche con i cahier e gli scritti precedenti (che sono solo un lungo esercizio preparatorio alla Recherche).
Ferraris argutamente si concentra sul significato della fuga per Proust, sia essa di persone (vedi Albertine, la fuggitiva per eccellenza) sia di sentimenti o di idee. Una fuga che si evidenzia nella ricerca dell'identità dei personaggi che diventano elenchi di attributi, ma che non si riesce mai a mostrarne. Sostanze che si trasformano; metamorfosi che sono la sostanza stessa dei personaggi, dei luoghi, dei gruppi sociali del romanzo.
La Recherche come romanzo, ma anche come trattato filosofico.
Peccato per il continuo riferimento a Platone e a Deleuze…
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