Presentazione


Presentazione

Questo spazio è dedicato agli appunti, alle briciole di recensione irrazionali, che colgo, da lettore appassionato e spesso rapsodico, nei miei viaggi verso la lentezza e la riflessione. Briciole di recensione irrazionali dunque.

Briciole perché sono brevi, a-sistemiche, frammentarie, come un certo spirito moderno pretende. Non sono delle vere recensioni. Queste hanno uno schema e una forma ben precisa, mentre i miei sono più che altro appunti colti sul momento, associazioni d’idee, giudizi dettati dalle impressioni di un istante, da una predisposizione d'animo subitaneo, da un fischio di treno... E perciò li definisco irrazionali. Perché sfuggono da un qualsiasi schema predefinito, perché sono intermittenti, perché nella scelta di un libro, per via di una congenita voracità, spesso non seguo linee e percorsi definiti dalle letture precedenti, ma mi lascio trasportare dagli ammiccamenti o dalle smorfie di sfida che un libro sulla mensola della libreria mi lancia.

È un modo insomma di coltivare, di giocare, di prendere vanamente in giro la memoria, per conservare, catalogare e archiviare frammenti di ricordi e suggestioni che un giorno, magari, potranno farmi sorridere e, perché no, commuovere.

30 ago 2018

Il tempo ritrovato - Marcel Proust (Romanzo - 1927)

"Gli anni felici sono anni perduti, si aspetta una nuova sofferenza per poter lavorare. L'idea della sofferenza preliminare si associa all'idea di lavoro, si teme ogni nuova opera pensando ai dolori che prima si dovranno sopportare per poterla concepire. E non appena si capisce che la miglior cosa che si possa incontrare nella vita è la sofferenza, si pensa senza paura, quasi come a una liberazione, alla morte".

In questo ultimo e meraviglioso capitolo della Recherche, Marcel è ormai giunto alla pienezza della maturità. Dopo gli anni rivissuti nella memoria, sa leggere il tempo e i suoi ricordi con occhi diversi e sa osservarli delicatamente e profondamente, percependoli diversi da come li aveva vissuti. Intuisce che ogni episodio ricordato nella memoria (e riportato nelle pagine) è in sé un tempo ritrovato. La vera vita, quindi, quella senza maschere, quella pienamente vissuta, è poggiata sulla memoria e sulla sua rievocazione attraverso la letteratura. Vita e traslitterazione artistica dunque diventano i simboli di consapevolezza e conoscenza.
Siamo nel 1918, la Grande Guerra sta per finire e Marcel decide di tornare a Parigi dopo aver visitato diverse case di cura per cercare di guarire dalla depressione seguente la morte di Albertine. Però prima si ferma per qualche giorno da Gilberte, a Tansonville. Qui i due ricordano il passato, l'infanzia, il loro lontano amore. E Gilberte si rattrista; adesso che il marito Saint-Loup la tradisce ha nostalgia della felicità di quei momenti. La scena successiva si sposta a Parigi. Una città abitata dalla miseria, abbandonata alla paura della guerra. Viene a sapere delle nuove storie omosessuali del germanofilo barone di Charlus; di Madame Verdurin così indifferente e lontana dalle atrocità della guerra; della morte eroica di Saint-Loup ucciso sul fronte.
Finita la guerra tutti cercano di riprendere le vecchie abitudini. Marcel è invitato al ricevimento della principessa di Guermantes, la vedova madame Verdurin insopportabile per il suo pettegolezzo e la sua ignoranza. Dopo tanti anni, dopo la guerra, rientra nella mondanità parigina. Ma prima di incontrare gli altri, Marcel si ferma nella biblioteca della principessa e lì le intermittenze del cuore esplodono con tutta la loro prepotenza. Si compie una rivoluzione nel cuore e nella mente del narratore; il passato gli appare come uno strumento per sconfiggere il tempo che inesorabilmente e indifferentemente scorre trascinando con sé ogni cosa. Ne ha conferma al ricevimento, quando incontra i suoi vecchi amici in un finale corale in cui tutti i personaggi, vivi  e morti, in qualche modo sono presenti. Eppure non riesce a riconosce gli ospiti, gli anni sono trascorsi molto in fretta, tutto è cambiato e i suoi vecchi amici si sono trasformati sia fisicamente sia moralmente. Sono alcuni banalissimi particolari a far riflettere Marcel: i capelli bianchi e i visi irriconoscibili solcati da rughe di dame un volta bionde e bellissime, il tintinnio di una posata, il pavimento irregolare del cortile. La memoria involontaria inizia a correre; in questi brevi attimi mente e cuore si tengono a braccetto e richiamano il passato, quello gioioso della giovinezza, ma anche quello del dolore. Allora la riflessione si concentra sul tempo e su come agisce sulla materia dei corpi delle persone che conosciamo. Persone e volti che sembrano indossare maschere che hanno ormai i tratti della morte. E inevitabilmente l'esame si fa amaro e sfocia sul tema della morte. Ma è anche il momento del riscatto, del tentativo di vittoria sui secoli. È l'occasione, abbagliante e fulminea, in cui Marcel, anche lui segnato dai tratti dei decenni, si convince a scrivere un libro per sconfiggere il Tempo. È giunto il momento di rivivere tutta la sua storia con gli occhi di chi ha colto un senso universale; è giunto il momento di scrivere "Alla ricerca del tempo perduto". 

Summa di tutta l'opera, romanzo dell'istinto e dell'intuizione, il settimo volume conclude con una legge il suo lungo cammino: la verità si costruisce sui dolori, sui lutti, sugli anni della vita, ma c'è la memoria che sa prendersi la rivincita, è la memoria che vince sul tempo e solo attraverso i ricordi possiamo essere. È quindi lo spirito che sopraffà sulla materia e che ci porta alla felicità del momento. L'immaginazione e la sua traduzione in un'opera creativa sono le armi per riuscire in questa impresa titanica; solo così si possono fissare e rendere eterne le conquiste della memoria.

Archivio blog