Presentazione


Presentazione

Questo spazio è dedicato agli appunti, alle briciole di recensione irrazionali, che colgo, da lettore appassionato e spesso rapsodico, nei miei viaggi verso la lentezza e la riflessione. Briciole di recensione irrazionali dunque.

Briciole perché sono brevi, a-sistemiche, frammentarie, come un certo spirito moderno pretende. Non sono delle vere recensioni. Queste hanno uno schema e una forma ben precisa, mentre i miei sono più che altro appunti colti sul momento, associazioni d’idee, giudizi dettati dalle impressioni di un istante, da una predisposizione d'animo subitaneo, da un fischio di treno... E perciò li definisco irrazionali. Perché sfuggono da un qualsiasi schema predefinito, perché sono intermittenti, perché nella scelta di un libro, per via di una congenita voracità, spesso non seguo linee e percorsi definiti dalle letture precedenti, ma mi lascio trasportare dagli ammiccamenti o dalle smorfie di sfida che un libro sulla mensola della libreria mi lancia.

È un modo insomma di coltivare, di giocare, di prendere vanamente in giro la memoria, per conservare, catalogare e archiviare frammenti di ricordi e suggestioni che un giorno, magari, potranno farmi sorridere e, perché no, commuovere.

27 mag 2021

La guerra e le false notizie - Marc Bloch (Saggio - 1914/15 - 1921)

"Una falsa notizia nasce sempre da rappresentazioni collettive che preesistono alla sua nascita; essa solo apparentemente è fortuita o, più precisamente, tutto ciò che in essa vi è di fortuito è l'incidente iniziale, assolutamente insignificante, che fa scattare il lavoro dell'immaginazione; ma questa messa in moto ha luogo soltanto perché le immaginazioni sono già preparate e in silenzioso fermento".


Durante i primi mesi di guerra, il sergente Bloch, poi promosso maresciallo, tiene quasi sempre aggiornato un taccuino: la fonte del suo racconto. Il volume raccoglie quegli appunti rivisti in un momento di convalescenza ne I ricordi di guerra 1914/15 e comprende anche le Riflessioni di uno storico sulle false notizie della guerra. Il primo scritto è il resoconto di un uomo, di un soldato che vive l'esperienza della guerra in prima persona. Un vero e proprio diario di guerra che annota i fatti salienti vissuti sul fronte orientale. La partenza al fronte, le tratte compiute, i villaggi attraversati marciando, le lunghe attese, la prima durissima battaglia sul Marna, il seguente egoistico sentimento di gioia alla notizia della vittoria. Tra ufficiali miopi e tragicamente incapaci e giovani soldati coraggiosi e silenziosi, l'esperienza della trincea segna un punto di svolta per Bloch, sia come uomo, sia come storico. Capisce davvero cosa vuol dire stare a contatto con la morte e con soldati che condividono gli stessi sentimenti, ma capisce anche che la storia è fatta da uomini di tutte le culture, di tutti gli strati sociali; è fatta di psicologia, soprattutto. Scoperta questa che lo proietterà verso quella storia che guarda all'interdisciplinarietà, che è in effetti il suo marchio di fabbrica. 

Il secondo scritto, invece, è dello storico che riflette sul suo mestiere, sulla guerra come fenomeno umano e psicologico, fattori che giustificano la creazione e la diffusione di false notizie circolanti nelle trincee. La storia, si sa, è costellata di falsi racconti creduti veri e la psicologia della testimonianza, però, non soddisfa completamente le richieste dello storico. Nelle testimonianze, naturalmente, si mescolano vero e falso. Lo studioso deve, quindi, essere sempre scettico e poi metodicamente verificare quanto raccolto. Durante la Grande Guerra, quella micidiale e massacrante esperienza di disumanità, i giornali, la censura, la penuria di informazioni, le emozioni, la fatica e soprattutto l'immaginazione degli uomini turbati e quindi ben disposti emotivamente preparano la creazione di false notizie, di leggende. 

I due scritti, nella sostanza, tratteggiano la Prima Guerra Mondiale (emblema di tutte le esperienze belliche) come un esperimento di psicologia sociale che lo storico moderno ha il compito di sviscerare in tutti i suoi aspetti.

3 mag 2021

I quaderni di Malte Laurids Brigge - Rainer Maria Rilke (Romanzo – 1910)

"E non si ha più nulla e nessuno, e si va per il mondo con una valigia e una cassa di libri, in fondo senza curiosità. Che vita è questa, in fondo, senza casa, senza oggetti ereditati, senza cani. Si avessero almeno ricordi. Ma chi li ha? Ci fosse l'infanzia, almeno: ma è come sepolta. Forse bisogna essere vecchi per poter arrivare a tutto questo. Penso sia bello, essere vecchi".


Il ventottenne Malte, in una Parigi alle soglie di quella che sarà la Grande Guerra, scrive il suo quaderno di ricordi, di inquietudini, del suo male di vivere. Parigi è città rumorosa, confusionaria, caotica, brulicante di persone e di autovetture, disorientante come i pensieri e i ricordi del giovane poeta. Tutto sembra contemporaneamente vivo e morto, vitale e decadente e Malte insegue impetuosamente e senza sosta, come spesso segue diversi personaggi nella folla parigina, quei ricordi di infanzia alla ricerca di sé e del suo significato. Nel suo diario di viaggio, di appunti e di riflessione le emozioni sono tradotte in parole che cercano di fissare meglio possibile quei ricordi che con il tempo si stanno scolorendo. Malte, fondamentalmente, riflette sul senso della vita e quindi sul senso della morte e la sua riflessione gli serve per essere vivo. Nel vedere la morte degli altri prova la paura della morte stessa, una fase della vita che cerchiamo sempre di dimenticare e a cui non pensare. Malte invece, tra realtà e surrealtà, ci pensa e così sembra scivolare nella paranoia, sembra dissociato, spaventato dal nulla e dalla mancanza di identità. L'esperienza delle cose, anche delle più insignificanti (dai momenti legati alla madre, alle vacanze in Europa settentrionale, agli oggetti ricordati) è sempre schopenhauerianamente una sua rappresentazione. Non esiste una realtà misurabile, ma questa è una verità solo se siamo noi a dargliela. 

Lo stile è spesso poetico, esistenziale, febbrile, così come febbricitanti sono i ricordi raccontati. È un libro dai tratti autobiografici, ma in fondo lento e noioso. 

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