Presentazione


Presentazione

Questo spazio è dedicato agli appunti, alle briciole di recensione irrazionali, che colgo, da lettore appassionato e spesso rapsodico, nei miei viaggi verso la lentezza e la riflessione. Briciole di recensione irrazionali dunque.

Briciole perché sono brevi, a-sistemiche, frammentarie, come un certo spirito moderno pretende. Non sono delle vere recensioni. Queste hanno uno schema e una forma ben precisa, mentre i miei sono più che altro appunti colti sul momento, associazioni d’idee, giudizi dettati dalle impressioni di un istante, da una predisposizione d'animo subitaneo, da un fischio di treno... E perciò li definisco irrazionali. Perché sfuggono da un qualsiasi schema predefinito, perché sono intermittenti, perché nella scelta di un libro, per via di una congenita voracità, spesso non seguo linee e percorsi definiti dalle letture precedenti, ma mi lascio trasportare dagli ammiccamenti o dalle smorfie di sfida che un libro sulla mensola della libreria mi lancia.

È un modo insomma di coltivare, di giocare, di prendere vanamente in giro la memoria, per conservare, catalogare e archiviare frammenti di ricordi e suggestioni che un giorno, magari, potranno farmi sorridere e, perché no, commuovere.

3 mag 2021

I quaderni di Malte Laurids Brigge - Rainer Maria Rilke (Romanzo – 1910)

"E non si ha più nulla e nessuno, e si va per il mondo con una valigia e una cassa di libri, in fondo senza curiosità. Che vita è questa, in fondo, senza casa, senza oggetti ereditati, senza cani. Si avessero almeno ricordi. Ma chi li ha? Ci fosse l'infanzia, almeno: ma è come sepolta. Forse bisogna essere vecchi per poter arrivare a tutto questo. Penso sia bello, essere vecchi".


Il ventottenne Malte, in una Parigi alle soglie di quella che sarà la Grande Guerra, scrive il suo quaderno di ricordi, di inquietudini, del suo male di vivere. Parigi è città rumorosa, confusionaria, caotica, brulicante di persone e di autovetture, disorientante come i pensieri e i ricordi del giovane poeta. Tutto sembra contemporaneamente vivo e morto, vitale e decadente e Malte insegue impetuosamente e senza sosta, come spesso segue diversi personaggi nella folla parigina, quei ricordi di infanzia alla ricerca di sé e del suo significato. Nel suo diario di viaggio, di appunti e di riflessione le emozioni sono tradotte in parole che cercano di fissare meglio possibile quei ricordi che con il tempo si stanno scolorendo. Malte, fondamentalmente, riflette sul senso della vita e quindi sul senso della morte e la sua riflessione gli serve per essere vivo. Nel vedere la morte degli altri prova la paura della morte stessa, una fase della vita che cerchiamo sempre di dimenticare e a cui non pensare. Malte invece, tra realtà e surrealtà, ci pensa e così sembra scivolare nella paranoia, sembra dissociato, spaventato dal nulla e dalla mancanza di identità. L'esperienza delle cose, anche delle più insignificanti (dai momenti legati alla madre, alle vacanze in Europa settentrionale, agli oggetti ricordati) è sempre schopenhauerianamente una sua rappresentazione. Non esiste una realtà misurabile, ma questa è una verità solo se siamo noi a dargliela. 

Lo stile è spesso poetico, esistenziale, febbrile, così come febbricitanti sono i ricordi raccontati. È un libro dai tratti autobiografici, ma in fondo lento e noioso. 

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