Presentazione


Presentazione

Questo spazio è dedicato agli appunti, alle briciole di recensione irrazionali, che colgo, da lettore appassionato e spesso rapsodico, nei miei viaggi verso la lentezza e la riflessione. Briciole di recensione irrazionali dunque.

Briciole perché sono brevi, a-sistemiche, frammentarie, come un certo spirito moderno pretende. Non sono delle vere recensioni. Queste hanno uno schema e una forma ben precisa, mentre i miei sono più che altro appunti colti sul momento, associazioni d’idee, giudizi dettati dalle impressioni di un istante, da una predisposizione d'animo subitaneo, da un fischio di treno... E perciò li definisco irrazionali. Perché sfuggono da un qualsiasi schema predefinito, perché sono intermittenti, perché nella scelta di un libro, per via di una congenita voracità, spesso non seguo linee e percorsi definiti dalle letture precedenti, ma mi lascio trasportare dagli ammiccamenti o dalle smorfie di sfida che un libro sulla mensola della libreria mi lancia.

È un modo insomma di coltivare, di giocare, di prendere vanamente in giro la memoria, per conservare, catalogare e archiviare frammenti di ricordi e suggestioni che un giorno, magari, potranno farmi sorridere e, perché no, commuovere.

20 set 2015

All'ombra delle fanciulle in fiore - Marcel Proust (Romanzo - 1919)

"Avrei sorriso di compassione se un filosofo avesse formulato l'idea che un giorno, sia pur lontano, avrei dovuto morire, che le forze eterne della natura mi sarebbero sopravvissute, le forze di quella natura sotto i cui piedi divini non ero che un granello di polvere; che dopo di me ci sarebbero ancora state quelle scogliere arrotondate e convesse, quel mare, quel chiaro di luna, quel cielo! Ma come sarebbe stato possibile, come il mondo avrebbe potuto durare più di me, dal momento che non ero perduto in lui, poiché era lui ad essere chiuso in me, in me che era ben lontano da riempire, in me dove, sentendo lo spazio per ammassarvi tanti altri tesori, gettavo sdegnosamente in un angolo cielo, mare e scogliere?"

Il secondo volume della "Ricerca del tempo perduto" è suddiviso in due lunghi paragrafi: "Intorno alla signora Swann" e "Nomi di paesi: il paese". La prima parte vede come protagonista ancora una volta Odette de Crécy, la moglie di Charles Swann e madre di Gilberte Swann, personaggi già  nel primo volume. Qui, l'arte, o meglio la tensione verso essa, lo porta a scontrarsi con le diverse personalità che incontra nel suo cammino di aspirante scrittore. Così il deludente spettacolo della Berma, tanto osannato da tutti, le insoddisfazioni provocate dagli incontri con l'intellettuale M. de Norpois, sebbene in un primo momento lo avviliscano, saranno importanti per la sua crescita.
L'altro aspetto che campeggia è quello amoroso. Il racconto, infatti, continua la storia adolescenziale, ma non per questo meno preziosa, tra il narratore stesso e Gilberte, la figlia di Swann. Il giovane ottiene di frequentare a suo piacere casa Swann, di stare vicino a Gilberte, di osservare le abitudini di Odette. Conosce lo scrittore Bergotte, ammirato per i suoi romanzi, e assapora il gusto della creazione artistica. Ma è anche il momento della scoperta del dolore per un amore non corrisposto. L'incontro con Bergotte, il seguente stimolo alla scrittura, il distacco doloroso, progressivo ed estenuante da Gilberte, sono motivo per cogliere quanta raffinatezza analitica possiede Proust nello studio delle passioni umane.
Nella seconda parte, ormai quasi guarito dalla sofferenza per la rottura con Gilberte, il giovane decide di visitare, insieme alla nonna, Balbec, il paese tanto immaginato e desiderato nel volume precedente. Qui, però, il luogo dei suoi sogni, la sua cattedrale in particolare, non rispetterà le attese, e la delusione sarà forte. La sera si sposta a Rivebelle con il marchese Saint-Loup e frequenta il barone di Charlus (fratello del duca di Guermantes). Vede e conosce delle bellissime ragazze, diventano quasi un'ossessione. Fa di tutto per incontrarle e per conquistarle, fa di tutto per innamorarsi. Avverte questo bisogno d'amore, bisogno dettato dalla bellezza... Saranno le fanciulle in fiore che distrarranno il narratore dalle sue attenzioni verso l'arte; lo sviano persino dalle gioie intellettuali che il pittore Elstir gli sa procurare con il genio e la sensibilità artistica. Lentamente, con un processo quasi meccanicistico, il protagonista si innamora di Albertine, una ragazza un po' civetta, attenta ai modi e agli abiti degli altri, bella, con un neo sopra il labbro superiore. La quale, almeno per adesso, non lo corrisponde.
Come è facile notare, tra le due parti si apre una frattura e, allo stesso tempo, si coglie una ciclicità dei fatti. Persino nella luce descritta: se nella prima parte ci troviamo impregnati di spazi freddi e isolati, nella seconda, invece, siamo catapultati tra spiagge, caldo e confusione. E poi l'estate finisce.

È il grande capitolo della Recherche nel quale si scopre la passione verso l'arte e verso l'altro sesso;  la scoperta della sessualità, dell'erotismo, ma anche della fascinazione artistica, del brivido di fronte alla creazione. Capitolo immenso, dal sapore del meraviglioso, in grado di lasciare a bocca aperta innanzi all'ineffabile capacità di Proust di descrivere il dolore, l'amore e i ricordi.

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