Presentazione


Presentazione

Questo spazio è dedicato agli appunti, alle briciole di recensione irrazionali, che colgo, da lettore appassionato e spesso rapsodico, nei miei viaggi verso la lentezza e la riflessione. Briciole di recensione irrazionali dunque.

Briciole perché sono brevi, a-sistemiche, frammentarie, come un certo spirito moderno pretende. Non sono delle vere recensioni. Queste hanno uno schema e una forma ben precisa, mentre i miei sono più che altro appunti colti sul momento, associazioni d’idee, giudizi dettati dalle impressioni di un istante, da una predisposizione d'animo subitaneo, da un fischio di treno... E perciò li definisco irrazionali. Perché sfuggono da un qualsiasi schema predefinito, perché sono intermittenti, perché nella scelta di un libro, per via di una congenita voracità, spesso non seguo linee e percorsi definiti dalle letture precedenti, ma mi lascio trasportare dagli ammiccamenti o dalle smorfie di sfida che un libro sulla mensola della libreria mi lancia.

È un modo insomma di coltivare, di giocare, di prendere vanamente in giro la memoria, per conservare, catalogare e archiviare frammenti di ricordi e suggestioni che un giorno, magari, potranno farmi sorridere e, perché no, commuovere.

13 set 2023

Kitchen - Banana Yoshimoto (Romanzo - 1988)

"Mentre mi avvolgevo nella coperta, mi venne da ridere al pensiero che anche stasera avrei dormito accanto alla cucina. Ma adesso non mi sentivo sola. Forse era questo che aspettavo. Forse non avevo aspettato e desiderato altro che un letto dove poter dimenticare per un po' le cose già accadute e quelle che ancora dovevano accadere. Una persona accanto può far sentire ancora più soli. Ma una persona che dorme sotto lo stesso tetto, e in più la cucina, le piante, la tranquillità... era il massimo. Sì, qui è il massimo".


Mikage, quando perde la nonna, si trova nella totale solitudine e si rintana nella cucina di casa, dove vive, meglio, vegeta. La cucina diventa un'ossessione; il luogo dove ritrovare un senso. Un suo compagno di università, Yuichi, insieme alla madre, Eriko (in realtà il padre di lui che dopo la morte della moglie ha deciso di diventare una donna), invitano Mikage a vivere nella loro bella casa. Anche qui la ragazza, smarrita, trova rifugio in cucina, e inizia a vivere. Le cucine sono, quindi, luoghi onirici, dov'è possibile fantasticare, dov'è possibile trovare l'anima e il colore della famiglia. Una famiglia, come quella in cui si ritrova, che può essere anche inventata. Abbastanza rapidamente, infatti, Mikage riconosce nel padre-madre di Yuichi una madre. Mentre la vita procede in quell'ambiente ovattato e Mikage trova un appartamento in cui vivere e continuare a ritrovare se stessa, viene a sapere che Eriko è stato assassinato. Inizia così la seconda parte del racconto, la più interessante e delicata. Yuichi e Mikage, non più sotto lo stesso tetto, si ritrovano nella solitudine e nella forza che esprimono per allontanarla. E inevitabilmente si trovano vicini. 

È un romanzo sulla solitudine adolescenziale; un esercizio di lettura. 

Al romanzo breve è affiancato un altro racconto lungo: Moonlight Shadow. Più elegante nella scrittura e delicato nelle emozioni, anche qui il tema della morte e della solitudine è centrale. I protagonisti sono Satsuki e Hitoshi, due fidanzati ai tempi del liceo. Hitoshi muore in un incidente stradale e, tempestosamente, la sofferenza di Satsuki è lacerante. Eppure l'amicizia con una strana ragazza incontrata per caso, Urara, e l'ossessione per la corsa la aiutano a sopravvivere. Un giorno, però, le due ragazze si incontrano su un ponte e assistono al fenomeno Tanabata, la festa delle stelle innamorate. E Satsuki vede Hitoshi che la saluta. La ragazza con le lacrime agli occhi intuisce che è giunto il momento di vivere e che il tempo va avanti, come il fiume sotto il ponte, e che occorre reagire al dolore.


5 set 2023

Stanza 43 - Mario Lavagetto (Saggio - 1991)

"La prima persona, insomma, appare indispensabile a Proust per esprimere la crisi della conoscenza; ma la necessità di trascenderla, di frantumare ogni pregiudiziale e acquisita identità tra il narratore e il personaggio, è iscritta nelle epifanie cadenzate che, alla fine della Recherche, preparano l'atto inaugurale della scrittura. L'aporia, a prima vista granitica, viene superata empiricamente attraverso l'infrazione dei codici di riferimento. Opera di confine, la Recherche presenta i caratteri di un ibrido, dove la fiducia, apparentemente illimitata, nel romanzo riscatta la sfiducia preliminare nella possibilità di conoscere il mondo: il narratore sale sulle spalle del personaggio e vede quello che al suo partner sembra irreparabilmente interdetto".


La ricerca appassionata di Lavagetto per l'errore lo porta a raccogliere piccoli indizi nella Recherche, all'apparenza insignificanti. Il critico scopre così "Un lapsus di Marcel Proust" (come da sottotitolo) nell'episodio in cui il Narratore si trova nella stanza del Barone di Charlus; la 43, appunto. Qui il Narratore-Marcel, senza volerlo, freudianamente mette in scena la sua omosessualità. Proust, nelle sue lettere e nelle interviste, dichiara che tra l'autore e il personaggio-narratore non c'è nessuna coincidenza. Eppure sono diversi i segni, le briciole in cui Proust si lascia sfuggire l'identificazione tra se stesso e il personaggio che dice Je della Recherche. Celebre l'episodio in cui Albertine lo chiama "Mon Marcel".

Ma il tema dell'omosessualità, tanto presente e centrale nel capolavoro proustiano, non può, secondo le parole dello stesso Proust (che ha sempre allontanato ferocemente le accuse di omosessualità), essere affibbiato al narratore. Quest'ultimo, infatti, è eterosessuale. Tuttavia, in questa apparente contraddizione, si nasconde la vera natura del parigino. È evidente nella celebre scena del bordello maschile di Jupien, nel Tempo ritrovato. Quella in cui in una notte di bombardamenti il narratore si rifugia e la stanza numero 43 gli viene assegnata per rifocillarsi. Qui sente dei lamenti al piano superiore e li insegue fino ad arrivare ad un occhio di bue dal quale può vedere l'interno della camera 14 bis. Nella stanza Charlus è incatenato a un letto di legno ed è frustato da Maurice. Dopo un po', quest'ultimo poco brutale per il Barone, è sostituito, melodrammaticamente e sadicamente, da un macellaio... Mentre il narratore si incammina verso casa, mentre ricorda la scena appena vista, pensa che Jupien aveva sostituito il letto di legno con uno di ferro più adatto per le catene nella stanza 43 (e non nella 14bis), quella del Narratore! Il personaggio che dice Je è quindi Proust stesso, l'omosessuale. Quell'io che racconta, quell'io che si illumina e ritrova il tempo perduto in fin dei conti, e nonostante Proust, è Marcel Proust. 

Nei piccoli dettagli disseminati nella Recherche, quindi, l'identità del Narratore-protagonista si fa sempre più chiara. E se all'inizio della pubblicazione del primo volume, Proust categoricamente affermava che non c'è nessuna coincidenza tra l'autore e il narratore, nel tempo e nel romanzo le due figure si assorbono.

Altro aspetto psicologico interessante è lo stratagemma utilizzato dall'io (non onnisciente) del romanzo di osservare e descrivere da fuori l'omosessualità. Il protagonista, infatti, spia gli avvenimenti. Più volte nel romanzo, dalla scena lesbica del Montjouvan alla stanza 43 di Charlus, il narratore vede furtivamente e fortuitamente altri personaggi cadere nel vizio dell'omosessualità. Pretesto che lo porta ad ammirare e sviscerare dettagli che solo chissà cosa sia l'omosessualità può descrivere. L'io-spettatore è sempre clandestino, spettatore-spia suo malgrado di scene che lo segneranno emotivamente e gli lasceranno inconsciamente una cicatrice dolorante per tutto il romanzo.

Il lavoro di Lavagetto è impressionante e minuzioso; attento alle fonti, sviscera nella psicologia del protagonista l'alter Ego dell'autore. E alla fine non possiamo non concordare con lui.

4 set 2023

Fa bene o fa male? - Dario Bressanini (Saggio - 2023)

"Il poter associare con un rapporto esplicito di causa ed effetto una malattia con quello che facciamo, e in particolare con quello che mangiamo, per molte persone è rassicurante. Spiega anche il grande successo di guru e guresse in rete che ti dicono cosa mangiare e cosa evitare assolutamente con le più svariate teorie. Di solito sono tutte prescrizioni che vanno molto al di là delle regole della sana nutrizione e, sebbene non abbiano fondamento scientifico, hanno molto successo perché ti danno l'illusione di avere il controllo su quello che ti può accadere".


Il "Manuale di autodifesa alimentare" di Bressanini, scritto tra l'altro con l'intenzione di contrastare quel senso di terrore diffuso spesso nel Web da stregoni vari, si muove in una nuova battaglia contro la disinformazione scientifica. Fra tali stregoni e terroristi dell'alimentazione spesso, purtroppo, troviamo medici o premi Nobel che si fanno portavoce di studi (o pseudo tali) che affermerebbero verità incontrovertibili. Nella scienza, però, scettica per definizione, non esiste il principio di autorità. E analizzando con metodo e attenzione tali studi si scopre che sono superficiali e falsi, se non addirittura falsati. Contro bufale, miti, pregiudizi, convinzioni e false credenze, il noto scienziato e divulgatore, cerca di consegnare al lettore alcuni strumenti utili per non cadervi vittima. Tra complessità della realtà e desiderio di risposte veloci non può esserci una relazione proficua. Ci vuole pazienza, una di quelle virtù che mancano al genere umano. Bisogna leggere, fare ricerca, saper fare ricerca, seguire un metodo articolato e non semplice come quello scientifico. L'impazienza, quindi, (ma anche la scarsa conoscenza scientifica, o un periodo di fragilità di fronte una malattia) diventa una forte motivazione psicologica che spinge molti a credere a tali miti. 

Il ruolo del caso e della prevenzione nella formazione dei tumori, lo zucchero, il sale rosa dell'Himalaya, l'integrale, le clorofille, l'acqua del rubinetto, gli integratori sono tutti argomenti trattati con metodo (scientifico) e dovizia con lo scopo di smantellare tutte quelle insopportabili bufale che circolano in rete. Utile la scheda che alla fine di ogni capitolo elenca i principi trattati.

Ironico, con esempi anche esilaranti, lo stile è tipico del divulgatore e scienziato che conosciamo dai social. Se lo si segue in quei canali il libro non dice quasi nulla di nuovo, ma è un testo scritto, da consultare con attenzione e, allo stesso tempo, riassuntivo. 

Insomma una gentile, ironica, lezione di scetticismo. Grazie!

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