Presentazione


Presentazione

Questo spazio è dedicato agli appunti, alle briciole di recensione irrazionali, che colgo, da lettore appassionato e spesso rapsodico, nei miei viaggi verso la lentezza e la riflessione. Briciole di recensione irrazionali dunque.

Briciole perché sono brevi, a-sistemiche, frammentarie, come un certo spirito moderno pretende. Non sono delle vere recensioni. Queste hanno uno schema e una forma ben precisa, mentre i miei sono più che altro appunti colti sul momento, associazioni d’idee, giudizi dettati dalle impressioni di un istante, da una predisposizione d'animo subitaneo, da un fischio di treno... E perciò li definisco irrazionali. Perché sfuggono da un qualsiasi schema predefinito, perché sono intermittenti, perché nella scelta di un libro, per via di una congenita voracità, spesso non seguo linee e percorsi definiti dalle letture precedenti, ma mi lascio trasportare dagli ammiccamenti o dalle smorfie di sfida che un libro sulla mensola della libreria mi lancia.

È un modo insomma di coltivare, di giocare, di prendere vanamente in giro la memoria, per conservare, catalogare e archiviare frammenti di ricordi e suggestioni che un giorno, magari, potranno farmi sorridere e, perché no, commuovere.

5 set 2023

Stanza 43 - Mario Lavagetto (Saggio - 1991)

"La prima persona, insomma, appare indispensabile a Proust per esprimere la crisi della conoscenza; ma la necessità di trascenderla, di frantumare ogni pregiudiziale e acquisita identità tra il narratore e il personaggio, è iscritta nelle epifanie cadenzate che, alla fine della Recherche, preparano l'atto inaugurale della scrittura. L'aporia, a prima vista granitica, viene superata empiricamente attraverso l'infrazione dei codici di riferimento. Opera di confine, la Recherche presenta i caratteri di un ibrido, dove la fiducia, apparentemente illimitata, nel romanzo riscatta la sfiducia preliminare nella possibilità di conoscere il mondo: il narratore sale sulle spalle del personaggio e vede quello che al suo partner sembra irreparabilmente interdetto".


La ricerca appassionata di Lavagetto per l'errore lo porta a raccogliere piccoli indizi nella Recherche, all'apparenza insignificanti. Il critico scopre così "Un lapsus di Marcel Proust" (come da sottotitolo) nell'episodio in cui il Narratore si trova nella stanza del Barone di Charlus; la 43, appunto. Qui il Narratore-Marcel, senza volerlo, freudianamente mette in scena la sua omosessualità. Proust, nelle sue lettere e nelle interviste, dichiara che tra l'autore e il personaggio-narratore non c'è nessuna coincidenza. Eppure sono diversi i segni, le briciole in cui Proust si lascia sfuggire l'identificazione tra se stesso e il personaggio che dice Je della Recherche. Celebre l'episodio in cui Albertine lo chiama "Mon Marcel".

Ma il tema dell'omosessualità, tanto presente e centrale nel capolavoro proustiano, non può, secondo le parole dello stesso Proust (che ha sempre allontanato ferocemente le accuse di omosessualità), essere affibbiato al narratore. Quest'ultimo, infatti, è eterosessuale. Tuttavia, in questa apparente contraddizione, si nasconde la vera natura del parigino. È evidente nella celebre scena del bordello maschile di Jupien, nel Tempo ritrovato. Quella in cui in una notte di bombardamenti il narratore si rifugia e la stanza numero 43 gli viene assegnata per rifocillarsi. Qui sente dei lamenti al piano superiore e li insegue fino ad arrivare ad un occhio di bue dal quale può vedere l'interno della camera 14 bis. Nella stanza Charlus è incatenato a un letto di legno ed è frustato da Maurice. Dopo un po', quest'ultimo poco brutale per il Barone, è sostituito, melodrammaticamente e sadicamente, da un macellaio... Mentre il narratore si incammina verso casa, mentre ricorda la scena appena vista, pensa che Jupien aveva sostituito il letto di legno con uno di ferro più adatto per le catene nella stanza 43 (e non nella 14bis), quella del Narratore! Il personaggio che dice Je è quindi Proust stesso, l'omosessuale. Quell'io che racconta, quell'io che si illumina e ritrova il tempo perduto in fin dei conti, e nonostante Proust, è Marcel Proust. 

Nei piccoli dettagli disseminati nella Recherche, quindi, l'identità del Narratore-protagonista si fa sempre più chiara. E se all'inizio della pubblicazione del primo volume, Proust categoricamente affermava che non c'è nessuna coincidenza tra l'autore e il narratore, nel tempo e nel romanzo le due figure si assorbono.

Altro aspetto psicologico interessante è lo stratagemma utilizzato dall'io (non onnisciente) del romanzo di osservare e descrivere da fuori l'omosessualità. Il protagonista, infatti, spia gli avvenimenti. Più volte nel romanzo, dalla scena lesbica del Montjouvan alla stanza 43 di Charlus, il narratore vede furtivamente e fortuitamente altri personaggi cadere nel vizio dell'omosessualità. Pretesto che lo porta ad ammirare e sviscerare dettagli che solo chissà cosa sia l'omosessualità può descrivere. L'io-spettatore è sempre clandestino, spettatore-spia suo malgrado di scene che lo segneranno emotivamente e gli lasceranno inconsciamente una cicatrice dolorante per tutto il romanzo.

Il lavoro di Lavagetto è impressionante e minuzioso; attento alle fonti, sviscera nella psicologia del protagonista l'alter Ego dell'autore. E alla fine non possiamo non concordare con lui.

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