Quando si legge una biografia così elegante e avvincente è come se si leggesse un romanzo raffinato. L'autore, infatti, con una penna decisamente colorata di emozioni, ci lascia un senso di riconoscimento nei suoi confronti, oltre che, ovviamente, in quelli di Proust.
È raccontata una vita che, in fondo, è stata costruita per un solo scopo: quello di scrivere un'opera, sublime e suprema, in grado di segnare l'altezza massima della genialità. Così l'infanzia felice di Proust, la sua adolescenza, la scoperta dei primi amori omosessuali, l'amore ossessivo ed edipico per la madre, il dolore come primo motore esistenziale, l'asma, i primi scritti ancora acerbi che però sono esercizi di stile e di intelletto, le amicizie deluse con Bibesco e Fénelon, l'interesse e il ripensamento verso Ruskin, la memoria nella sua molteplicità, il sonno e l'insonnia come alternative alla vita, l'abitudine, la malattia, la morte che consuma il corpo ma che persiste nella memoria stessa degli altri sono i temi che riempiono e conflagrano nella Recherche. Non è un caso che, dopo la biografia, l'autore gli dedichi un'importante e intelligente sezione. Ricercato e brillante, l'occhio dell'autore scruta nell'animo del capolavoro del '900 (e non solo). L'opera è quindi descritta come se ogni parte costituisse l'elemento di una cattedrale gotica, con i pronai, le vetrate, le navate, l'abside, le cupole, donandogli un senso in cui tutto diventa mistico e religioso.
Per gli appassionati di Proust e della sua opera, un libro indispensabile.
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