L'ottavo volume della Controstoria della filosofia è dedicato agli psicoanalisti che si sono allontanati dal pensiero egemonico di Freud e dal suo impianto idealista. Sono psicanalisti di sinistra che, diversamente da Freud, pensano che l'inconscio non sia statico, ma il frutto della storia e delle condizioni materiali degli individui. È l'inconscio degli operai, quindi, quello che analizzano, quello dei disoccupati anche, non quello dei ricchi borghesi (che invece cercava il medico viennese). Freud e Marx in definitiva, che camminano a braccetto. Tuttavia l'inconscio e la società sono intrinsecamente legati tra loro e non indipendenti, come sostenevano ciecamente i due filosofi, ed è in questa nuova dimensione che si muovono Otto Gross, Wilhelm Reich, Erich Fromm; psicanalisti pratici che guardano alla cura dei meno abbienti e alla sua efficacia.
Otto Gross, passato alla storia come primo freudiano di sinistra, nietzschianamente condanna i dettami della morale ebraico-cristiana e, contro Freud e Jung, suggerisce una rivoluzione sessuale e politica. Lo psicanalista propone il libero amore, la sessualità senza vincoli, l'esaltazione del libertino contro la bigotta morale comune, monogamica, paolina, repressiva. Mette insieme Nietzsche e Freud per deflagrare nella rivoluzione sostenuta da bolscevichi atipici, come Lunacarskij e Kropotkin.
Dentro questa cornice che esalta l'amore carnale, si trova William Reich, il bergsoniano padre del fantomatico argone (una forma di energia che permea tutto l'universo). Per lui l'equilibrio psichico e fisico si assicura con un rapporto sessuale soddisfacente fatto di preliminari crescenti, desideri, eccitazioni diffuse. Ma non bisogna guarire il singolo, ma l'intera comunità, adesso malata dal veleno dell'ipocrisia.
Erich Fromm, invece, lo psicanalista umanista anti lacaniano che crede nella psicanalisi come tecnica esistenziale, si prefigge di cogliere il meglio dell'individuo conoscendo se stessi e i sui meccanismi inconsci. La psicanalisi diventa strumento per la liberazione e la realizzazione di sé.
Sotto la lente di questi autori (e di Onfray), il Novecento con le sue idee trascendenti, i suoi totalitarismi, i suoi massacri, i suoi genocidi, le sue guerre e i milioni di morti è un secolo platonico. È il secolo dell'autorità, dell'ordine, della famiglia, della monogamia, della religione, del capitalismo e del padre. I rimedi si devono trovare perciò nell'amore, nell'affetto della madre. Il patriarcato infernale e capitalistico è da distruggere a favore del paradisiaco, comunista libertario matriarcato.
È un secondo capitolo de Il Crepuscolo di un idolo, insomma, per riaffermare ferocemente le critiche già mosse a Freud.
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