Dalla lettura di carte inedite e in particolare della minuta di un'intervista a Sciascia, si dipana un percorso che permette alla filologa di colmare alcuni interessantissimi vuoti biografici bufaliniani. Fatti che aprono nuove possibilità interpretative sull'opera dello scrittore comisano e, più nello specifico, di quel gioiello che è Diceria dell'untore. Negli inediti, Bufalino fa riferimento a persone che tra il 1943 e il 1946, durante la guerra e la Resistenza a Scandiano e a Reggio Emilia, mentre scappava dai repubblichini e dai nazisti, conobbe e vide morire e le cui storie si collegano al romanzo del 1981 (ma anche ad Argo e a Calende greche). Pagine in cui riviviamo le amicizie del giovane Bufalino nate sotto il sole della Sicilia, ma anche lungo le marce militari con un fucile sulla spalla, oppure nei nascondigli dopo l'otto settembre e i mesi successivi. Amici che uno dopo l'altro moriranno, come Lucifora, Bellentani, Nipote, Carabillò, ma anche che riuscirono a sopravvivere come Romanò e Giovanna Poli (le lettere a quest’ultima sono allegate al volume). Storie di affetti, di guerre partigiane e di stragi, che riemergeranno nella finzione letteraria allo scopo di rievocare ed elaborare ricordi e sofferenza. Ed è sotto questa lente che i personaggi di Diceria assumono colori nuovi; hanno dietro una storia vera, oltre a quella elaborata dalla fantasia dello scrittore. Sono fantasmi che rivivono nella sua memoria che sono raccontati nelle pagine del romanzo. Così, ad esempio, la Rocca qui descritta non è il sanatorio di Palermo, ma quello di Scandiano. Secondo la ricercatrice, la strage della Bettola di Vezzano sul Crostolo, in provincia di Reggio Emilia (vicino a Scandiano), dove furono uccise 32 persone dai militari nazisti, tanto colpirono la sensibilità del giovane fuggiasco che sembra abbia avuto modo di vedere il risultato finale. Tutti i dettagli raccolti dalle indagini della ricercatrice, infatti, indicano che Marta, la protagonista del capolavoro di esordio, altra non sarebbe che la proiezione letteraria di una certa Emma Marziani, morta nella strage della Bettola. Amicizie, luoghi e fatti che dunque sembrano sfondi elaborati e trasfigurati nel romanzo.
Un romanzo che, alla luce di quanto trovato, si inserisce nell'alveo della letteratura della resistenza; ecco perché il sottotitolo recita: la resistenza letteraria di Gesualdo Bufalino.
Grazie a questo libro, corredato da foto bellissime che non conoscevo, la biografia del comisano si arricchisce di dettagli, alcuni anche minuziosi, che stimolano l'immaginazione dell'appassionato e del cultore dell'opera bufaliniana. Prezioso.
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