Presentazione


Presentazione

Questo spazio è dedicato agli appunti, alle briciole di recensione irrazionali, che colgo, da lettore appassionato e spesso rapsodico, nei miei viaggi verso la lentezza e la riflessione. Briciole di recensione irrazionali dunque.

Briciole perché sono brevi, a-sistemiche, frammentarie, come un certo spirito moderno pretende. Non sono delle vere recensioni. Queste hanno uno schema e una forma ben precisa, mentre i miei sono più che altro appunti colti sul momento, associazioni d’idee, giudizi dettati dalle impressioni di un istante, da una predisposizione d'animo subitaneo, da un fischio di treno... E perciò li definisco irrazionali. Perché sfuggono da un qualsiasi schema predefinito, perché sono intermittenti, perché nella scelta di un libro, per via di una congenita voracità, spesso non seguo linee e percorsi definiti dalle letture precedenti, ma mi lascio trasportare dagli ammiccamenti o dalle smorfie di sfida che un libro sulla mensola della libreria mi lancia.

È un modo insomma di coltivare, di giocare, di prendere vanamente in giro la memoria, per conservare, catalogare e archiviare frammenti di ricordi e suggestioni che un giorno, magari, potranno farmi sorridere e, perché no, commuovere.

15 set 2012

Il sergente nella neve - Mario Rigoni Stern (Romanzo - 1953)


"Passando per un villaggio vediamo dei cadaveri davanti agli usci delle isbe. Sono donne e ragazzi. Forse sorpresi così nel sonno perché sono in camicia. Le gambe e le braccia nude sono più bianche della neve, sembrano gigli su un altare. Una donna è nuda sulla neve, più bianca della neve e vicino la neve è rossa. Non voglio guardare, ma loro ci sono anche se io non guardo. Una giovane è con le braccia aperte, e ha sul viso un lino bianco. Ma perché questo? Chi è stato? E si continua a camminare".

Russia, inverno del 1942/43. Le trincee scavate nella neve, la ritirata sotto un vento gelato. La lontananza da casa, la neve onnipresente, i massacranti appostamenti, le freddissime trincee, la terrificante paura, le micidiali battaglie, la devastante ritirata, i sognanti ricordi, il desiderio inesauribile di tornare a casa; il capolavoro di Stern è una delle più significative testimonianze letterarie della ritirata di Russia, e della guerra, che non ha spazi per la retorica. Nella narrazione non c'è enfasi, magniloquenza; l'esperienza della guerra, estrema, assurda, è raccontata con sottile concretezza, con glaciale plasticità, addirittura quasi con nostalgia, ma senza mai esaltare sopra le righe le piccole vittorie, le sopravvivenze conquistate. Nel contrasto tra la staticità della prima parte (quella rivolta alle operazioni di trincea in Russia), e la dinamicità della seconda parte (quella dedicata alla ritirata il cui stile semplice e tangibile dà al racconto un ritmo straordinario), c’è tutto il senso della disfatta di un popolo, ma al contempo la straordinaria, possibile, grandezza dei limiti di sopportazione dell'uomo. In questo, e non solo per la toccante testimonianza diretta dall’altissimo valore documentaristico, ci vedo un sostrato formativo.
I ricordi sono nitidi, precisi. I racconti delle pause tra uno scontro e l'altro sono candidi, di lotta per la sopravvivenza, tuttavia bisognosi di comunicare l'affinità tra l'uomo e la natura, tra il narratore e la neve di Russia (che gli ricorda quella delle sue montagne), tra l’uomo e gli uomini. Affinità che con il precipitare degli eventi muta e gli uomini non sono più un tutt'uno con quella natura (quella russa): le sopravvivono, chi ci riesce, e i soldati cercano nei ricordi le loro terre, la loro vera dimensione e natura.
Durante la straziante ritirata, la cui rievocazione è vivida e devastante, non c'è pausa, non c'è un attimo di tregua, il freddo, la stanchezza, i russi che li inseguono, la fame, il sonno, la penuria di munizioni, i ricordi, i desideri, sono lì, sempre presenti. Gli uomini diventano automi, ma non si dimenticano mai di essere uomini. Ecco i toccanti e fulminei ricordi dei compagni d'avventura, specialmente dei commilitoni morti; l'amicizia, quella strana comunione che si crea tra i commilitoni che insieme vivono la sofferenza della guerra; la responsabilità del sergente Rigoni verso i suoi uomini e amici.

Il romanzo di Stern è un libro pedagogico, da leggere a scuola. È un libro commovente, stilisticamente notevole; un’opera bellissima.

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