"Il sostenitore della teoria del progresso aderisce a una filosofia della storia emiplegica, nel senso che le manca la metà capace di dare un senso alla prima parte! Scrive la propria narrazione finzionale su una linea retta, quella del tempo giudaico-cristiano, e orienta la propria freccia verso l'alto, cioè verso il cielo delle idee platoniche che ormai i cristiani hanno trasformato nel luogo del soggiorno di Dio, convinti che quel tratto di senso ascendente raggiungerà, sul principio della parusia cattolica, uno stato di beatitudine assimilabile al paradiso! Il progressismo è un cristianesimo per ritardati"
Michel Onfray offre una riflessione critica sulla modernità, denunciando i veleni della società contemporanea, iniettati dal platonismo e dal cristianesimo. Secondo il filosofo francese, nietzschianamente, queste tradizioni filosofiche e religiose hanno instillato sensi di colpa e illusioni metafisiche che soffocano la ricerca della felicità autentica. Esiste un antidoto? L'epicureismo, nella sua versione più gioiosa e vitale: quella di Lucrezio.
Onfray, come ci ha abituato, intreccia la riflessione filosofica con elementi autobiografici: racconta il suo percorso verso l'ateismo, l'incontro con Nietzsche, la "conversione" esistenziale e la scoperta di Lucrezio durante gli anni universitari. Secondo lui, Lucrezio non è solo un discepolo romano di Epicuro, ma un pensatore originale, più gioioso e vitale, meno monastico del maestro greco.
Utilizzando le armi filosofiche dell’edonismo, Onfray attacca frontalmente la filosofia del progresso incapace di comprendere la realtà nella sua interezza. Contro questa visione lineare e cristiana, Onfray propone il De rerum natura di Lucrezio come un manuale di felicità per l'epoca della decadenza. Il poema didascalico ci ricorda che il mondo è materia, che noi siamo materia, e che non esiste un aldilà. La sessualità, lontana da tabù e sensi di colpa, diventa un potente farmaco per il benessere, mentre il piacere calcolato è sinonimo di saggezza. Il primo passo verso la saggezza è scientifico: comprendere che il mondo è composto da atomi e retto da leggi fisiche, prive di qualsiasi dimensione metafisica. Distrutta l'idea di un oltremondo, si apre la strada a un'etica del sorriso e del piacere. Superata la paura degli dèi e delle superstizioni religiose, diventa possibile una vita di consapevolezza ed edonismo. In questa prospettiva, l'amore non è un incontro di anime ma un'esperienza fisica, corporea, da vivere senza il peso della procreazione, per evitare turbamenti. Lucrezio demistifica religione, amore, morte e aldilà: la morte, in particolare, non è altro che la disgregazione degli atomi, che continuano il loro ciclo vitale generando nuove forme. E così, in un universo ciclico e infinito, non esiste un "progresso" lineare della storia. Tutto nasce, si sviluppa e muore, in un eterno ritorno che rifiuta la visione cristiana della storia come cammino verso una redenzione finale. Le civiltà sorgono per necessità, crescono in conoscenza e tecnologia, ma sono destinate a perire.
Onfray vuole anche rivalutare Lucrezio come filosofo, non solo come poeta che ha tradotto in versi il pensiero di Epicuro. Se il maestro greco è il teorico dei piaceri calcolati e moderati, Lucrezio appare più turbolento e passionale, un pensatore che reinventa e amplia la filosofia epicurea.
Un saggio dal tono polemico e illuministico, che invita a riscoprire Lucrezio come guida per una vita libera da illusioni metafisiche e paure religiose, fondata sulla consapevolezza della nostra natura materiale e sull'abbraccio sereno del piacere e della finitudine.