Presentazione


Presentazione

Questo spazio è dedicato agli appunti, alle briciole di recensione irrazionali, che colgo, da lettore appassionato e spesso rapsodico, nei miei viaggi verso la lentezza e la riflessione. Briciole di recensione irrazionali dunque.

Briciole perché sono brevi, a-sistemiche, frammentarie, come un certo spirito moderno pretende. Non sono delle vere recensioni. Queste hanno uno schema e una forma ben precisa, mentre i miei sono più che altro appunti colti sul momento, associazioni d’idee, giudizi dettati dalle impressioni di un istante, da una predisposizione d'animo subitaneo, da un fischio di treno... E perciò li definisco irrazionali. Perché sfuggono da un qualsiasi schema predefinito, perché sono intermittenti, perché nella scelta di un libro, per via di una congenita voracità, spesso non seguo linee e percorsi definiti dalle letture precedenti, ma mi lascio trasportare dagli ammiccamenti o dalle smorfie di sfida che un libro sulla mensola della libreria mi lancia.

È un modo insomma di coltivare, di giocare, di prendere vanamente in giro la memoria, per conservare, catalogare e archiviare frammenti di ricordi e suggestioni che un giorno, magari, potranno farmi sorridere e, perché no, commuovere.

3 set 2025

L’uomo è la (sua) fine. Saggi su Günther Anders - AA.VV. (Saggi - 2020)

"L'utilizzo dell'atomica ha costituito un fatto decisivo, più di qualunque conflitto e di qualunque altro eccidio (per quanto suoni abominevole il confronto tra eventi tanto drammatici). Si è trattato di un fatto letteralmente epocale perché ha decretato come concretamente realizzabile la fine ultima dell'uomo e del mondo. Da questo momento, il compito della filosofia diviene, per Anders, la ricerca delle condizioni di possibilità di una siffatta situazione; l'analisi dei motivi che hanno reso possibile lo sgancio di un ordigno di potenza imprecisata (ignota), in grado di produrre - sull'uomo e sul mondo - danni incalcolabili; la messa a fuoco della ineluttabilità di quell'evento, tutt'altro che "accidentale": poiché si tratta di un accaduto che non poteva non accadere"


A cura di Micaela Latini e Aldo Meccariello, questa raccolta di saggi nasce da un convegno tenuto a Frascati nel 2012. È un libro corale, composto da interventi diversi, che però convergono tutti attorno a un punto essenziale: la riflessione sulla fine dell’uomo così come Anders l’ha pensata. Anders è un filosofo poliedrico e ancora attuale, soprattutto per le sue tesi sull’Apocalisse nucleare. Il cuore della sua filosofia è l’idea che la catastrofe non sia una possibilità remota o esterna, ma un esito che l’uomo stesso ha reso possibile. La fine non arriva “da fuori”, è dentro di noi, nella tecnica che abbiamo creato e che ormai ci domina.

Dall’immagine che emerge nei saggi, l’uomo andersiano appare sottomesso, quasi degradato, al dominio della Tecnica. È un uomo antiquato, incapace di reggere il passo con le sue stesse invenzioni, e stordito dalla minaccia del nulla: la bomba atomica come “mostro” creato dalle nostre mani. Ma non è solo la minaccia materiale a colpirlo, Anders denuncia anche una sorta di analfabetismo dell’angoscia, per cui non siamo più in grado di percepire fino in fondo il pericolo che incombe, rifugiandoci in una colpevole indifferenza. La Natura, in questo scenario, diventa quasi una forza che reclama vendetta contro la superbia della tecnica. Ma la raccolta non si limita al cupo scenario apocalittico. Tra le pagine si intravede anche la possibilità di un riscatto. Anders, infatti, non si arresta a un pessimismo sterile; alla sua lucidissima diagnosi del disastro contrappone l’idea che l’uomo possa ancora salvarsi, ritrovando coscienza e responsabilità. È un oscillare continuo tra il pessimismo teorico e un certo ottimismo della volontà, affidato a una nuova coscienza morale.

I saggi spaziano molto, non solo filosofia stretta, ma anche riflessioni estetiche e confronti con autori come Brecht, Kafka e persino Rodin. Ne esce fuori un Anders a più dimensioni, meno riducibile al solo profeta dell’Apocalisse nucleare, e più vicino a un pensatore che ha saputo guardare l’uomo nella sua radicale fragilità.

Un libro che non solo invita a rileggere Anders, ma che ci interroga direttamente, perché la domanda rimane sempre la stessa: sapremo, noi uomini di oggi, riconoscere la minaccia che ci portiamo dentro?


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