Presentazione


Presentazione

Questo spazio è dedicato agli appunti, alle briciole di recensione irrazionali, che colgo, da lettore appassionato e spesso rapsodico, nei miei viaggi verso la lentezza e la riflessione. Briciole di recensione irrazionali dunque.

Briciole perché sono brevi, a-sistemiche, frammentarie, come un certo spirito moderno pretende. Non sono delle vere recensioni. Queste hanno uno schema e una forma ben precisa, mentre i miei sono più che altro appunti colti sul momento, associazioni d’idee, giudizi dettati dalle impressioni di un istante, da una predisposizione d'animo subitaneo, da un fischio di treno... E perciò li definisco irrazionali. Perché sfuggono da un qualsiasi schema predefinito, perché sono intermittenti, perché nella scelta di un libro, per via di una congenita voracità, spesso non seguo linee e percorsi definiti dalle letture precedenti, ma mi lascio trasportare dagli ammiccamenti o dalle smorfie di sfida che un libro sulla mensola della libreria mi lancia.

È un modo insomma di coltivare, di giocare, di prendere vanamente in giro la memoria, per conservare, catalogare e archiviare frammenti di ricordi e suggestioni che un giorno, magari, potranno farmi sorridere e, perché no, commuovere.

15 set 2011

Sade prossimo mio - Pierre Klossowski (Saggi - 1947)


"Al punto che si potrebbe vedere in Dio il colpevole originario che avrebbe attaccato l'uomo prima di esserne attaccato: l'uomo avrebbe in tal modo acquisito il diritto e la forza di attaccare il suo simile. Ora, tale aggressione sarebbe talmente incommensurabile da legittimare per sempre l'impunità del colpevole e il sacrificio dell'innocente".

Preceduto da ‘Il filosofo scellerato’ (1967), tortuoso saggio nel quale si riprende il primo, provando a correggerne un'impostazione reputata forzata, Klossowski prova a sviscerare il pensiero sadiano. Il marchese de Sade, lo sappiamo, non è un autore per tutti. Scellerato e radicale, Sade ha il merito di tracciare marcatamente un confine logico al suo pensiero. Se Dio non esiste, e l'uomo è desiderio e passione, non esiste alcun freno al bisogno di soddisfacimento e quindi è ammissibile quello che comunemente è definito crimine. Però Klossowski, quasi a redimerlo, ritiene lo scrittore francese preoccupato delle conseguenze aberranti della sua ragione. E in tutto questo ne sonda le contraddizioni. Lo scopo sadiano è la 'mostruosità integrale', l’annullamento totale del necessario prossimo. La sodomia, ad esempio, è considerata sublimemente (e non a torto) l'atto trasgressivo per eccellenza, un atto filosofico. Per mezzo di esso si annullano le norme della coscienza, si dimostra l'ateismo e, qui la contraddizione, non si procrea; non si ottiene il prossimo, l’oggetto del desiderio.
Specie nel saggio del ’67, le interpretazioni del critico del pensiero sadiano potrebbero essere forzate e mal comprese. Alle volte si ha l'impressione che sia lo stesso filosofo a forzare il ragionamento sadiano. A tratti è oscuro. Le riflessioni sono difficili, soprattutto se non si conosce l'opera e la filosofia sadiana e se non si ha dimestichezza con la dialettica hegeliana. La scrittura del filosofo francese di origine polacca inoltre è infarcita di termini non facili e la lettura diventa greve.
I saggi del 1947, invece, sono meno ruvidi, sia nello stile sia nei contenuti. La lettura è molto più scorrevole e l'eterogeneità degli argomenti spezza la complessità delle riflessioni. Vuole essere evidente come il radicalismo sadiano porti all'autodistruzione. È la stessa utopia del marchese a mettere in luce le ombre del radicalismo. In questi saggi l’atteggiamento klossowskiano è hegeliano. I crimini sono giustificati solo a patto di cadere in contraddizione. Il libertino uccide Dio. Morto questo, crolla la divinità del re che era stato insignito per volontà divina. Ne consegue che il popolo, con il parricidio della Rivoluzione, diventa sovrano e criminale. Rovesciato il re, però, la società si mantiene solo restando nel delitto e nel Terrore. Il prossimo che si vuole annullare diventa dunque indispensabile per ottenere un equilibrio. Il nulla che si vuole ottenere deve necessariamente distruggersi. 

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