Presentazione


Presentazione

Questo spazio è dedicato agli appunti, alle briciole di recensione irrazionali, che colgo, da lettore appassionato e spesso rapsodico, nei miei viaggi verso la lentezza e la riflessione. Briciole di recensione irrazionali dunque.

Briciole perché sono brevi, a-sistemiche, frammentarie, come un certo spirito moderno pretende. Non sono delle vere recensioni. Queste hanno uno schema e una forma ben precisa, mentre i miei sono più che altro appunti colti sul momento, associazioni d’idee, giudizi dettati dalle impressioni di un istante, da una predisposizione d'animo subitaneo, da un fischio di treno... E perciò li definisco irrazionali. Perché sfuggono da un qualsiasi schema predefinito, perché sono intermittenti, perché nella scelta di un libro, per via di una congenita voracità, spesso non seguo linee e percorsi definiti dalle letture precedenti, ma mi lascio trasportare dagli ammiccamenti o dalle smorfie di sfida che un libro sulla mensola della libreria mi lancia.

È un modo insomma di coltivare, di giocare, di prendere vanamente in giro la memoria, per conservare, catalogare e archiviare frammenti di ricordi e suggestioni che un giorno, magari, potranno farmi sorridere e, perché no, commuovere.

17 lug 2010

Susanna e il Pacifico - Jean Giraudoux (Romanzo - 1922)

"M'addormentavo con piccole isole di freddo sulla faccia o sulle braccia, nei punti colpiti dalla luna; e d'un subito negli stessi punti avevo caldo, aprivo gli occhi, avevo dormito otto ore, era il sole!"

Introdotto dallo splendido e coltissimo saggio "Pro Giraudoux" di Gesualdo Bufalino (qui in veste anche di traduttore), la storia si snoda nell'immaginazione di una giovanissima ragazza, Susanna, naufraga su un'isola deserta del Pacifico. Niente di nuovo; credo di averla già sentita questa storia. E' nuovo però il modo di raccontarla.
Scritto in prima persona dalla protagonista, Susanna s’impone per creatività, fantasia e senso dell'eccesso. Ne viene fuori un romanzo il cui senso ultimo, a me sembra, sia nel contrasto, nel gioco a nascondersi tra il sentimento della solitudine, della noia e della monotonia e la lotta che ci sta dietro per sconfiggerle. Tra la pascaliana infinitezza dell'uomo e la sua miserrima finitudine. E Susanna avverte, in questo duello, un significato profondo che anche una mente ancora non corrotta, sebbene colta, possa cogliere. L'approdo sulla riva dell'isola di militari uccisi, ad esempio, con il loro odore di guerra sulla pelle, contrasta con la smaniosa semplicità di Susanna: la stupidità dalla guerra si trova di fronte la donna che ha solamente la sua immaginazione, che possiede solamente l'universo intero...
Nel complesso, le riflessioni spontanee sulla finitudine dell'uomo, sulla memoria, su un Dio che resta sempre buono, sono considerevoli e stuzzicanti. Ed è soprattutto per mezzo dello stile che lo scrittore ce ne mostra lo spessore, come il riflesso in uno specchio o in una pozzanghera d'acqua piovana. Lo stile, dicevamo, colpisce per ricchezza e ludicità (ma ci sarà lo zampino burattinaio del traduttore?), per i giochi di contrasti, per gli esuberanti paradossi, per le bellissime metafore e similitudini; si avverte un'innocente, ma non troppa, tensione verso l'eccesso. Un po' prolisso e generoso di superflui particolari, Giraudoux si dilunga nella storia su dettagli che se fossero stati omessi nulla sarebbe cambiato nell'economia del racconto. Il recupero e il ritorno in Francia, nel finale, deludono per prevedibilità e semplicità; persino lo stile diviene meno denso.

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