Presentazione


Presentazione

Questo spazio è dedicato agli appunti, alle briciole di recensione irrazionali, che colgo, da lettore appassionato e spesso rapsodico, nei miei viaggi verso la lentezza e la riflessione. Briciole di recensione irrazionali dunque.

Briciole perché sono brevi, a-sistemiche, frammentarie, come un certo spirito moderno pretende. Non sono delle vere recensioni. Queste hanno uno schema e una forma ben precisa, mentre i miei sono più che altro appunti colti sul momento, associazioni d’idee, giudizi dettati dalle impressioni di un istante, da una predisposizione d'animo subitaneo, da un fischio di treno... E perciò li definisco irrazionali. Perché sfuggono da un qualsiasi schema predefinito, perché sono intermittenti, perché nella scelta di un libro, per via di una congenita voracità, spesso non seguo linee e percorsi definiti dalle letture precedenti, ma mi lascio trasportare dagli ammiccamenti o dalle smorfie di sfida che un libro sulla mensola della libreria mi lancia.

È un modo insomma di coltivare, di giocare, di prendere vanamente in giro la memoria, per conservare, catalogare e archiviare frammenti di ricordi e suggestioni che un giorno, magari, potranno farmi sorridere e, perché no, commuovere.

8 lug 2010

Con gli occhi chiusi - Federigo Tozzi (Romanzo - 1919)

"Non si sarebbe arrischiata ad avere qualche idea perché ne aveva troppe che non le si addicevano; come non si arrischiava, quando era andata alla trattoria, a chiedere le ghiottonerie che vedeva; e invece le avvampavano il viso, e la stordivano quanto le stanze calde a cui non era abituata. Ma c'era in lei il presentimento e il senso si una vita, che le montava la testa come la ricchezza e il lusso degli altri"

In parte intensamente autobiografico (ma quale romanzo non lo è?), questo romanzo ha smentito, per la prima volta, un mio pregiudizio. Non credevo, infatti, che mi sarebbe piaciuto e invece ho trovato il racconto molto ben scritto e soprattutto, nei temi, molto moderno.
Un romanzo di formazione, ambientato nella provincia senese, che è lontano da descrizioni dannunziane, opalescenti e fugaci, della società borghese dell'Italia del primo novecento. L'amore di Pietro Rosi, il protagonista adolescente, senza ragione, a occhi chiusi appunto, alla fine si ritroverà a fare i conti tra il suo amore genuino, fedele, incondizionato e tra l'egoismo, l'opportunismo, la lussuria di Ghìsola, compagna di giochi e amante opportunista. Le attese, le speranze di Pietro alla fine saranno tradite dalla vita, dalla sua grovigliosa caoticità. Ne viene fuori un pessimismo profondo, naturale, che non dipende solo dalla condizione sociale dei protagonisti (anzi forse questa ne è un riflesso), ma dall'inettitudine dell'uomo moderno. La prospettiva cristiana di Tozzi - e la sua misoginia - condannerà moralmente Ghìsola, ma è lei che in fondo pone di fronte Pietro alla condizione dell'uomo moderno: all'inettitudine, all'apatia, al vuoto cosciente dell'esistenza. Come Pietro, però, anche Ghìsola è inetta, incapace di affrontare la vita in modo deciso e senza lasciarsi trascinare da essa. E' vero, diventerà con il tempo calcolatrice e burattinaia, ma è pur vero che lo diverrà non per scelta bensì perché dalla vita, dal destino, ha subito i dettami meno limpidi e meno sondabili.
Commovente la descrizione della madre, della sua morte, così come le descrizioni della campagna senese, della natura e dell'adolescenza di Pietro. Le descrizioni delle vicende legate alla trattoria del padre di Pietro, invece, sovente prolisse, sono a tratti monotone, a tratti poco utili, a tratti insipidi.

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