Presentazione


Presentazione

Questo spazio è dedicato agli appunti, alle briciole di recensione irrazionali, che colgo, da lettore appassionato e spesso rapsodico, nei miei viaggi verso la lentezza e la riflessione. Briciole di recensione irrazionali dunque.

Briciole perché sono brevi, a-sistemiche, frammentarie, come un certo spirito moderno pretende. Non sono delle vere recensioni. Queste hanno uno schema e una forma ben precisa, mentre i miei sono più che altro appunti colti sul momento, associazioni d’idee, giudizi dettati dalle impressioni di un istante, da una predisposizione d'animo subitaneo, da un fischio di treno... E perciò li definisco irrazionali. Perché sfuggono da un qualsiasi schema predefinito, perché sono intermittenti, perché nella scelta di un libro, per via di una congenita voracità, spesso non seguo linee e percorsi definiti dalle letture precedenti, ma mi lascio trasportare dagli ammiccamenti o dalle smorfie di sfida che un libro sulla mensola della libreria mi lancia.

È un modo insomma di coltivare, di giocare, di prendere vanamente in giro la memoria, per conservare, catalogare e archiviare frammenti di ricordi e suggestioni che un giorno, magari, potranno farmi sorridere e, perché no, commuovere.

10 lug 2010

Il grande Gatsby - Francis Scott Fitzgerald (Romanzo - 1925)

"Il gorgheggio stimolante della sua voce fu un gran tonico, nella pioggia. Dovetti seguirne l'eco per un momento, su e giù, con l'orecchio soltanto, prima che mi giungessero le parole. Una ciocca umida di capelli le attraversava con una pennellata blu la guancia e la mano era coperta di gocce scintillanti, quando gliela afferrai per aiutarla a scendere dalla macchina"

Precedente di qualche anno alla devastante crisi economica del 1929, il romanzo di Fitzgerald, fissando la decadenza morale di una classe che in quegl'anni si lascia trasportare dal successo economico, ne predice (uso questo verbo perché voglio essere generoso) in qualche modo l'avvento. Lo scrittore americano osserva perciò uomini ricchissimi che vivono in un mondo di lusso spropositato, ma che in fondo non sanno confrontarsi con loro stessi. I personaggi sono tutti opportunisti e al contempo incapaci di capirne il perché. Superficiali, dediti alla chiacchiera e al pettegolezzo; in fin dei conti cullati dalla loro frivola serenità e dalla loro apatia. Il valore del denaro, della ricchezza - migliore quella ereditata che quella sudata - è, secondo Fitzgerald, un valore negativo. Sembrerebbe che tutti i facoltosi personaggi fitzgeraldiani subiscano un processo d’inevitabile corruzione, come se nel denaro, nel loro possesso, si celasse intrinsecamente una diabolica presenza pervertitrice.
L'affresco che lo scrittore americano dipinge, stimola senz'altro la riflessione. Una riflessione però che ci lascia perplessi e un po' indifferenti. Siamo innanzi a un romanzo storico? O a un romanzo sociale? Oppure a un sempliciotto quadro realizzato da occhi che vedono soltanto ciò che vogliono vedere? Mi viene da pensare che non tutti, in quegl'anni e non solo, fossero così banali.
Sarà un mio limite, forse, ma non posso amare protagonisti così ingenui nel loro machiavellismo e frivoli nella loro vita quotidiana. Ad esempio, l'incontro tra Daisy e Gatsby, il quale fa colpo su di lei mostrandole sfacciatamente le sue ricchezze guadagnate, è oltre misura surreale e approssimativo per me. Persino lo scontro verbale tra Daisy, il marito di lei, Tom, e Gatsby, quando si rinfacceranno la verità sull'amore e sui tradimenti, è irreale quanto scialbo, spento nel ritmo, senza pathos, senza alcun climax.
Se dovessi usare un paio di aggettivi per descrivere il capolavoro di Fitzgerald: cloroformico e surreale.

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