Presentazione


Presentazione

Questo spazio è dedicato agli appunti, alle briciole di recensione irrazionali, che colgo, da lettore appassionato e spesso rapsodico, nei miei viaggi verso la lentezza e la riflessione. Briciole di recensione irrazionali dunque.

Briciole perché sono brevi, a-sistemiche, frammentarie, come un certo spirito moderno pretende. Non sono delle vere recensioni. Queste hanno uno schema e una forma ben precisa, mentre i miei sono più che altro appunti colti sul momento, associazioni d’idee, giudizi dettati dalle impressioni di un istante, da una predisposizione d'animo subitaneo, da un fischio di treno... E perciò li definisco irrazionali. Perché sfuggono da un qualsiasi schema predefinito, perché sono intermittenti, perché nella scelta di un libro, per via di una congenita voracità, spesso non seguo linee e percorsi definiti dalle letture precedenti, ma mi lascio trasportare dagli ammiccamenti o dalle smorfie di sfida che un libro sulla mensola della libreria mi lancia.

È un modo insomma di coltivare, di giocare, di prendere vanamente in giro la memoria, per conservare, catalogare e archiviare frammenti di ricordi e suggestioni che un giorno, magari, potranno farmi sorridere e, perché no, commuovere.

7 lug 2010

Le montagne della follia - Howard Phillips Lovecraft (Romanzo - 1931)

"Perfino il sibilo del vento aveva un tono particolare di malignità consapevole e, per un istante, sembrò che quel suono composito comprendesse un bizzarro fischio o sibilo musicale esteso su un'ampia scala come se le raffiche di vento soffiassero all'interno e all'esterno dell'apertura delle caverne onnipresenti e risonanti. Vi era un'oscura nota di antico orrore in quel suono, estremamente complesso e non identificabile con alcun'altra oscura impressione"

Nel sottosuolo antartico (simbolo del nostro abisso più intimo), una spedizione scientifica (simbolo della ragione, del desiderio di sapere) scopre antichissimi reperti alieni che porteranno morte e follia (simboli delle nostre paure ancestrali). Una ricerca, quella dei protagonisti, delle paure dell'uomo, di quel momento estremo dentro di noi in cui la ragione può poco; può tutt'al più perdersi. Siamo di fronte a un romanzo complesso: mitologico, d'avventura, del terrore, di fantascienza (capisco se a tutti non possa piacere); questo capolavoro lovecraftiano è un romanzo filosofico - esistenziale. Ci insegna che la ragione, pur essendo strumento formidabile di conoscenza, non può, non riesce a sondare ogni cosa; che nel mondo, e soprattutto nel nostro intimo, ci sono zone d'ombra impenetrabili, alcune volte scrutabili ma mal definibili. La ragione, l'uomo quindi, è costretta, per sua stessa natura, a restare incatenata dentro la caverna delle nostre paure, del nostro desiderio di capire e stupirci. Un romanzo filosofico dicevamo. La ragione, quando si spinge oltre i suoi confini, corre il rischio, nelle migliori delle ipotesi, di divenire essa stessa follia.
La lettura scorre grazie allo stile attento e prezioso (forse un po’ tradito dalla traduzione, ma sarebbe da verificare…) del grande scrittore di Providence. Si ha l'impressione, alle volte, di vivere in un sogno, in un incubo, in una dimensione onirica che però è ben definita, chiara, senza aloni indistinti e per questo dapprima disturbante, poi angosciante e infine terrificante. Scritto in prima persona, è evidente la tecnica narrativa nel presentare il racconto da uno scienziato, un geologo, il quale possiede tutti gli strumenti razionali per essere logico e chiaro. Il mistero, la follia, l'assurdo così vengono tracciati nel modo più inequivocabile e schietto possibile, ed è inevitabile che quella subdola sensazione di terrore si amplifichi ancora e ancora sotto la pelle. Le descrizioni delle montagne, delle freddissime tempeste antartiche, della regione occupata dalle ciclopiche costruzioni aliene sono magistrali. Sebbene alle volte si ecceda nel racconto dei particolari scientifici della spedizione, l'abilità di Lovecraft, invitante e unica, ci consente con facilità di afferrare e di vivere il suo scopo: creare tensione, gestire la crescente e viscida inquietudine.

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