Presentazione


Presentazione

Questo spazio è dedicato agli appunti, alle briciole di recensione irrazionali, che colgo, da lettore appassionato e spesso rapsodico, nei miei viaggi verso la lentezza e la riflessione. Briciole di recensione irrazionali dunque.

Briciole perché sono brevi, a-sistemiche, frammentarie, come un certo spirito moderno pretende. Non sono delle vere recensioni. Queste hanno uno schema e una forma ben precisa, mentre i miei sono più che altro appunti colti sul momento, associazioni d’idee, giudizi dettati dalle impressioni di un istante, da una predisposizione d'animo subitaneo, da un fischio di treno... E perciò li definisco irrazionali. Perché sfuggono da un qualsiasi schema predefinito, perché sono intermittenti, perché nella scelta di un libro, per via di una congenita voracità, spesso non seguo linee e percorsi definiti dalle letture precedenti, ma mi lascio trasportare dagli ammiccamenti o dalle smorfie di sfida che un libro sulla mensola della libreria mi lancia.

È un modo insomma di coltivare, di giocare, di prendere vanamente in giro la memoria, per conservare, catalogare e archiviare frammenti di ricordi e suggestioni che un giorno, magari, potranno farmi sorridere e, perché no, commuovere.

4 lug 2010

L'amaro miele - Gesualdo Bufalino (Poesie - 1982)

"Fu nel fumo, nel rossore d'un orto,/ e i cotogni odoravano tutt'intorno/ così forte (non bisogna ricordarsene)./ In tanti, ognuno sdraiato e smorto,/ un'aspide prava, un'aspide storta/ ci morsicò l'occipite,/ le mani adulte e furenti./ Poi ne parlammo sottovoce a due a due,/ tutto quel giorno e l'altro" (Nascita del peccato)

Non mi piacciono le poesie e, ma solo un po', nemmeno i poeti. Mi stancano, le trovo presuntuose, come certe pretese universalistiche dei poeti. Eppure, ogni tanto, verso alcuni poeti non posso non inchinarmi di fronte ai loro assoluti versi. E lo scrittore comisano è uno dei pochi cui volentieri mi tolgo il cappello. Le parole, si sa, con i loro segreti da sondare come gli archeologi di fronte alle incisioni di una tomba preistorica, sono un'arma capace di qualunque assassinio. Così è per Gesualdo Bufalino.
I temi sviscerati sono sempre gli stessi dell'opera bufaliniana: la memoria e quindi la nostalgia verso anni già lontani ma pur sempre presenti negli affilati ricordi; la luce della Sicilia con la sua ferocia e i suoi fotoni luttuosi; il conflitto perenne e personale con Dio; la vacuità dell'esistenza e quindi la morte con la sua bellezza e tragicità; gli amori lontani e defunti; gli amici scomparsi come ombre nella notte; la guerra sterminatrice e insieme sogno di gioventù e momento di conoscenza; la vecchiaia; la sensualità della carne.
Vista e olfatto i sensi più delineati quali veicoli per ricreare immagini e sensazioni. E attraverso queste immagini si avverte la natura intima, emanata dalla memoria, dei versi bufaliniani. Questi, malgrado le esperienze private, s’imbacuccano di un che meno personalistico e più totalizzante, più universale appunto. Non ci sono presunzioni però nei versi del professore, se non dirette a se stesso (anche se la pubblicazione è espressione, contraddittoria ma giustificabile, di volontà e di pretesa universalizzante).
La sezione "Senilia" recupera, tra le altre, alcune poesie già contenute ne "Il Guerrin Meschino". In queste si nota una particolarità: si ha l'impressione di leggere una poesia solo dal paratesto. I versi, infatti, scorrono e si leggono allo stesso modo in cui si leggono le pagine narrative dello scrittore comisano. Mi piacciono...
In generale alcune poesie sono decadenti e quasi funeree, altre sono pessimiste e scettiche; mi vengono in mente Baudelaire e Leopardi...
Prevalgono i versi sciolti, ma non mancano giochi metrici da professore come settenari e novenari per lo più a rima alternata.

P.s.
"L'amaro miele" resta pur sempre un libro di poesie...

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