I concetti rivelati dall’autore un paio di anni prima del “Perché non sono cristiano” (quasi tutti condivisibili), nella nostra società vincolata da pregiudizi e pietosi disprezzi, sono tuttora inattuali. Russell si serve degli studi antropologici per avere conferma delle sue tesi e mi sorprende come il filosofo fosse, e sia, fuori dai tempi imposti da fugaci filosofie prevalenti. I saggi, di riflesso, sono anche il pretesto per criticare una bigotta e imperante etica sessuale che, per forza di cose, non è libera, non è ancorata alla verità.
Certune idee, come quelle razziste e sull'eugenetica, furono superate da Russell anni dopo. Nondimeno scandalizza e disorienta ancora leggerle...
E' probabile che alcuni miei pensieri in merito siano più radicali e quindi su certi paletti fissati da Russell posso anche dissentire, eppure il suo rimane un solidissimo presupposto dal quale non posso non costruire una struttura di pensiero positiva e propositiva.
Oggi, in un periodo storico dominato da classi dirigenti a loro volta dominate dall'ipocrisia e dal puritanesimo morale, questo libro dovrebbero leggerlo tutti, persino i bigotti.
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