Presentazione


Presentazione

Questo spazio è dedicato agli appunti, alle briciole di recensione irrazionali, che colgo, da lettore appassionato e spesso rapsodico, nei miei viaggi verso la lentezza e la riflessione. Briciole di recensione irrazionali dunque.

Briciole perché sono brevi, a-sistemiche, frammentarie, come un certo spirito moderno pretende. Non sono delle vere recensioni. Queste hanno uno schema e una forma ben precisa, mentre i miei sono più che altro appunti colti sul momento, associazioni d’idee, giudizi dettati dalle impressioni di un istante, da una predisposizione d'animo subitaneo, da un fischio di treno... E perciò li definisco irrazionali. Perché sfuggono da un qualsiasi schema predefinito, perché sono intermittenti, perché nella scelta di un libro, per via di una congenita voracità, spesso non seguo linee e percorsi definiti dalle letture precedenti, ma mi lascio trasportare dagli ammiccamenti o dalle smorfie di sfida che un libro sulla mensola della libreria mi lancia.

È un modo insomma di coltivare, di giocare, di prendere vanamente in giro la memoria, per conservare, catalogare e archiviare frammenti di ricordi e suggestioni che un giorno, magari, potranno farmi sorridere e, perché no, commuovere.

17 giu 2010

Feste popolari siciliane - Giuseppe Pitrè (Saggio - 1881)

"Un braccio sulla schiena ed uno in alto (imitazione della figura del santo allorché fu frecciato) urlando viva san Bastiano! ad ogni gomito di strada, fermavansi appena, dopo due, tre chilometri di corsa, per bere in fretta un sorso di vino che i pietosi amministratori facevan distribuire sulle entrate della festa; e poi correvano, correvano, ansanti, trafelati, inebriati men dalla stanchezza e dal vino che dal loro fanatismo. Dieci o dodici chilometri di corsa per arrivare a Melilli!"

Con uno stile antico e affascinante, lo studioso palermitano ci conduce verso i colori, gli odori e i gusti delle più importanti feste siciliane dell'anno. Si ripercorre l'intero calendario, le quattro stagioni, e con esse si possono rivisitare e avvertire i cambiamenti che il diverso clima impone alla natura, spesso semplice e povera come quella siciliana. E' un libro di poesia e immaginazione, di immagini vecchie e lontane simili ai quadri di un Poussin o di un Lorrain, oramai sopravissuti solo nel nostro animo di fanciulli incantati dalla notte e dai ricordi. Molte feste e usanze descritte dal "demopsicologo" sono scomparse, altre resistono agonizzanti, ed è inevitabile che prima o poi scompariranno anch'esse. Da qui un forte, ma non troppo, senso di nostalgia e di rammarico verso la lentezza e la semplicità che certe tradizioni, certe superstizioni, suscitavano nelle menti di uomini e donne invasati di miti e credenze religiose.
Si percepisce tra le pagine quanto forte fosse (e sia) il legame tra il comune e la chiesa, tra il laico e il religioso, e quanto politeismo importato, vestito da pesanti cappotti di monoteismo, dimori nelle tradizioni religiose.
Curiosi e divertenti i detti e i proverbi (rigorosamente in siciliano) sui santi e sulle date collegate ai loro festeggiamenti. Divertono pure gli usi gastronomici delle varie ricorrenze. Ciascuna di esse ha il suo cibo, di solito un gustosissimo dolce dal nome astruso e quasi impronunciabile, preparato dai frutti che le stagioni possono offrire.

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