"Tom si disse che il mondo non era poi così brutto. Senza saperlo, aveva scoperto una delle grandi leggi che governano le azioni degli uomini, e cioè che per indurre un uomo o un ragazzo a desiderare ardentemente una cosa basta rendere quella cosa difficile da ottenere"
La lettura delle avventure di questo ragazzetto ha un sapore preciso, distinto: il sapore della nostalgia, del ricordo per un'età che, frettolosa, si perde e da adulti vanamente si ricerca con un pizzico di malinconia e commozione. Sembra un libro per soli ragazzi, un libro di spericolate vicende in cui i protagonisti sono dei ragazzini che si divertono e si "inventano" eroi durante un'estate americana. In realtà non è rivolto solo a loro. E' il racconto di memorie mischiate e alterate dalla fantasia di uno scrittore, Mark Twain, che sognava l'infanzia, la sua probabilmente, che diverte, certo, ma che alla fine lascia un senso d'amaro in bocca, l'amaro appunto della malinconia. Un libro quindi anche per chi nostalgicamente intende rivivere una perduta infanzia di luci abbaglianti e di estati spensierate, per chi nell'infanzia ravvisa un ciclo di libertà e di opportunità.
Seppur infantili e ingenue, le riflessioni del piccolo e furbo Tom appaiono profonde. Ne viene fuori uno straordinario ritratto che lo scrittore americano fa dell'infanzia. Spensierata, con il broncio solo per pochi istanti dopo una sonora sgridata, felice, curiosa, avventuriera, furba, romantica; mitica. E' una stagione eroica e gloriosa dunque, che spiega il tempo con il gioco, la natura con la magia, la vita con la libertà, in una sintesi coerente e brillante che solo la maturità, pietosamente, proverà a smantellare.
Il libro si legge facilmente, le battute dei dialoghi poi rallegrano, e l'ironia spesso sfocia in comicità. Diverte pure l'autoironia di Twain quando, imbastito un dialogo con il lettore, si prende in giro o lo prende in giro.
Forse le avventure non sono originalissime (sono prese in prestito da storie di pirati), non sono tantissime, ma la furbizia di Tom, la sua capacità di adattamento, il suo spirito libero e dominante sono di gran lunga più interessanti e istruttivi dell’ingenua stoltezza, spesso imbarazzante, di un Pinocchio.
Mark Twain con la sua leggerezza e la sua originialità nel raccontare la vita nel sud americano è sempre una lettura accattivante. Ho recentemente riletto con piacere Hucklyberry Finn di cui conservavo un piacevole ricordo d'infanzia e medito di rileggere Un Americano alla corte di re Artù, romanzo dalla feroce ironia
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