- Aprimi almeno tu! - gridò Pinocchio piangendo e raccomandandosi.
- Sono morta anch'io.
- Morta? e allora che cosa fai costì alla finestra?
- Aspetto la bara che venga a portarmi via.
Appena detto così, la bambina disparve, e la finestra si richiuse senza far rumore"
Capolavoro della letteratura per l'infanzia, la favola di Pinocchio è un tipico Bildungsroman, un romanzo appunto di formazione. E' una storia d'evoluzione, infatti, dove il protagonista si muove per maturare, vivendo diverse contrapposte peripezie. Tra un'avventura e una disavventura, il burattino di legno, che aspira a essere ragazzino, cresce e si forma; si adegua alla soporifera e lagnosa normalità... Pinocchio è simbolo di libertà, di spensieratezza, d'istintività, ma anche di bonaria irragionevolezza. Purtroppo non ha il tempo di perfezionare il carattere del genio ottemperandolo con la ragionevolezza. Si preoccupano di trasformarlo, di assoggettarlo al senso comune, alla "quotidianità media" per citare qualcuno, ambigue figure: un grillo parlante e la sua ombra, una sorellina-mamma dai capelli turchini, un padre putativo che conosce della vita solo la miseria, e altri ancora, tutti coalizzati a sciacquargli il cervello con la morale della convenzione, della sottomissione alle regole...
E' vero, sono continue le redenzioni così come le cadute in tutta la favola; non è che alla fine il Pinocchio burattino diventato ragazzino ricadrà nuovamente per risorgere definitivamente nobile di spirito? Non lo sapremo mai...
Alla luce di quanto detto, si comprende perché l'idealista, non credente ma intimamente cristiano, Benedetto Croce apprezzò Pinocchio e le sue avventure. Una storia reazionaria, dunque.
Nessun commento:
Posta un commento