Presentazione


Presentazione

Questo spazio è dedicato agli appunti, alle briciole di recensione irrazionali, che colgo, da lettore appassionato e spesso rapsodico, nei miei viaggi verso la lentezza e la riflessione. Briciole di recensione irrazionali dunque.

Briciole perché sono brevi, a-sistemiche, frammentarie, come un certo spirito moderno pretende. Non sono delle vere recensioni. Queste hanno uno schema e una forma ben precisa, mentre i miei sono più che altro appunti colti sul momento, associazioni d’idee, giudizi dettati dalle impressioni di un istante, da una predisposizione d'animo subitaneo, da un fischio di treno... E perciò li definisco irrazionali. Perché sfuggono da un qualsiasi schema predefinito, perché sono intermittenti, perché nella scelta di un libro, per via di una congenita voracità, spesso non seguo linee e percorsi definiti dalle letture precedenti, ma mi lascio trasportare dagli ammiccamenti o dalle smorfie di sfida che un libro sulla mensola della libreria mi lancia.

È un modo insomma di coltivare, di giocare, di prendere vanamente in giro la memoria, per conservare, catalogare e archiviare frammenti di ricordi e suggestioni che un giorno, magari, potranno farmi sorridere e, perché no, commuovere.

21 mar 2010

Vita di Alberto Pisani - Carlo Dossi (Romanzo - 1870)

"Egli nasceva, giallo come un limone, tinto dalla paura della sua mammina, e, appena salpato, pianse: forse, perché sentiva di cominciare a morire, forse perché, miglia e miglia da lui, sull'orlo di un ruscelletto, giaceva intanto supino un uomo, toccato in fronte dal piombo, con le spalline strappate e le saccoccie rovescie"

La trama di questo romanzo, quasi assente in verità, si riflette sulle inettitudini del protagonista - per certi versi lo stesso autore - e la storia si riduce alla narrazione di singoli eventi. Come Alberto Pisani (il vero nome di Dossi, Carlo Alberto Pisani) la storia, infatti, è incostante, balbettante, stentante. Una vita, brevissima, che si muove verso la ricerca, sin dalla preadolescenza, d'una ragazza da amare, da desiderare; d'una musa a cui dedicare i propri versi d'amore, le proprie opere letterarie di giovane scrittore; d'una donna in grado di capire le impertinenze della sua ragione infettata dagl'innumerevoli libri letti.
Il romanzo non è facile da leggere; è esuberante, esplosivo, forsennato, quasi delirante. Lo stile, che ricorda un Gadda ante litteram, pesantemente barocco, ricco di neologismi, di francesismi, di regionalismi, di voci arcaiche persino per l'Ottocento, dalle caratteristiche volutamente antimanzoniane, carico dell'esuberanza di un giovane scrittore, rallenta e stanca a dismisura la lettura. I racconti scritti dal protagonista, di cui è costellato il romanzo, spezzano modernamente l'andatura della storia, tuttavia questo singhiozzo risulta a tratti ritmico a tratti disorientante. La bellezza del romanzo è da ricercare più su alcune originali intuizioni nella struttura ironica, nei dialoghi improvvisati solamente con certuni lettori, più che nella storia o nello stile eccessivo e straripante.
E' un gioco mirabolante insomma in cui i protagonisti sono, insieme alle parole, i capitoli e la struttura ironica che fanno da contrappunto alla drammaticità foscoliana degli eventi narrati.

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