Presentazione


Presentazione

Questo spazio è dedicato agli appunti, alle briciole di recensione irrazionali, che colgo, da lettore appassionato e spesso rapsodico, nei miei viaggi verso la lentezza e la riflessione. Briciole di recensione irrazionali dunque.

Briciole perché sono brevi, a-sistemiche, frammentarie, come un certo spirito moderno pretende. Non sono delle vere recensioni. Queste hanno uno schema e una forma ben precisa, mentre i miei sono più che altro appunti colti sul momento, associazioni d’idee, giudizi dettati dalle impressioni di un istante, da una predisposizione d'animo subitaneo, da un fischio di treno... E perciò li definisco irrazionali. Perché sfuggono da un qualsiasi schema predefinito, perché sono intermittenti, perché nella scelta di un libro, per via di una congenita voracità, spesso non seguo linee e percorsi definiti dalle letture precedenti, ma mi lascio trasportare dagli ammiccamenti o dalle smorfie di sfida che un libro sulla mensola della libreria mi lancia.

È un modo insomma di coltivare, di giocare, di prendere vanamente in giro la memoria, per conservare, catalogare e archiviare frammenti di ricordi e suggestioni che un giorno, magari, potranno farmi sorridere e, perché no, commuovere.

2 mar 2010

1984 - George Orwell (Romanzo - 1948)

"Ciò che ora stava per fare era iniziare un diario, un atto non illegale di per sé (nulla era illegale, dal momento che non esistevano più leggi), ma si poteva ragionevolmente presumere che, se lo avessero scoperto, l'avrebbero punito con la morte o, nelle migliori delle ipotesi, con venticinque anni di lavori forzati"

In un mondo in cui tutto è portato all'estremo, all'ordine asfissiante e tirannico, in cui non esiste spazio per l'irragionevolezza dell'individuo, per la casualità della vita, per l'imprevedibilità, il singolo che lotta contro questo sistema è destinato a soccombere. E' ciò che accade a Winston Smith, il protagonista, il quale in modo quasi fulmineo, mentre scrive un diario, coglie l'essenza dispotica e illiberale della società in cui vive. La parola scritta (elemento sintomatico e curioso visto che qualche anno dopo Bradbury concentrerà il suo "Fahrenheit 451" sui libri, sulle parole scritte appunto) è il presupposto scatenante di riflessione. E senza nemmeno accorgersene, il protagonista, si ritrova rivoluzionario, antisistemico. Smith, alla fine, risulta sconfitto; l'uomo risulta sconfitto. Non si può nulla contro il potere dell'indifferenza, contro l'assenza della storia, della memoria quindi (è il Grande Fratello che controlla, riscrivendola, la storia per adattarla alle esigenze del presente); non c'è spazio nemmeno per la speranza. Tutti sono osservati, anche dentro, nei pensieri, e il Grande Fratello, questo mostro coi baffi, questo Dio che tutto vede e tutto sa, che con il suo sguardo giudicante terrorizza gli uomini sa e provvede con la giusta punizione.
E' la descrizione parodiata del comunismo sovietico, ma è anche la condizione descritta dal catechismo cristiano nella quale c'è un Dio supremo e ci sono uomini spiati dall'alto.
Un romanzo che lascia un amaro in bocca, che mostra come potrebbe essere una società scevra da spinte individualistiche, che si abbandona alla sconfitta. Un po' statico, una storia d'amore poco coinvolgente, a tratti pedante nelle spiegazioni, gli ultimi capitoli però possiedono un ritmo superiore nonostante la difficoltà di delineare filosoficamente la concezione onnipotente e onnisciente del Grande Fratello.

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