"In quei tempi la Chiesa ha il sangue caldo e il braciere pronto. L'ateismo? Nessuno lo rivendica apertamente. La parola esiste, ma non significa niente di veramente chiaro. Non è ancora il momento. L'uso fluido comprende sotto questo vocabolo l'individuo che non crede in modo ortodosso, detto altrimenti, chiunque crede liberamente. Uno dei personaggi dell'"Altro mondo" nota già quest'uso sbagliato della parola "ateo". Perciò i fideisti - Charron, La Mothe Le Vayer, Saint-Evremond, Gassendi -, i deisti - ben presto Voltaire, La Mattrie, Helvétius - e i panteisti - Cyrano, Toland, Spinoza -, che credono altrimenti, diversamente, passono spesso per atei"
Come già in altri suoi libri, Onfray cerca di rivalutare e collocare nella giusta rilevanza storica e culturale autori che la moderna storiografia, truccata da cristiana, ha volutamente e miseramente obliato. Ne viene fuori un libro brillante, colmo di aneddoti curiosi, riflessivi e spesso esilaranti. Un libro godibilissimo anche per chi non è avvezzo alla storia della filosofia. Per chi invece avvezzo lo è, di certo divertono le criptocitazioni che ironicamente, e alle volte polemicamente, usa per descrivere i grandi e famosi filosofi mai dimenticati dalla storiografia classica.
L'autore si scaglia con coraggio contro "Il secolo di Luigi XIV" di Voltaire, reo di avere dimenticato l'altra metà del '600 che non era ossequiosa verso il cristianesimo e il potere. Rivivono così filosofi che nei manuali di storia della filosofia sono assenti, alle volte solo accennati, spesso liquidati con superficialità. Pensatori che non sono atei - di sovente uomini di chiesa (sic) - ma che hanno sviluppato un forte senso critico verso i dettami della religione e il senso comune. Alla fine questi libertini sono considerati dal filosofo francese per quello che realmente sono: non dissoluti, viziosi, osceni, ma liberi pensatori, liberi di pensare senza condizionamenti, contro le dogmatiche imposizioni che gli schiavi accettano senza nemmeno intuirne il significato. E dietro tutti questi libertini barocchi stanno insieme veementemente due mostri sacri della fiolosofia: Epicuro e Montaigne.
Uno stile non pesante, ironico invece, che si fa beffa della storiografia classica, dei filosofi idealisti che più sono insopportabili al coraggioso filosofo francese: un autore che puzza di zolfo, anzi che profuma di zolfo...
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