Presentazione


Presentazione

Questo spazio è dedicato agli appunti, alle briciole di recensione irrazionali, che colgo, da lettore appassionato e spesso rapsodico, nei miei viaggi verso la lentezza e la riflessione. Briciole di recensione irrazionali dunque.

Briciole perché sono brevi, a-sistemiche, frammentarie, come un certo spirito moderno pretende. Non sono delle vere recensioni. Queste hanno uno schema e una forma ben precisa, mentre i miei sono più che altro appunti colti sul momento, associazioni d’idee, giudizi dettati dalle impressioni di un istante, da una predisposizione d'animo subitaneo, da un fischio di treno... E perciò li definisco irrazionali. Perché sfuggono da un qualsiasi schema predefinito, perché sono intermittenti, perché nella scelta di un libro, per via di una congenita voracità, spesso non seguo linee e percorsi definiti dalle letture precedenti, ma mi lascio trasportare dagli ammiccamenti o dalle smorfie di sfida che un libro sulla mensola della libreria mi lancia.

È un modo insomma di coltivare, di giocare, di prendere vanamente in giro la memoria, per conservare, catalogare e archiviare frammenti di ricordi e suggestioni che un giorno, magari, potranno farmi sorridere e, perché no, commuovere.

26 ago 2011

Tre croci - Federigo Tozzi (Romanzo - 1920)


"Egli entrò in camera, e ci si chiuse. Sentì che per lui vivere era doventata una cosa del tutto involontaria. Non gli importava più di niente, e le voci di quelli che parlavano nella stanza accanto gli sembrava che si fermassero a una specie d'ostacolo; che non le lasciava passare oltre. Egli, a un certo momento, si voltò perfino per vedere se quell'ostacolo era visibile!"

Ambientato in una Siena che si staglia sullo sfondo con le sue case decadute, metafora se vogliamo di una crisi esistenziale, e non solo, sentita fortissima nei primi decenni del secolo scorso, il romanzo di Tozzi fonde il tema sociale con l’analisi psicologica.
Giulio, Niccolò, Enrico, i fratelli Gambi protagonisti della storia, sono librai che, per far fronte alla loro crisi economica, decidono di falsificare una firma su una cambiale. Sin dalle primissime pagine ci troviamo immersi in un romanzo sociale, realista (e il pensiero a Verga si palesa immediatamente), eppure, adagio, la storia inizia a superare il verismo verghiano e assume connotazioni più sfumate verso l’esame psicologico. Le difficoltà economiche, infatti, mostrano il lato peggiore dei protagonisti, i quali anche tra loro avvertono un senso di repulsione. Si avverte in tutto questo la costante pressione che quella firma falsa esercita sui tre fratelli. Così gli scontri, i dissapori anche animati, ne mettono in risalto i diversi caratteri. Tozzi sembra interessarsi molto a questo aspetto tanto da dedicare agli alterchi molto spazio. Tra tutti spicca la figura di Giulio, il personaggio che sembra psicologicamente meglio trattato. Più profondo, più audace, meno sprovveduto, sembra lui il fratello che è destinato a salvare la famiglia e la libreria. Ma alla seconda firma falsa la truffa è smascherata e il disastro esplode. Rapidamente la collera si tramuta in disperazione, manifestandosi nella tragedia finale. Giulio, in pagine straordinarie, si uccide impiccandosi, e una volta morto, scagionati nel processo, Niccolò con la moglie Modesta si separeranno da Enrico, che fino a quel momento aveva vissuto con loro. Resteranno senza nulla, fino a quando Niccolò morirà di apoplessia reumatica, mentre Enrico si spegnerà in miseria e solitudine in un Ospizio di Mendicità.

Racconto di decadenza, il romanzo è lento, piatto, fino a quando negli ultimi capitoli è scoperta la truffa. Allora la storia diviene appassionante e pure lo stile ne risente positivamente. Lo stile, in generale, per la ricerca naturalistica che vi sta dietro, non spicca per grazia, ma alcune pagine, come quelle della morte dei fratelli, brillano per intensità e colore.

2 commenti:

  1. "il romazo è lento, piatto"...sinceramente non mi sembra che Tre Croci possa mai presentarsi così, ma è opinione del tutto personale la mia. sarà che l'ho trovato così carico di tensione, di pathos, di sincera partecipazione da parte dell'autore per il dramma dei suoi personaggi, soprattutto del suo amico Giulio, che tanto aveva contribuito alla sua formazione letteraria ed umana durante gli anni della sua turbolenta adolescenza

    RispondiElimina
  2. La mia è solo un'opinione che non ha nessuna pretesa di validità assoluta. La prima parte del romanzo a me è sembrata alquanto ritmicamente lenta e senza esplosioni emozionali da segnalare.Ma ripeto: a me è sembrata in questa maniera.
    Grazie per avere dedicato tempo alla lettura del mio post!
    :)

    RispondiElimina

Archivio blog