Presentazione


Presentazione

Questo spazio è dedicato agli appunti, alle briciole di recensione irrazionali, che colgo, da lettore appassionato e spesso rapsodico, nei miei viaggi verso la lentezza e la riflessione. Briciole di recensione irrazionali dunque.

Briciole perché sono brevi, a-sistemiche, frammentarie, come un certo spirito moderno pretende. Non sono delle vere recensioni. Queste hanno uno schema e una forma ben precisa, mentre i miei sono più che altro appunti colti sul momento, associazioni d’idee, giudizi dettati dalle impressioni di un istante, da una predisposizione d'animo subitaneo, da un fischio di treno... E perciò li definisco irrazionali. Perché sfuggono da un qualsiasi schema predefinito, perché sono intermittenti, perché nella scelta di un libro, per via di una congenita voracità, spesso non seguo linee e percorsi definiti dalle letture precedenti, ma mi lascio trasportare dagli ammiccamenti o dalle smorfie di sfida che un libro sulla mensola della libreria mi lancia.

È un modo insomma di coltivare, di giocare, di prendere vanamente in giro la memoria, per conservare, catalogare e archiviare frammenti di ricordi e suggestioni che un giorno, magari, potranno farmi sorridere e, perché no, commuovere.

24 ago 2011

La formazione di uno scrittore. Il caso Bufalino (1981 - 1988) - Vittoria Bosco (Saggio - 2008)


"Un mondo senza aggettivi, quello verso cui anelano gli scrittori asciutti e realistici, è un luogo dove le cose sole esistono e non le loro qualità; l'aggettivo, viceversa, toglie l'ossificazione agli oggetti e li rende vivi; se poi lo si applica ad un sentimento, a un uomo o ad un'azione esso può aprire infiniti campi metaforici contigui, arricchendo in modo inesauribile l'universo della scrittura".

Pubblicato nel 2008, ma presumibilmente scritto alla fine degli anni ’80 del secolo scorso, lo scritto della prof.ssa Bosco non brilla in quanto a originalità. Dedica il suo studio alla figura dell’immenso Bufalino, scrivendone una biografia che si interrompe ai primi anni ’80, descrivendone la poetica – ma solo le riflessioni sul perché scrivere, sulla memoria, sulla vita e quindi sulla malattia e sulla morte - e analizzandone genericamente l’opera narrativa fino a ‘Le menzogne della notte’. Ricorre spessissimo alle parole del comisano (e questo è un bene), rischiando però di essere scontata. L’excursus è frettoloso (nulla di nuovo sulle righe), ma pertinente per le intenzioni divulgative (anche se credo che le vere intenzioni siano più accademiche). 
Si distingue però un’intervista inedita della stessa studiosa a Bufalino. Sebbene siano ripresi argomenti più volte trattati, è pur sempre un colloquio prezioso. 

Insopportabili gli innumerevoli refusi.

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