Presentazione


Presentazione

Questo spazio è dedicato agli appunti, alle briciole di recensione irrazionali, che colgo, da lettore appassionato e spesso rapsodico, nei miei viaggi verso la lentezza e la riflessione. Briciole di recensione irrazionali dunque.

Briciole perché sono brevi, a-sistemiche, frammentarie, come un certo spirito moderno pretende. Non sono delle vere recensioni. Queste hanno uno schema e una forma ben precisa, mentre i miei sono più che altro appunti colti sul momento, associazioni d’idee, giudizi dettati dalle impressioni di un istante, da una predisposizione d'animo subitaneo, da un fischio di treno... E perciò li definisco irrazionali. Perché sfuggono da un qualsiasi schema predefinito, perché sono intermittenti, perché nella scelta di un libro, per via di una congenita voracità, spesso non seguo linee e percorsi definiti dalle letture precedenti, ma mi lascio trasportare dagli ammiccamenti o dalle smorfie di sfida che un libro sulla mensola della libreria mi lancia.

È un modo insomma di coltivare, di giocare, di prendere vanamente in giro la memoria, per conservare, catalogare e archiviare frammenti di ricordi e suggestioni che un giorno, magari, potranno farmi sorridere e, perché no, commuovere.

29 ago 2011

Il caro estinto - Evelyn Waugh (Romanzo - 1948)


"Il corpo sembrava molto più piccolo del vero, ora che, per così dire, era liberato dal tenace involucro della mobilità e dell'intelligenza. Ed il volto con gli occhi obliqui e spenti - il volto era proprio orribile; senza età come una tartaruga e così inumano; una caricatura oscena e sghignazzante nella sua stolida truccatura, di fronte alla quale la maschera diabolica che Dennis aveva visto appesa al cappio diventava un giocoso ornamento; qualcosa che uno zio avrebbe potuto mettersi sul viso per la festa di Natale". 

Può una storia semplice, non propriamente geniale, carica di pregiudizi e stereotipi mettere il lettore in condizione di pensare a uno dei tempi più grandi dell’esistenza, come la morte, e al ruolo che può giocare il grado di civiltà di una nazione sui costumi di un popolo? Waugh evidentemente ci riesce. 
Dennis Barlow, un poeta inglese non del tutto affermato, lavora felicemente in un cimitero per animali a Los Angeles. Trovato suicida un amico, il poeta, che fino allora aveva conosciuto la morte indirettamente, scopre i 'Boschi Mormoranti': un'organizzazione funeraria che si occupa dell’estetica dei cadaveri per renderli decorosi agli occhi dei familiari. Nel descrivere l'istituto, Waugh con fine sarcasmo vuole mettere in rilievo quanto ridicola sia l'attenzione dell'uomo civilizzato, specialmente statunitense, per le cerimonie funebri. I dettagli insignificanti riportati e sezionati dal romanziere hanno non solo il fine di fare sorridere, ma anche quello di rendere esorcizzabile la paura della morte. Dennis è affascinato dalle maniacali concentrazioni dell'organizzazione, ma più di tutto a incantarlo è Aimée Thanatogenos (un nome, una garanzia), una truccatrice dei 'Boschi Mormoranti'. Amante del proprio lavoro, Aimée Thanatogenos è infatuata dal signor Joyboy (altro nome spensierato), lo strambo imbalsamatore dal tocco sopraffino che per conquistare la dipendente le manda i visi dei defunti sorridenti. Tra un'imbalsamazione, un trucco e una poesia (copiate dal poeta da un'antologia), Aimée si decide per il giovane inglese. Ma scoperto che Dennis aveva mentito sulle poesie e sul lavoro, si ammazzerà con un’iniezione di cianuro. I due uomini innamorati (non più di tanto in verità) si alleano quindi per evitare lo scandalo, e, poco prima del ritorno in Gran Bretagna di Dennis, decidono di cremare il corpo dell'amata nel forno crematorio del cimitero degli animali.

Insomma la morte fa paura e per esorcizzarla si trucca con il rossetto e il fondotinta. L’umorismo perciò è pirandellianamente inevitabile e persino i pregiudizi dello scrittore inglese, non del tutto ingiustificati, sui costumi americani divertono e fanno riflettere. Il romanzo è scritto molto bene e la lettura scorre senza stancare. Pure la critica derisoria che l'inglese fa alla cultura americana facilita il lettore. È la storia in sé invece che annoia: i personaggi non hanno spessore psicologico, i fatti accadono nella semplicità del caso e si sfoglia l’ultima pagina con la sensazione che si sarebbe potuto fare di più.

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