Presentazione


Presentazione

Questo spazio è dedicato agli appunti, alle briciole di recensione irrazionali, che colgo, da lettore appassionato e spesso rapsodico, nei miei viaggi verso la lentezza e la riflessione. Briciole di recensione irrazionali dunque.

Briciole perché sono brevi, a-sistemiche, frammentarie, come un certo spirito moderno pretende. Non sono delle vere recensioni. Queste hanno uno schema e una forma ben precisa, mentre i miei sono più che altro appunti colti sul momento, associazioni d’idee, giudizi dettati dalle impressioni di un istante, da una predisposizione d'animo subitaneo, da un fischio di treno... E perciò li definisco irrazionali. Perché sfuggono da un qualsiasi schema predefinito, perché sono intermittenti, perché nella scelta di un libro, per via di una congenita voracità, spesso non seguo linee e percorsi definiti dalle letture precedenti, ma mi lascio trasportare dagli ammiccamenti o dalle smorfie di sfida che un libro sulla mensola della libreria mi lancia.

È un modo insomma di coltivare, di giocare, di prendere vanamente in giro la memoria, per conservare, catalogare e archiviare frammenti di ricordi e suggestioni che un giorno, magari, potranno farmi sorridere e, perché no, commuovere.

22 gen 2021

Il processo di Shamgorod - Elie Wiesel (Teatro – 1979)

"Io, Berish, taverniere ebreo di Shamgorod, accuso il Signore dell'Universo di ostilità, di crudeltà e di indifferenza; cancellare la menzione inutile, secondo il caso e il luogo. Dico come la penso; perché così la penso: o lui non ama il suo popolo eletto o se ne infischia. Ciò che è certo è che la nostra sorte non sembra preoccuparlo. Allora, perché ci hai scelto? Perché noi, e non un altro popolo, per cambiare? Delle due l'una: o sa ciò che ci accade o non lo sa. In entrambi i casi, ehm, in entrambi i casi è colpevole".


Il 25 febbraio 1649, giorno di Purim (una festa delle maschere ebraica), a Shamgorod, uno sperduto villaggio dell'Europa orientale, tre ebrei attori girovaghi si ritrovano nella locanda di Berish, un taverniere, anche lui ebreo, unico sopravvissuto insieme alla figlia al pogrom di qualche tempo prima. I tre attori bevono per festeggiare il giorno di festa, ma non hanno i soldi per pagare. Così, per saldare il debito, decidono di inscenare uno spettacolo per l’implacabile Berish, il quale avrà il compito di proporre un tema. Tra mille contrasti e battibecchi, l'argomento scelto sarà un processo a Dio. Gli attori saranno i giudici, Berish il durissimo procuratore e Maria, la sua serva cristiana, il popolo. Tuttavia manca l'avvocato difensore e nessuno vuole avere questa parte, fino a quando uno straniero dal nome Sam, ex l'amante di Maria, si deciderà e difenderà in contumacia, in modo raffinato e sofistico, Dio e la sua bontà. Ma il processo presto sarà interrotto: un nuovo pogrom è organizzato per massacrare i soli ebrei rimasti nella locanda. E prima che tutto si compi, un attimo prima che la morte sopraggiunga, Sam, il difensore di Dio, indossa la maschera di Satana.

Testo metateatrale in tre atti (peccato che solo l'ultimo sia dedicato al processo vero e proprio) dal sapore tematico superbo: la memoria per non dimenticare gli orrori della storia, l'odio hobbesiano dell'uomo sugli altri uomini, l’insensatezza di alcune delle loro azioni, l’idea di un Dio crudele e artefice di dolore e lacrime che si nasconde, oppure di un Dio onnipotente ma che non agisce, onnisciente ma che continua a restare in silenzio. Di fronte a tutto ciò, a tutta questa assurdità, il libero arbitrio sembra essere l'arma che Sam usi per difendere il Creatore, lasciando quindi che la responsabilità cada soltanto negli uomini. Eppure una simile mossa non può bastare a giustificare l'indifferenza di Dio, e assolverlo sarebbe complicatissimo. L'unica cosa da fare, se ancora si crede in lui, è ripensare radicalmente la sua stessa natura di essere onnipotente e onnisciente.

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