Presentazione


Presentazione

Questo spazio è dedicato agli appunti, alle briciole di recensione irrazionali, che colgo, da lettore appassionato e spesso rapsodico, nei miei viaggi verso la lentezza e la riflessione. Briciole di recensione irrazionali dunque.

Briciole perché sono brevi, a-sistemiche, frammentarie, come un certo spirito moderno pretende. Non sono delle vere recensioni. Queste hanno uno schema e una forma ben precisa, mentre i miei sono più che altro appunti colti sul momento, associazioni d’idee, giudizi dettati dalle impressioni di un istante, da una predisposizione d'animo subitaneo, da un fischio di treno... E perciò li definisco irrazionali. Perché sfuggono da un qualsiasi schema predefinito, perché sono intermittenti, perché nella scelta di un libro, per via di una congenita voracità, spesso non seguo linee e percorsi definiti dalle letture precedenti, ma mi lascio trasportare dagli ammiccamenti o dalle smorfie di sfida che un libro sulla mensola della libreria mi lancia.

È un modo insomma di coltivare, di giocare, di prendere vanamente in giro la memoria, per conservare, catalogare e archiviare frammenti di ricordi e suggestioni che un giorno, magari, potranno farmi sorridere e, perché no, commuovere.

7 gen 2021

Proust a Grjazovec - Józef Czapski (Saggio - 1941)

"Noi scorgiamo nella sua opera una ricerca incessante, un ardente desiderio di rendere chiaro e leggibile, di far emergere alla coscienza tutto un universo di impressioni e di concatenazioni quanto mai difficili da cogliere. La forma del romanzo, la costruzione della frase, tutte le metafore e le associazioni rispondono a una necessità interna, che riflette l'essenza della sua visione. Non sono i fatti puri e semplici, ripeto, a ossessionare Proust, bensì le leggi segrete che li governano, la volontà di svelare i meccanismi segreti dell'essere, quelli più indefinibili".


L'autore, pittore e critico polacco, deportato nel gulag sovietico di Grjazovec, nel 1941 decide di tenere una conferenza su Proust ai suoi compagni di prigionia. Senza libri, senza fonti se non la propria memoria, Czapski comunque decide clandestinamente di avventurarsi nell'analisi dell'opera proustiana, per renderla il più vicino possibile ai suoi disperati compagni. Per farlo il polacco accosta più volte il romanzo francese a quelli della letteratura russa, specialmente ai capolavori di Tolstoj. Il tono è perciò antiaccademico, chiaro, lineare e in quel contesto di sofferenza Proust diventa rivoluzionario contro la bestializzazione dell'uomo, la disumanizzazione nei lavori forzati dei condannati. Quasi come un'intermittenza del cuore, l'analisi di Czapski è intuitiva, intelligente e profonda. Anatomizza il contesto letterario e artistico in cui visse il parigino, la sua biografia, la sua visione filosofica, il suo stile, i temi principali della Recherche, i suoi protagonisti.

È una commovente raccolta di ricordi, un aiuto per sopravvivere contro lo sconforto e la morte del gulag; è la prova che un libro, un autore, la letteratura, la bellezza possono salvare davvero il mondo.

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