Presentazione


Presentazione

Questo spazio è dedicato agli appunti, alle briciole di recensione irrazionali, che colgo, da lettore appassionato e spesso rapsodico, nei miei viaggi verso la lentezza e la riflessione. Briciole di recensione irrazionali dunque.

Briciole perché sono brevi, a-sistemiche, frammentarie, come un certo spirito moderno pretende. Non sono delle vere recensioni. Queste hanno uno schema e una forma ben precisa, mentre i miei sono più che altro appunti colti sul momento, associazioni d’idee, giudizi dettati dalle impressioni di un istante, da una predisposizione d'animo subitaneo, da un fischio di treno... E perciò li definisco irrazionali. Perché sfuggono da un qualsiasi schema predefinito, perché sono intermittenti, perché nella scelta di un libro, per via di una congenita voracità, spesso non seguo linee e percorsi definiti dalle letture precedenti, ma mi lascio trasportare dagli ammiccamenti o dalle smorfie di sfida che un libro sulla mensola della libreria mi lancia.

È un modo insomma di coltivare, di giocare, di prendere vanamente in giro la memoria, per conservare, catalogare e archiviare frammenti di ricordi e suggestioni che un giorno, magari, potranno farmi sorridere e, perché no, commuovere.

7 feb 2021

Proust e la filosofia contemporanea - Anne Simon (Saggio - 2004/09)

"Una delle cause più illusorie della cristallizzazione proustiana sta nel fatto che le donne sono desiderate oltre che amate, perché in loro, nella tessitura stessa della loro carne, si tratteggia ora un mondo sognato, ora una regione dove il narratore ha lasciato una parte di sé, oppure un paesaggio proibito. Così queste donne, con lo scorrere dei giorni, fra una rottura e un incontro, finiscono per incarnare temporalità diverse. Il corpo diventa un vasto e globale organo dei sensi, anche un organo del senso temporale".


In questi quattro saggi che affrontano gli affascinanti nodi che legano la creazione letteraria e quella filosofica nell'opera di Proust, la Recherche è letta nei diversi approcci filosofici in cui è stata recepita nel corso del Novecento. In particolare l'autrice raffronta il pensiero di Husserl alle scoperte del soggetto proustiano, si sofferma sulle divergenze interpretative di Ricoeur e quelle post fenomenologiche di Merleau-Ponty, ma guarda anche a Roland Barthes che vede in Proust un suo alter ego, a Sartre che invece ne scova un nemico di famiglia, a Deleuze e all'idea del romanzo come risorsa per la filosofia, oppure a Foucault convinto che la parola proustiana solchi strade e discorsi indefiniti.

Husserl e Proust sono più che lontani nella loro visione del mondo e dell'io. Il primo, infatti, descrive la coscienza come trascendentale, logica, fuori dal tempo. Per il secondo, invece, l'io è incarnato in un corpo di sensi e di temporalità. Eppure le domande che i due si pongono sono simili: il soggetto, il tempo, la coscienza, gli altri. Inoltre in Proust all'io si accede per mezzo di una specie di ascesi in cui il mondo e tutti i desideri sono messi in parentesi, come in qualche modo è in Husserl (e anche in Cartesio ovviamente).

Anche Ricoeur pensa che il racconto sia possibilità di stabilizzazione dell'identità del soggetto. Intravede nella metafore di Proust la conferma della sua idea secondo cui la metafisica è viva ed esprime davvero la realtà nella sua complessità, una realtà che poi dovrà essere concettualizzata dalla filosofia. In modo opposto, però, Proust sostiene che la polimorfica realtà può essere descritta anche e soprattutto in un'opera d'arte.

Merleau-Ponty sembra il più vicino alle posizioni dello scrittore parigino. Sembrerebbe che secondo loro, dal carattere carnale della produzione di senso del soggetto ne segue l'impossibilità di un pensiero puro. Nelle descrizioni proustiane il filosofo è convinto quanto il romanziere e quanto la filosofia siano in relazione con il mondo. In questa cornice diventa interessante l'analisi che Merleau-Ponty pone tra il paesaggio in generale e il corpo della donna che nello scrittore francese diventa a sua volta paesaggio.

Ciò che più emerge da questa lettura è quanto Proust, nell'osservare la relatività del rapporto con il tempo, con lo spazio, con gli altri, l'inconscio, la sensazione, il corpo, sia un anti idealista per cui la verità non coincide mai con la metafisica. È uno scrittore del soggetto, introspettivo, psicologico, anti spiritualista, post fenomenologico, carnale. Il soggetto per lui è incarnato nel mondo, è vittima di un tempo complesso, non lineare; è uno zimbello del divenire, dell'oblio, ma anche della memoria. Un soggetto quindi che si fa multiplo, labirintico, sfuggente, instabile, che lentamente si costruisce con l'azione, più nello specifico con l'azione della scrittura.

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