"Quando nasciamo, quando entriamo in questo mondo, è come se firmassimo un patto per tutta la vita, ma può accadere che un giorno dobbiamo domandarci chi l'ha firmato per me, io me lo sono chiesto e la risposta è quel foglio".
All'apertura dei seggi elettorali, un violento acquazzone blocca in casa, con il disappunto del presidente di seggio e dei rappresentanti politici, i votanti della città. Poi, senza una logica, senza una motivazione plausibile, a temporale finito, alle quattro del pomeriggio, i votanti, contemporaneamente, si riversano per le vie della città e vanno a votare. È la vittoria della democrazia, si direbbe. Ma a mezzanotte, a scrutinio concluso, il paradosso: solo il venticinque per cento degli elettori ha espresso il voto, il restante più del settanta per cento ha lasciato la scheda in bianco. Caos dunque; ma mai quando, una settimana dopo, riaperte le urne, le schede bianche aumentarono ancor di più. Incapace di capire il governo, decide allora lo stato d'assedio, ma i seguenti disordini e le difficoltà logistiche per assicurare i bisogni primari alla popolazione lo inducono, insieme alle forze dell'ordine, a spostarsi in un'altra città. La popolazione isolata (l'isolamento è tema caratterizzante dell’opera saramaghiana, come le frequenti allusioni a Platone…) trova un modo di organizzarsi e di resistere, anche dopo un attentato terroristico organizzato dal governo stesso. Nel frattempo quest'ultimo, durante un'accesa riunione e senza spiegare perché e come, intuisce che ci sia una stretta correlazione tra la rivolta delle schede bianche e l'epidemia di cecità bianca avvenuta quattro anni prima e descritta in quello straordinario romanzo che è "Cecità". A conferma di ciò, una lettera spedita ad alcuni ministri del governo dove ritroviamo la storia raccontata nell'altro romanzo e i vecchi personaggi che tanto abbiamo amato. In particolare si riconosce quell’unica donna, rimasta vedente nella storia di quattro anni prima, come la vera artefice della congiura delle schede bianche. L'attenzione perciò si sposta sui protagonisti dell'altro romanzo e su un commissario incaricato dal governo di scoprire, a tutti i costi, la relazione tra il bianco dell'epidemia e le schede bianche delle votazioni. Poi l'assurdità che diventa palese, l'alleanza degli innocenti e il commissario, la sfida di quest'ultimo con il primo ministro, l'assassinio del commissario e della donna, la vittoria della menzogna...
È il solito Saramago dei paradossi, degli eccessi, dei limiti dell'assurdo. La democrazia è svestita di quella patina buonista cui siamo abituati che la vede come la migliore delle forme politiche possibili. Ma, immediatamente dopo, ne è rivestita per antitesi. Sotto scacco, infatti, la democrazia degenera nella dittatura, con la sua violenza e la sua oppressione, ostentando tutta l’arroganza del potere, della menzogna del potere per restare al potere. È il caos che cerca una forma e si maschera di parvenza, di illusione, di finto ordine. Eccoci quindi a confrontarci con i confini della libertà, con un ossimoro: la libertà genera sottomissione e da questa si combatte per ottenere di nuovo una nuova presunta libertà.
Seppur a tratti verboso, a tratti lento, con periodi lunghi e infinite subordinazioni ma equilibrate, resta uno straordinario libro, che ha il merito spaventoso di sospingerci alla riflessione.
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